Verso Cagliari – Genoa, De Rossi: “Voglio grande intensità anche fuori casa, deve diventare difficile farci gol”
- Postato il 20 novembre 2025
- Calcio
- Di Genova24
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Genova. Una sosta che ha permesso al nuovo allenatore del Genoa Daniele De Rossi di lavorare con la squadra, anche se sono stati parecchi i nazionali che sono andati in giro per il mondo e ritornati questa settimana per preparare la sfida delicata col Cagliari. “Siamo orgogliosi che i nostri giocatori vadano in giro per il mondo − ha detto De Rossi − però parecchi di loro sono stati assenti, quindi abbiamo lavorato con quelli che avevamo e abbiamo scoperto e studiato meglio quelli che avevo a disposizione. Abbiamo lavorato sui nostri principi, su qualcosa che necessitava di più tempo di quei due giorni che avevamo prima della partita con la Fiorentina e quindi siamo soddisfatti, abbiamo lavorato dal punto di vista fisico e sono contento. Ci siamo anche guardati un po’ intorno, abbiamo capito dove stavamo, avevamo bisogno di una settimana in più di pausa perché è stato tutto molto veloce prima della Fiorentina e ce li siamo goduti questi giorni”.
Come sono tornati invece i nazionali? “I nazionali tornano ovviamente con con stati d’animo legati alle qualificazioni raggiunte o non raggiunte, quindi qualcuno è molto felice, qualcuno lo è un po’ meno ed era inevitabile che fosse così. Però hanno giocato, si sono fatti vedere, hanno potuto mettersi in mostra e noi li abbiamo potuti guardare. Quindi la sosta nazionale è sempre un po’ un fastidio per chi ama il campionato, però a volte serve per rifiatare un attimo, per cambiare anche aria, per cambiare il suono della voce dell’allenatore che ti parla tutti i giorni. A volte la prendevo così io. Penso che si possano vedere delle cose anche in due settimane di lavori. È ovvio che siamo siamo un po’ carenti dal punto di vista degli allenamenti che abbiamo avuto, perché quando si subentra è sempre così, ma quando si subentra appunto si accetta questa situazione, non ci si può più lamentare, non è che la possiamo portare avanti troppo per le lunghe. Credo che abbiamo lavorato un po’ più su quelle cose a cui avevamo cercato di dare un’infarinatura iniziale prima della Fiorentina, cioè cercare di gestire la palla in maniera un pochino più ordinata, cercare di capire dove può far male andare a portare la palla all’avversario e cercare di essere, secondo me, sempre più dominanti nelle aree, la nostra e quella avversaria”.
La partita col Cagliari è di fatto uno scontro diretto e De Rossi lo sa bene, ma specifica che “non necessariamente tutte le squadre che adesso lottano per la salvezza saranno lì a maggio a lottare per un punto in più, un punto meno. Magari qualche altra che adesso sembra in zone più nobili di classifica potrà essere risucchiata giù, questo succede sempre. Però sì, noi dobbiamo giocare tutte le partite nella stessa maniera. Non è che adesso prepariamo queste tre con avversari sulla carta un pochino più alla nostra portata in una maniera e poi dopo Inter, Atalanta e Roma le prepareremo in maniera diversa. Cioè noi dobbiamo riconoscerci, conoscerci e capire chi siamo e capire come andare a vincere ogni partita, perché ogni partita è una partita che si può vincere, ogni partita ha la sua chiave e quello che deve essere continuo è la nostra mentalità. Noi vogliamo cercare più velocemente possibile e più realisticamente parlando possibile di dominare il gioco, di decidere noi su che piano viene giocata la partita e su quali spazi andare a attaccare l’avversario”.
In settimana l’allenamento a porte aperte: “Sono stato accolto benissimo, l’ho detto già l’altra volta, in città in questi giorni senza la pressione della partita abbiamo anche girato un pochino tra momenti di svago e appunto la ricerca della casa e ho trovato un sacco di genoani, tantissimi e poi tutti molto molto affettuosi, molto fiduciosi e quindi voglio ripagare questa questa fiducia. Lo vogliono i ragazzi nello spogliatoio, ci tengono, sanno che fanno parte di una squadra che ha dietro un popolo che spinge, che ama e quindi siamo tutti quanti veramente connessi da questo punto di vista e penso si sia visto dalla prestazione che hanno fatto contro la Fiorentina dal punto di vista del temperamento e di cuore”.
