Verso Samarcanda. Cosa vedere in Uzbekistan, una delle mete imperdibili del 2026

  • Postato il 31 dicembre 2025
  • Di Panorama
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Per essere l’orgoglio nazionale, ha una ricetta piuttosto elementare: è un trionfo di carne d’agnello e riso fritto nell’olio sfrigolante. Ma il plov, delizia diversamente digeribile, il piatto tipico dell’Uzbekistan, ruba il sapore da ciò che quasi non si vede: il pepe, il cumino e le altre varie spezie che lo impreziosiscono.

Il plov assomiglia molto all’Uzbekistan: a un primo impatto è un Paese ben inquadrabile per la sua sovrabbondanza di sfarzose architetture islamiche, ma a guardarci bene dentro, svela tanto altro. È un mosaico d’abitudini radicate e tradizioni vive. Per esempio, le strade sono pulitissime: ogni mattina i cittadini spazzano davanti al loro uscio e si spingono fino al marciapiede lì di fronte in un’operazione di decoro collettivo. Per spostarsi si fa ancora l’autostop, ma anche in giacca e cravatta o con il vestito buono per la scuola: non è povertà, è senso di comunità. Tra le feste, la più attesa resta il matrimonio perché è allora che l’istituzione principale, la famiglia, s’allaccia e raddoppia.

Osservandolo sulla cartina, incastrato in diagonale tra il Kazakistan e il Turkmenistan, questo Stato dell’Asia Centrale ricorda un umarell un po’ ingobbito, che ha seguito i lavori in corso della storia: da qui passava la via della Seta, il principale raccordo commerciale tra l’Occidente e l’Oriente; qui si sono cristallizzate le memorie dei mercanti in transito, le favole sognanti dei viaggiatori, le ambizioni smisurate di grandi condottieri, su tutti l’indomito Tamerlano, a cui è dedicato un enorme mausoleo.

È stato l’artefice di Samarcanda, l’antica sontuosa capitale, la città più celebre, il culmine dei desideri delle carovane di viaggiatori che stanno scoprendo la destinazione. Secondo i dati ufficiali del ministero del Turismo locale, sono stati 8,6 milioni gli arrivi nei primi 9 mesi del 2025, il 112 per cento in più rispetto all’anno prima.

Un viaggio per immagini in Uzbekistan.

Verso Samarcanda. Cosa vedere in Uzbekistan, una delle mete imperdibili del 2026
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Scoprendo Samarcanda.

Il mausoleo si trova a circa un chilometro dall’immensa piazza Registan, l’approdo immancabile di qualunque tour. Su tre lati della spianata si ergono le madrase, gli edifici delle vecchie scuole coraniche con le facciate incise di motivi luccicanti al sole, le oasi di tranquillità dei giardini interni, le cupole variopinte che paiono mongolfiere imbottite d’aria o tulipani prossimi a sbocciare.

È uno spettacolo ipnotico, di giorno come di notte, commovente e a tratti adrenalinico, specie per i coraggiosi che vanno ad arrampicarsi nei cunicoli stretti di un minareto. La ricompensa è la vista dell’intera piazza dall’alto, senza particolari protezioni. L’Uzbekistan, in questo, non ha perso l’antica spregiudicatezza, il senso dell’avventura di Tamerlano, che era solito ripetere: «Se dubitate del nostro potere, allora guardate le nostre costruzioni».

Tra Khiva, Bukhara e Tashkent.

Ma limitarsi a Samarcanda sarebbe come ordinare un plov scondito: ha la stessa forma, ma priva di molta sostanza. L’esperienza completa dell’identità uzbeka richiede altre tappe, a cominciare da Khiva, l’unica località a mantenere una cintura completa di mura, con i suoi 4 mila abitanti all’interno che vivono di turismo, lavorano nella madrasa riconvertita in hotel, propongono una foto ricordo con un cammello parecchio pingue o souvenir da indossare.

Vanno forte i cappelli simili a colbacchi: gli autoctoni assicurano che tengono la testa calda d’inverno e fresca d’estate, ma sembra un’iperbole del marketing. Secondo gli autori della nota rivista di viaggi National Geographic, Khiva è tra le mete da non perdere nel 2026 perché rappresenta un museo a cielo aperto. Ancora di più dopo il tramonto, quando le ombre lievi sui monumenti la trasformano nel set di un film romantico. 

A Bukhara, invece, si va a curare le ferite dell’anima, innamorandosi della sua bellezza: «Ricette per cuori spezzati» è stato il tema della prima biennale d’arte di rilievo internazionale del Paese, ospitata fino a novembre da questo centro dinamico, curioso, in fermento. Se Khiva assomiglia a Cinecittà, Bukhara esonda d’autenticità, specie visitando i bazar ricchi di ceramiche, giocattoli, abiti che imitano i marchi del lusso ed elettrodomestici non proprio d’ultima generazione. Un panorama di cose e umanità, secondo per intensità solo a quello che si spalanca dalla fortezza Ark, affacciata sui monumenti locali.

Bukhara e Khiva hanno, in scala ridotta, quello che Samarcanda restituisce in modo esagerato e forse troppo sfrontato. Sono soste necessarie per decifrarla fino in fondo. Di tutt’altra natura è Tashkent, l’attuale capitale, dove l’eredità sovietica si fa più evidente, in particolare scendendo nelle stazioni della metropolitana, degne degli slanci architettonici di Mosca o San Pietroburgo. Una fermata è dedicata all’orgoglio dei cosmonauti, altre esibiscono colonne, lampadari eleganti, decorazioni su pareti e soffitti. Ma a Tashkent la nostalgia rimane confinata sottoterra: a emergere è il contrario, l’identità di una nazione giovane, dove l’età media non supera i 30 anni e s’asseconda la voglia di modernità. Spuntano centri commerciali, si costruiscono grattacieli che, sulle facciate vestite di vetro, accolgono spettacoli luminosi in stile Dubai. Samarcanda, vista da qui, sembra il miraggio di un tempo perduto. Il ricordo di un altro mondo.

Come arrivare e dove prenotare

La primavera è il momento ideale per visitare il Paese. Dall’Italia ci sono i voli diretti di Uzbekistan Airways, che decollano da Milano Malpensa e da Roma Fiumicino. Hanno il vantaggio di atterrare anche all’aeroporto di Urgench, comodo per raggiungere Khiva e iniziare da lì la propria esplorazione, proseguendo per Bukhara, Samarcanda e Tashkent.

È l’esatta sequenza di luoghi visitabili scegliendo uno degli itinerari proposti dal tour operator Boscolo. Si chiama «Uzbekistan sulla Via della Seta», prevede 8 giorni e 7 notti, parte da Roma e Milano, comprende una mezza giornata a Shakhrisabz, la città natale di Tamerlano, che si raggiunge attraversando un suggestivo passo montano.

Oltre ai voli, i trasporti, gli alberghi, i pasti e l’ingresso ai principali monumenti, il viaggio include un’assicurazione medica e per i bagagli, oltre a una linea di assistenza telefonica disponibile 24 ore su 24.

Autore
Panorama

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