Vertice in Cina: Xi e Putin parlano di «nuovo ordine mondiale»
- Postato il 1 settembre 2025
- Di Panorama
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Il 25° vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) ha segnato a Tianjin una delle più grandi riunioni dalla fondazione del gruppo nel 2001. Per due giorni la città portuale cinese, a sud di Pechino, è stata il palcoscenico di un confronto politico che ha riunito oltre venti capi di Stato e di governo, guidati dal presidente cinese Xi Jinping, con la partecipazione di Vladimir Putin, del premier indiano Narendra Modi, del presidente iraniano Masoud Pezeshkian e del turco Recep Tayyip Erdogan. L’appuntamento ha messo in evidenza le ambizioni di Pechino e Mosca di proporre la Sco come piattaforma alternativa alla Nato e al sistema di alleanze occidentali. Nata con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione economica, la sicurezza e la stabilità regionale, l’organizzazione è progressivamente cresciuta fino a includere dieci membri effettivi – Cina, Russia, India, Pakistan, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Bielorussia – oltre a 16 Paesi partner o osservatori.
Putin: «La crisi ucraina nasce dal colpo di Stato del 2014»
Il presidente russo ha usato il vertice per ribadire la sua falsa narrativa sul conflitto in Ucraina, sostenendo che la crisi «non è nata dall’invasione russa, ma dal colpo di Stato a Kiev del 2014 sostenuto dall’Occidente e dai tentativi di trascinare l’Ucraina nella Nato». Putin ha insistito sul fatto che «nessun Paese può garantire la propria sicurezza a spese di altri» e che l’allargamento dell’Alleanza atlantica rappresenta «una minaccia diretta alla sicurezza della Russia».Parlando ai delegati, Putin ha ringraziato Cina e India per i loro «sforzi» volti a favorire una soluzione diplomatica. Ha inoltre chiarito che «le cause del conflitto devono essere affrontate alla radice, ristabilendo un equilibrio di sicurezza» che tenga conto delle esigenze di Mosca. Parallelamente, il leader del Cremlino ha organizzato incontri bilaterali con Erdogan – centrati sull’Ucraina – e con Pezeshkian per discutere del programma nucleare iraniano. La sua agenda riflette il tentativo di rafforzare un asse politico-militare capace di bilanciare l’influenza americana ed europea nello scacchiere eurasiatico.
Xi Jinping: «No all’egemonismo, servono equità e giustizia»
Come scrive l’Ansa nel discorso inaugurale, Xi Jinping ha attaccato «l’egemonismo e la politica della forza» che segnano un mondo «attraversato da turbolenze e profondi cambiamenti». Ha invitato i leader a «respingere la mentalità da Guerra fredda, il confronto tra blocchi e i comportamenti prepotenti», ribadendo che la Cina «si è sempre schierata dalla parte dell’equità e della giustizia internazionale, promuovendo tolleranza e apprendimento reciproco». Il presidente cinese ha riconosciuto che l’attuale fase storica è «caotica e interconnessa», rendendo «ancora più ardui i compiti di sicurezza e sviluppo che i membri della Sco devono affrontare». Guardando al futuro, ha esortato a «rafforzare la solidarietà, migliorare il coordinamento strategico e sfruttare la forza di un vasto mercato comune». Ha infine richiamato l’importanza di integrare le strategie di sviluppo nazionali con la Belt and Road Initiative, presentata come motore di prosperità condivisa. Una delle dichiarazioni più significative è arrivata dal premier indiano Narendra Modi, che durante l’incontro bilaterale con Putin ha chiesto di porre fine quanto prima al conflitto in Ucraina. «Accogliamo con favore ogni sforzo compiuto per la pace – ha detto – e speriamo che tutte le parti procedano in maniera costruttiva. È necessario trovare una via per fermare la guerra e stabilire una pace duratura. Questo è l’appello dell’umanità intera». Il messaggio di Modi sottolinea l’equilibrio delicato che l’India cerca di mantenere: da un lato la cooperazione con la Russia sul piano energetico e militare, dall’altro il tentativo di non incrinare i rapporti con l’Occidente, cruciale per le proprie ambizioni economiche e tecnologiche.
Un fronte alternativo alla Nato
La Sco viene presentata da Cina e Russia come un contraltare alla Nato, ma con caratteristiche diverse: non una vera alleanza militare, bensì un forum di cooperazione politica, economica e di sicurezza. Negli anni, tuttavia, la sua funzione si è ampliata, diventando sempre più un canale attraverso cui Pechino e Mosca cercano di consolidare la loro influenza in Asia centrale e oltre. Durante il vertice di Tianjin, Xi ha tenuto diversi colloqui bilaterali, tra cui uno con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, fedele alleato di Putin. Particolarmente significativo l’incontro con Modi, il primo in Cina dal 2018, che ha segnato un passo verso il disgelo nei rapporti tra Pechino e Nuova Delhi dopo le tensioni di confine esplose nel 2020 sull’Himalaya. Entrambi i leader hanno convenuto che Cina e India «devono essere partner di cooperazione, non rivali», pur restando fortemente in competizione per l’influenza nell’Asia meridionale.Il vertice non si è limitato a questioni diplomatiche e di sicurezza. Molti dei leader presenti parteciperanno anche alla parata militare del 3 settembre in Piazza Tienanmen, organizzata da Pechino per celebrare gli 80 anni della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Tra i partecipanti è atteso anche Kim Jong-un, segno della volontà cinese di rafforzare legami simbolici e politici con gli alleati più vicini.