La squadra è più tranquilla? “Il morale è abbastanza alto nello spogliatoio. Ci riusciamo a ritagliare anche dei momenti in cui si scherza, degli allenamenti in cui inseriamo una parte ludica all’interno, però neanche neanche possiamo definirci sereni, felici e soddisfatti perché la classifica è quella che è. Io io li ho incontrati il primo giorno dopo la dopo la vittoria contro il Sassuolo, quindi già in teoria dovevano essere sollevati, ma sono consapevoli che quella classifica non ci spetta. Non dobbiamo stare lì, non dobbiamo essere tranquilli perché vinciamo una partita e non dovremmo essere tranquilli neanche se dovessimo vincere a Cagliari. Poi dopo se non dovesse succedere, allora sarò io che cercherò di farli stare tranquilli perché ne mancano 25-26, non mi ricordo”.
Con la Fiorentina sia è vista una risposta positiva dal punto di vista caratteriale, nel post partita però lo stesso De Rossi aveva sottolineato una difficoltà nel far girare il pallone in alcuni momenti proprio nel far emergere la qualità. Come stanno i giocatori di più qualità? “I giocatori di maggiore qualità che abbiamo in rosa alcuni non stanno benissimo, altri sono tornati dalla nazionale, ma siamo talmente tanti che qualche giocatore di qualità in campo ci sarà, quindi problemi numerici non ne abbiamo se vogliamo. Fino a ieri avevamo avevamo qualche problemino in difesa, però Stefano Sabelli si è riallenato bene, anche Otoa oggi sarà del gruppo, quindi magari riusciamo a dare un po’ più di forma anche nel reparto arretrato e i giocatori di qualità ce ne sono e noi cerchiamo sempre di metterli in campo il più possibile. Il grande maestro Ancelotti diceva: ‘La squadra va fatta cercando di far coesistere gli 11 giocatori più forti che hai’ ed è quello che facciamo’. Ovviamente poi ogni volta che prepari una partita pensi anche all’equilibrio, pensi anche a alla parte fisica, alla parte dei centimetri che possono aiutarti perché altre squadre fanno spesso gol sui calci piazzati. Quindi tutte le analisi che facciamo non sono solo rivolte alla qualità che vediamo nel palleggio di un giocatore, ma anche all’equilibrio che può dare quel giocatore alla squadra”.
Tra i giocatori deve ancora rientrare il capitano Vasquez: “Loro sono abituati. Ovviamente non penso che sia la settimana più facile per per lui, ma ho letto che anche Mina avrà lo stesso problema. Tutti i nazionali sudamericani hanno questo tipo di problematiche e probabilmente sono proprio quelli più abituati a tornare, rimettersi un attimo in sesto e giocare. Noi possiamo solo cercare di dargli un po’ più di riposo dopo la partita, magari dandogli un giorno in più, dandogli un po’ più di recupero invece di farlo riallenare perché comunque a volte questi viaggi sono un problema più grande, magari dei minuti giocati in campo e quindi cercheremo di gestire bene il recupero e il riposo”.
Sabato cos’è che vuole vedere e non vuole vedere dai suoi? “Vorrei vedere una squadra aggressiva perché a volte la prima partita dell’allenatore nuovo porta sempre un po’ di risposte temperamentali. In più una partita giocata in quello stadio, in quelle condizioni, ti porta a dare sempre qualcosa di più energico sul campo. Voglio vedere una partita con gli attributi e con grande intensità anche fuori casa. Vorrà dire che secondo me ci sarà stato un un passetto in avanti di consapevolezza rispetto a quello che chiedo e che voglio. Deve diventare molto difficile farci gol. Dovremmo cercare di regalare un pochino di meno in area e cercare di essere ancora un po’ più cattivi nell’area loro, anche se questo nella prima partita, insomma, anche in maniera rocambolesca, anche in maniera più di cuore che lucida si è visto”.
