Ventaglio, il linguaggio proibito delle dame (moderne)
- Postato il 31 agosto 2025
- Di Panorama
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Certo, a vedere il meteo degli ultimi giorni nel Nord Italia, dove piogge e temporali fanno da padrone, relegando caldo e sole in un nascondiglio a noi sconosciuto, potrebbe sembrare un oggetto inutile; ma seppur circondato da un alone vintage, sta recuperando una posizione di tutto rispetto nelle nostre estati.
Nato principalmente come alleato per procurarsi un po’ di frescura e allontanare gli insetti, il ventaglio, inizialmente fu uno strumento prettamente maschile. Maschile e per uomini economicamente agiati, perché pare che secoli fa, poco importasse se la classe plebea venisse assediata da insetti o raggi del sole!
Strumento maschile perché come scrive Gerolamo Occoferri nel suo libro “La storia del ventaglio”: “Nel progressivo svolgimento della civiltà, il privilegio di ornarsi fu effettivamente proprio dell’uomo prima che della donna, ma il ventaglio fu provvidamente usurpato dalle donne all’uomo per tramutarlo in arma di seduzione nelle loro mani. E fu così assicurata al ventaglio l’immortalità. Né la rivoluzione sociale, né la scienza che tante cose ancora distruggeranno ed innoveranno, saranno mai più capaci di annichilirlo e nemmeno di destituirlo da quell’ufficio.”
Oggetto elegante e raffinato, realizzato in piume, stoffa, carta o legno, è stato protagonista di diverse epoche e culture. Nell’antico Egitto si accompagnava ai faraoni, che grazie a enormi piume si facevano regalare una delicata frescura dai propri schiavi. Nell’estremo Oriente, tra Cina e Giappone, dove vanta le sue più remote origini, rappresentava armonia e grazia. Caterina de’ Medici lo condusse con sé in Francia, facendolo conoscere alle nobildonne d’Oltralpe, Elisabetta I ne era totalmente conquistata, tanto da non apparire quasi mai senza. Luigi XIV, il Re Sole, ne era un vero appassionato, e forse, proprio per tener fede al proprio soprannome, usava regalarne diversi alle sue numerose amanti.
Ventilabro, flabello (flabellum per l’Impero Romano), abanico in lingua ispanica, il ventaglio assume un ruolo di spicco nel Settecento, diventando protagonista assoluto del linguaggio non verbale, in un’epoca in cui la comunicazione tra dame e gentiluomini non era certamente agevole. Guai a dichiarare apertamente le proprie intenzioni, e ancora meno i propri sentimenti: ecco allora che il prezioso arnese accorreva in soccorso delle gentildonne nelle feste e negli eventi mondani. Cercando tra le emoji di WhatsApp si trova una faccina gialla con un dito a chiudere la bocca, il cui significato è: “mantieni il segreto”. Un’educata e discreta dama dell’epoca, avrebbe coperto con il proprio ventaglio il suo orecchio sinistro. Così come avrebbe appoggiato il ventaglio sulla guancia destra per dire “sì”, o su quella sinistra per dichiarare un “no”. Sventolarlo lentamente indicava che la donna era sposata, farlo velocemente che era fidanzata. Tenere il ventaglio aperto con entrambe le mani significava “è meglio che mi dimentichi”, se il volto era coperto, il cavaliere doveva prestare attenzione perché erano osservati. Se invece la donzella si manifestava più audace, poteva tenere il ventaglio totalmente aperto, coprendo la bocca per dichiarare di non avere un uomo, o poggiare l’elegante oggetto sulle labbra per invitare il giovane a baciarla, magari indicando l’ora dell’appuntamento con il numero di stecche mostrate.
Insomma, se oggi l’aria condizionata e la ridotta pazienza a sostare in luoghi poco climatizzati hanno demolito il suo potenziale seduttivo, non è detto che questo simpatico oggetto, da accessorio demodé non possa ricandidarsi a pieno titolo a strumento di intrigante comunicazione non verbale (oltre a gradevole alleato contro giornate roventi).
Dietro un’apparentemente semplice sventagliata c’è molto altro, perché, scomodando e citando ancora Gerolamo Occoferri: “La donna è pur sempre una complicatissima armonia di spirito e di forme, di sostanzialità e di superficialità, una creatura resa a volte perfetta dalla grazia dei movimenti, e anche il piccolo arnese leggiadro leggero, contribuisce ad integrare quell’armonia.”