Venezia, studenti pro-Gaza sotto accusa per l’aggressione a un docente. Loro: “Non c’entriamo, strumentalizzazione”
- Postato il 6 luglio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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L’aggressione di un docente divide l’Università di Venezia e in particolare lo Iuav, l’Istituto di Architettura, diventato luogo di protesta studentesca per la strage in corso a Gaza e i rapporti accademici dell’ateneo con centri di ricerca israeliani. Alcuni giorni fa un professore associato è stato avvicinato e spintonato da quattro persone in una calle di fronte a palazzo Badoer, sede storica dell’istituto: “Sappiamo che sei amico del rettore e condividi i progetti Iuav in Medio Oriente…” hanno detto, secondo quanto riferito da lui stesso. Il docente, praticante di arti marziali, è scampato all’aggressione difendendosi da solo. L’episodio però ha innescato un’escalation di reazioni mirate contro gli studenti dello Iuav riuniti in assemblea permanente, accusati, in modo più o meno esplicito, di essere coinvolti nell’azione. A intervenire è stata la stessa ministra dell’Università Anna Maria Bernini: “La violenza non è mai una risposta”, ha detto. Mentre il senatore Raffaele Speranzon, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia, ha addirittura evocato “una violenza politica che richiama i metodi che negli anni Settanta hanno prodotto le Brigate rosse”.
L’aggressione è stata condannata dal rettore dello Iuav, Benno Albrecht, con una mail interna: “È un episodio estremamente preoccupante, segno di intolleranza e conflittualità, lesivo per la nostra Scuola che ha sempre ospitato il libero scambio di opinioni. È un attacco alla libertà personale inaccettabile, genera un clima di paura e di tensione che compromette la natura dell’università come luogo di confronto, dialogo e rispetto reciproco”, ha scritto. Ha quindi invitato “tutti ad abbassare la temperatura di un conflitto di opinioni che può generare conseguenze pericolose. Faccio appello alla responsabilità della nostra comunità per riuscire a vivere la differenza di visioni e di posizioni in un clima di rispetto e soprattutto di non violenza”. Sui giornali locali, poi, ha aggiunto una nota personale: “Per me e per altre persone non è più così semplice camminare per Venezia, non sappiamo cosa possa succederci”.
C’è davvero questo clima da caccia alle streghe in città, denunciato dal rettore anche alla Digos? Gli studenti – che da un anno e mezzo, a partire dalla protesta per le uccisioni di massa in corso a Gaza, hanno avviato una serie di riflessioni e prese di posizione – non ci stanno e respingono con forza le accuse. “Il 3 luglio abbiamo indetto un’assemblea pubblica ai Tolentini (la sede centrale di Iuav, ndr) e lì le nostre parole sono state chiarissime, non accettiamo che si dica che quell’episodio è stato provocato dal nostro movimento” riferisce un’esponente dell’assemblea, promossa da trenta associazioni, non solo universitarie. “Esprimiamo la nostra solidarietà verso il docente coinvolto”, questo abbiamo detto. Come Assemblea permanente, insieme al Senato degli studenti e al gruppo dottorandi/e che propongono questa assemblea, ci siamo sempre distanziate da ogni forma di violenza e continueremo a condannarla”. Già allora avevano avvertito: “Ci auguriamo che l’episodio non venga strumentalizzato, gettando ombre su chi esercita legittimamente il proprio diritto alla critica, e alimentando ulteriormente la criminalizzazione del dissenso”.
Gli studenti ribaltano le accuse contro i vertici universitari. “Un generale silenzio e clima di paura sta consentendo alla governance e al rettore un’azione indisturbata nel prendere scelte e direzioni per noi problematiche, sviando dal confronto dialettico, disinteressata ai risvolti etici – anche di fronte a un genocidio in corso – e alle perplessità avanzate dalla comunità universitaria stessa”. Parlano di accentramento e autoritarismo, con cui “il dissenso viene sistematicamente silenziato, in modo più o meno esplicito”. All’ateneo si contesta di tenere rapporti con grandi aziende italiane come Leonardo ed Eni, “legate alla guerra e alla distruzione dei territori, che stanno sempre più entrando nelle università, insieme alle forze armate”. Lo Iuav partecipa al “Gaza reconstruction team”, un gruppo interministeriale palestinese che collabora a un programma delle Nazioni unite per la ricostruzione della Striscia, ma una parte dei docenti e l’assemblea degli studenti dissentono per la mancata presa di posizione contro Israele, leggendo il piano come espressione di un approccio neo-colonialista. “Con quale diritto un’università occidentale può decidere su quale valore assegnare alla memoria di un popolo? Si ragiona su quel territorio come se fosse tabula rasa, senza considerare cultura, storia e tradizioni di chi lo abita”, è la denuncia.
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