Durante l’allenamento di martedì si è vista tanta intensità e pochi giochi di posizione: “Ognuno ha la sua metodologia e noi i giochi di posizione li facciamo assolutamente, anche quando chiedo di avere una gestione di palla migliore, li lavori e li alleni anche attraverso giochi di posizione, possessi palla, torelli, inferiorità, superiorità, però mi piace molto allenare quella parte lì, insomma, l’uno contro uno, il duello individuale, sia perché ti allena dal punto di vista fisico, perché devi fare uno sforzo vero in campo per non farti saltare; non puoi passare dietro al paletto, non puoi tagliare, non è una corsa lunga che rallenti un po’. Nel momento in cui fai un uno contro uno con un avversario, se non vai al massimo, ti fa gol e questi a questi livelli i giocatori non vogliono prendere gol neanche in allenamento e quindi penso che il duello individuale sia una componente molto importante del calcio, soprattutto nei giorni nostri e quindi l’alleniamo molto.
Come ha visto Colombo? “L’ho trovato bene. Gli attaccanti dopo che fanno gol hanno quel ghigno in più che non hanno quando le cose vanno male anche a livello personale. Sono così tutti quanti da qualsiasi categoria. Lui ha lavorato bene sia nelle partite quando io non ero allenatore del Genoa sia in questa qua è sempre stato positivo. Il suo non è stato un gol fortunoso, è stato rocambolesco, ma non fortunoso, perché bastava che uno solo di quei tre, quattro che sono andati su quei rimpalli non ci fosse andato, se lo stesso Colombo non avesse creduto in quel gol, non non sarebbe successo niente di fortunato dal nulla. Quindi sono stati bravi, ci hanno messo quello quello di cui abbiamo bisogno e oltre a quello poi secondo me riusciremo anche ad essere un pochino più puliti nelle aree di rigore e uscirà fuori il suo talento e continuerà a fare gol lui come gli altri attaccanti che abbiamo”.
Al Genoa ci sono tanti giocatori giovani importanti, la società ha sempre lanciato calciatori, non è facile in Italia vedere giocare i giovani. In rosa ci sono Fini e Venturino che si sono messi in mostra anche in nazionale, cosa pensa di questi due elementi? “Ho sentito tantissimo populismo in questi mesi in cui la nazionale ha fatto fatica, tantissima demagogia, parlare di PlayStation, dei bambini che non giocano più nei parchi, come se in Norvegia non c’avessero la PlayStation. Il problema grandissimo, secondo me, è che bisogna seminare. Bisogna seminare e chi semina probabilmente semina per far raccogliere a qualcuno altro i frutti. E questa è una cosa che magari a tanti non piace e lo capisco perché viene valutato per il risultato e invece invece quello che dobbiamo fare adesso è qualcosa di invisibile, delle riforme che non voglio insegnare, non voglio io indicare la via perché non sono nessuno, anche se poi nel mio club qualcosa sto cercando di fare, ma quello che facciamo oggi si vedrà fra 10 anni. I giovani che giocano oggi sono stati presi, creati, costruiti, allenati 10 anni fa. i meriti che si prende De Rossi, Viera o l’allenatore della Primavera o il settore giovanile, sono i meriti di chi ha preso questi ragazzi, di come li ha allenati, di come li ha fatti crescere. C’è sempre bisogno di qualcuno che si sacrifica, che pensa al bene maggiore, che pensa in grande, che pensa al futuro e che semina sapendo che magari un domani non raccoglierà i frutti e magari neanche nessuno lo saprà che è stato lui a fare quel passo. Detto ciò, Venturino e Fini fanno parte della nostra rosa. Il problema è che noi siamo tantissimi, cioè siamo 29 se non sbaglio, 28, cioè e a volte è difficile difficile costruire l’allenamento e dare lo spazio che meritano a tutti quanti o magari dare lo spazio nella posizione giusta, nella posizione in cui tu vorresti vedere un giocatore, perché ce ne sta un altro che fa stessa posizione o dovresti lasciare fuori a non allenarsi gente di 34-33 anni e non è bello per nessuno. Quindi, secondo me, il problema loro è questo, ma non è un problema eterno, è un problema che verrà risolto perché penso che questa rosa verrà sfoltita e capiremo, insomma, se Fini e Lorenzo faranno faranno parte ancora di questa rosa, perché a livello qualitativo hanno tutto quanto per per poterci stare”.