Vermeer, svelato il mistero della ragazza con l’orecchino di perla

  • Postato il 19 ottobre 2025
  • Di Panorama
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A distanza di quattro secoli, il mistero della ragazza con l’orecchino di perla è stato svelato. Il meraviglioso quadro di Jan Vermeer del 1665 ha come modello una giovane fanciulla con un turbante in testa. Un orecchino di perla pende elegantemente dall’orecchio sinistro. Le protagoniste femminili del pittore olandese sono solitamente immerse in interni domestici, sospese tra quiete e attesa. E hanno da sempre alimentato teorie, ossessioni, romanzi e film di notevole successo (pensate a “La ragazza con l’orecchino di perla” del 2003, con Scarlett Johansson).

Chi è la “Ragazza con l’orecchino di perla”

Secondo l’ultimo studio, questi modelli femminili non sarebbero amanti di Vermeer, e neppure muse. Lo storico dell’arte inglese Andrew Graham-Dixon, infatti, afferma che dietro la serenità domestica dei suoi dipinti si nasconde una verità rimasta sepolta e ora tornata in superficie.

Il pittore olandese avrebbe realizzato la maggior parte delle sue opere per una setta religiosa radicale, anticalvinista, composta quasi esclusivamente da donne. Tra loro ci sarebbe proprio la protagonista del suo capolavoro più celebrato, “La ragazza con l’orecchino di perla”. Graham-Dixon sostiene che non si tratti di un volto anonimo, ma di quello di Maria de Knuijt, ricca mecenate e leader dell’organizzazione.

L’ipotesi: Vermeer e la setta segreta di Delft

Il libro, che sarà pubblicato il 23 ottobre 2025 dalla casa editrice Random House, si intitola Vermeer: A Life Lost and Found. È il frutto di anni di ricerche negli archivi di Delft, la città dove il pittore visse e morì nel 1675 a soli 43 anni. Il suo studio si presenta come la riscoperta di una biografia “occultata dalla storia”. Ed è particolarmente originale, perché collega per la prima volta la pittura di Vermeer a un movimento religioso clandestino, quello dei “rimostranti” olandesi, seguaci del teologo Jacobus Arminius.

Il libro spiega che Vermeer stesso apparteneva a una frangia radicale dei rimostranti. Un gruppo che si opponeva al calvinismo nelle sue regole morali più ferree. Vermeer e le sue modelle femminili predicavano una fede più libera e intima. Ma la vera sorpresa è proprio la centralità delle donne di questa cerchia. Sì, perché non erano donne qualunque. Istruite, indipendenti e benestanti, le protagoniste dei quadri del pittore olandese si riunivano per discutere di teologia, arte e spiritualità. Un circolo di intellettuali molto particolare.

Il legame con la famiglia van Ruijven

La figura di spicco della setta era Maria de Knuijt, moglie del ricchissimo Pieter Claesz van Ruijven. Per molti anni finanziatore di Vermeer, secondo il libro van Ruijven ne orientò anche i soggetti e i simboli. E propose la moglie come soggetto al pittore.

Un dato impressionante è che, su 37 opere attribuite a Vermeer, ben 20 furono trovate nella casa della coppia. A dimostrazione di quanto il legame fosse profondo. Le scene domestiche dipinte, apparentemente innocue, sarebbero in realtà rappresentazioni della vita intima di questa comunità di donne credenti, ritratte mentre leggono, scrivono o suonano come in una forma di preghiera non religiosa, ma laica.

Un simbolo religioso

Dietro uno dei volti più celebri della storia dell’arte – la ragazza dal turbante azzurro e dallo sguardo sospeso – si nasconderebbe dunque un’identità ben precisa. E Graham-Dixon ipotizza che sia proprio Maria de Knuijt, o quantomeno una delle giovani appartenenti alla setta.

Un simbolo di religione alternativa, meno rigida e più libertina rispetto alla severità calvinista. Non una musa o un’amante, dunque, ma una fedele. Un’opera che non rappresenta più l’immagine idealizzata di una donna senza nome, ma il ritratto di un’esperienza spirituale proibita, vissuta ai margini del potere religioso e politico del tempo.

Il fascino del quadro

La religione, per il pittore di Delft, era anche una questione di linguaggio: la luce che filtra da sinistra, i gesti sospesi, gli interni silenziosi sono per lo storico inglese un codice spirituale, un modo per tradurre la grazia in immagine. «Ogni quadro di Vermeer – scrive Graham-Dixon – è un atto di devozione, ma non verso la Chiesa ufficiale: verso l’idea che Dio possa manifestarsi nella calma delle donne e nella loro quotidianità».

Per quasi quattrocento anni le donne di Vermeer sono state un enigma affascinante. Ora, se la teoria di Graham-Dixon trovasse conferma, rimarrebbe non il fascino dell’anonimato, ma dell’appartenenza a un culto segreto che mescolava misticismo e libertà. Un gruppo di intellettuali femminili che, in un’epoca dominata dagli uomini e da una fede molto rigida, consegnò alla forma del pittore la propria eresia.

Autore
Panorama

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