Venezuela al voto, tra boicottaggio e la stretta di Maduro

  • Postato il 22 maggio 2025
  • Di Agi.it
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Venezuela al voto, tra boicottaggio e la stretta di Maduro

AGI - Domenica 25 maggio il Venezuela torna alle urne per le elezioni parlamentari e regionali che l'opposizione ha promesso di boicottare, mentre il presidente venezuelano Nicolas Maduro punta a completare la sua scalata al potere, dopo la sua controversa rielezione a luglio 2024. In tutto 21 milioni di venezuelani sono chiamati a eleggere 24 governatori statali e 285 membri dell'assemblea nazionale, ma si prevede una bassa affluenza, dopo una campagna elettorale sottotono.

Quello di domenica sarà ancora una volta un voto ad alta tensione: oltre 400.000 agenti di sicurezza saranno schierati per evitare caos e scontri. La tensione è molto alta con Bogotà, dopo che il governo ha affermato di aver catturato un gruppo di mercenari stranieri infiltratisi nel paese dalla Colombia per sabotare le elezioni. Per questo motivo, le autorità venezuelane hanno sospeso i voli con il Paese vicino fino a lunedì, denunciando il rischio di destabilizzazione e ingerenze esterne.

Per l'occasione, il potere ha stabilito nuovi confini elettorali nazionali per poter eleggere un governatore e otto rappresentanti anche nell'Essequibo, una regione ricca di petrolio che Caracas rivendica dalla vicina Guyana nell'ambito di una disputa secolare. Una decisione che ha suscitato proteste da parte della Guyana, sebbene le votazioni si svolgeranno solo nella zona di confine con il Venezuela: non ci sono seggi elettorali nel territorio di 160.000 km amministrato da Georgetown.

Proteste e boicottaggio

Molti sostenitori dell'opposizione hanno perso la fiducia residua nel processo elettorale dopo le elezioni presidenziali di dieci mesi fa, in cui Maduro si è aggiudicato un terzo mandato nonostante il conteggio dei voti dell'opposizione mostrasse una netta vittoria del suo candidato, Edmundo Gonzalez Urrutia. Ne risulta che il dibattito è molto acceso e polarizzato, a maggior ragione dopo che l'opposizione ha chiesto a gran voce di boicottare le urne. Secondo gli ultimi sondaggi, il partito di Maduro otterrebbe la maggioranza assoluta nell'Assemblea, mentre l' opposizione riuscirebbe a vincere solo in due dei 24 stati: a Zulia, lo stato ricco di petrolio, e Nueva Sparta, l'isola di Margarita.

"Il Venezuela, nel pieno rispetto dei diritti costituzionali del nostro popolo", sta tenendo le elezioni con "54 partiti, oltre 6.500 candidati. Ce n'è per tutti i gusti", ha detto con orgoglio Maduro, promettendo una "vittoria a oltranza" del suo schieramento. La leader dell'opposizione Maria Corina Machado, da parte sua, chiede il boicottaggio delle elezioni, "una farsa enorme che il regime vuole mettere in scena per seppellire la sua sconfitta (alle elezioni presidenziali) del 28 luglio. Noi ratificheremo questa sconfitta con un'assenza totale, lasciando tutti i seggi elettorali vuoti", ha dichiarato l'oppositrice.

Il governo "priva completamente il voto del suo significato di espressione della sovranità popolare", ha ancora denunciato Machado, che respinge la scelta di alcuni oppositori di partecipare alle elezioni, accusandoli di essere "sottomessi e manipolati dal regime", soprannominati "alacran" (scorpione). Henrique Capriles, due volte candidato presidenziale dell'opposizione, ha trascinato dietro di sé una parte dell'opposizione convinta che la partecipazione sia essenziale. Tra questi c'è Juan Requesens, candidato alla carica di governatore di Miranda (regione in cui si colloca parte di Caracas, la capitale), secondo cui "il voto è uno strumento di cambiamento, di lotta, di resistenza". Il candidato 36enne, che ha trascorso cinque anni in carcere, accusato di aver cospirato contro il presidente Maduro, dice di capire "la frustrazione della gente, ma le lotte sono così, sono difficili. Dobbiamo lottare. La democrazia ha un prezzo, e la riconquisteremo".

Durante la sua campagna elettorale Juan Requesens ha cercato di convincere la gente a votare, percorrendo una a una le strade di Caracas. Già nel 2020, il boicottaggio delle elezioni parlamentari aveva permesso agli alleati di Maduro di riprendere il controllo dell'assemblea legislativa sottraendolo all'opposizione e di approvare leggi sempre più oppressive. Per Jesus Castilla, direttore dello studio legale Polianalitica, il boicottaggio deciso dall'opposizione è un "errore tattico: l'astensione favorisce il governo". Secondo lui, il 25 maggio "avremo un vero e proprio cartellino rosso", riferendosi al colore del chavismo, il movimento nazionalista di sinistra antiamericano dell'ex presidente Hugo Chavez, di cui Maduro è l'erede. A distanza di mesi, l'opposizione continua a rivendicare la vittoria alle presidenziali, segnate da brogli diffusi.

I disordini post-elettorali del 2024 hanno causato 28 morti e 2.400 arresti, di cui 1.900 persone sono state poi liberate. Da allora, sulla scena mondiale si è consolidata l'emarginazione del Venezuela, con solo una manciata di paesi, tra cui gli alleati di lunga data Russia e Cuba, che hanno riconosciuto la rielezione di Maduro. Il socialista 62enne ha sempre reagito con aria di sfida, lanciando ripetutamente accuse di complotti appoggiati dagli Stati Uniti per rovesciarlo. Sono tesi anche i rapporti con l'Italia, di cui parte della componente consolare è stata espulsa da Caracas, ufficialmente per problematiche procedurali nel loro accredito.

Roma seguirà sicuramente con attenzione il voto di domenica in Venezuela, dove circa 160.000 connazionali sono registrati presso i due Consolati italiani (Caracas e Maracaibo), la maggior parte dei quali possiede anche la cittadinanza venezuelana. Motivo di preoccupazione e tensione diplomatica è la sorte di sei detenuti italiani arrestati dopo il 28 luglio 2024 e rinchiusi in carcere, in condizioni difficili e di cui si hanno poche notizie: oltre al cooperante Alberto Trentini, ci sono Biagio Pilieri, giornalista e politico siciliano, Americo De Grazia, ex deputato calabrese, Daniel Echanagucia Valenilla, Giancarlo Spinelli e Margarita Assenza.

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Autore
Agi.it

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