Veneto, fuoristrada dei cacciatori sui sentieri di montagna. Cai nazionale e verdi contro il progetto di legge

  • Postato il 2 maggio 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Libertà per i cacciatori del Veneto di scorrazzare per i sentieri di montagna con i fuoristrada? È quello che temono le associazioni ambientaliste, guidate dal Club alpino italiano (Cai), che hanno preso posizione contro un progetto di legge che il Consiglio regionale si prepara a discutere. A fare da apripista contro il provvedimento sono i consiglieri verdi Andrea Zanoni e Renzo Masolo. “Così si rischia di trasformare le mulattiere e i sentieri montani in piste per fuoristrada a uso esclusivo dei cacciatori, mentre viene mantenuto correttamente il divieto per turisti ed escursionisti. Questo provvedimento è una minaccia senza precedenti per il nostro patrimonio montano”. Per cercare di bloccarlo, visto che la maggioranza di centrodestra sembra compatta a favore della norma, i consiglieri verdi hanno annunciato la presentazione di 106 emendamenti.

“Il testo rimasto nel cassetto e ora improvvisamente riattivato – spiegano Zanoni e Masolo – ha come primo presentatore Giampietro Possamai, ex presidente di Federcaccia, rivelando chiaramente l’intento: trasformare le nostre montagne in riserve di caccia motorizzate. Prevede anche un paradosso: mentre impone un’imposta per il contrassegno dei mezzi di lavoratori agricoli, manutentori degli impianti, operatori sanitari attualmente autorizzati, spalanca le porte ai veicoli a quattro ruote dei cacciatori con la gratuità del contrassegno, creando una disparità di trattamento inaccettabile”.

Sostenuto dalla potente lobby dei cacciatori, il progetto è nato nel 2018 e già allora aveva provocato le reazioni ambientaliste della Commissione Tutela Ambiente montano Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Così Lega e Fratelli d’Italia si erano fermate. Adesso ci riprovano. Il Cai nazionale sostiene la posizione assunta dal gruppo regionale. “Dopo l’Umbria, con la presentazione di una legge che sarà rivista dal legislatore, che permetteva la circolazione dei veicoli a motore su sentieri, mulattiere e piste forestali, salvo specifici divieti segnalati, anche il Veneto rischia un passo falso. I sentieri sono infrastrutture utili alla mobilità dolce, asset portante della nuova economia dei territori montani e delle aree interne”.

Il leghista Possamai replica: “Ci limitiamo ad ampliare la possibilità di transito regolamentato su sentieri e strade forestali e pastorali, disciplinando autorizzazioni e modalità di accesso”. Per chi? Per i mezzi di emergenza, per le categorie professionali di assistenza sanitaria e veterinaria e di gestione forestale, per i gestori di strutture turistiche e di ristorazione in loco e per altri soggetti. “Si tratta di coloro che sono impegnati nel contenimento dei cinghiali e di altre specie invasive inselvatichite, accompagnatori di cani da recupero o quanti operano per il foraggiamento della fauna selvatica”. Tra cinghiali e cani da recupero, dunque, l’apertura ai cacciatori è garantita.

Scende in campo anche il movimento “Peraltrestrade Dolomiti”. “Aprire ai mezzi a motore la viabilità silvo-pastorale per scopi privatistici (venatori o altro) comporta problemi che vanno ben oltre la tutela della fauna selvatica e incide negativamente sul corretto governo del territorio forestale, montano e delle aree protette”. Che mette in guardia dall’inquinamento ambientale e acustico causato da un maggiore traffico di mezzi motorizzati in ambienti delicati e di grande pregio naturalistico, oltre al rischio di aumentare ancor di più l’opera di bracconaggio. Invitano i cittadini alla mobilitazione “nel modo che riterranno più opportuno perché i sentieri vietati al traffico privato rimangano liberi da mezzi a motore e restino a disposizione di chi desidera camminare in sicurezza, nel silenzio e nella tranquillità della natura”.

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Il Fatto Quotidiano

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