Veto di Trump agli studenti stranieri, il docente italiano: “Harvard non potrebbe essere Harvard senza di loro”
- Postato il 24 maggio 2025
- Mondo
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
Il taglio dei fondi federali ad Harvard era una minaccia relativa per una delle università più ricche del mondo, ma il divieto di permanenza degli stranieri deciso il 22 maggio dall’amministrazione Trump è un attacco frontale. Per una ragione: “Harvard non potrebbe essere Harvard senza gli studenti internazionali”, spiega a ilfattoquotidiano.it Francesco Erspamer, nato e cresciuto a Roma, professore di studi romanzi e direttore del programma italiano nel dipartimento di Filologia romanza della prestigiosa università di Boston. “Espellere chi non è statunitense significa colpire al cuore il sistema educativo americano”, dice il docente. In quell’ateneo Erspamer insegna da vent’anni e quando è arrivata la notizia dell’ennesima provocazione del presidente degli Stati Uniti si trovava in Italia per la pausa primaverile. “Le lezioni in questo periodo sono sospese – dice – ma gli studenti sono preoccupati di capire cosa accadrà già con i corsi estivi che sono alle porte”. Lui stesso dirige ogni anno una summer school di Harvard con cui porta allievi da tutto il mondo in Italia, tra Torino, Trento e Siena, per tre settimane. Quest’anno la partenza è prevista per metà giugno ma non è ancora chiaro se subirà variazioni a causa della guerra in corso tra l’istituto e il governo. “Sette dei miei trenta studenti non sono cittadini americani – dice Erspamer – ci stiamo informando per capire se devono richiedere dei permessi speciali, ma è un paradosso perché anche chi è americano negli Usa ha quasi sempre origini asiatiche, europee o non totalmente statunitensi”.
L’attacco alle élites – L’ultima mossa di Trump colpisce un processo di internazionalizzazione che negli Usa si è sviluppato di recente, in ritardo anche a causa dei costi elevati della retta, una delle contestazioni a cui lo stesso presidente ha fatto appello etichettando Harvard come Università delle élites. “È vero che negli ultimi anni si sono formati in questo ateneo i manager di Wall Street e le personalità di spicco di politica e finanza, la maggior parte degli americani non ha accesso a questo tipo di formazione elitaria e l’attacco di Trump potrebbe essere l’occasione per rivedere alcune scelte – spiega Erspamer -, ma adesso chi rischia di pagarne le conseguenze sono studenti che magari hanno pagato 80mila dollari per il primo anno o 160mila dollari perché sono al secondo, e devono interrompere all’improvviso un percorso per cui si sono indebitati”. La risposta del presidente dell’ateneo di Boston, Alan Garber, è stata fare causa – per la seconda volta – al governo, perché il divieto di ingresso agli stranieri “mette a repentaglio il futuro di migliaia di studenti e studiosi” e impedisce loro di realizzare i propri sogni.
Gli stranieri ad Harvard – Gli allievi internazionali costituiscono circa il 27% del totale ad Harvard e provengono da oltre 140 Paesi diversi. Per evitare ritorsioni su di loro, Trump vorrebbe avere accesso a tutte le informazioni sensibili degli iscritti e del personale dell’ateneo, e il Dipartimento per la Sicurezza interna (Dhs) ha dato all’università un ultimatum di 72 ore per provvedere a fornire tutti i materiali e i dati sensibili. Anche per questo la decisione di avviare un’azione legale potrebbe consentire ad Harvard di guadagnare tempo senza compromettere le carriere e le vite degli stranieri. “Se l’Università non troverà una soluzione migliaia di giovani si troveranno a dovere abbandonare istantaneamente gli Stati Uniti – dice Erspamer -. A prescindere dal fatto che siano fasce agiate e troverebbero un’alternativa valida, è sbagliato che su una questione di principio vengano sacrificati i loro progetti di vita”. Secondo i numeri diffusi dall’Harvard international office, per l’anno accademico 2024-2025 la popolazione internazionale, tra studenti e ricercatori conta 10.158 persone, provenienti per lo più dalla Cina (circa 2 mila) e dall’India (circa 800). Di italiani nell’ateneo di Boston ce ne sono circa 280.
Le domande frequenti dell’ateneo – A tutti loro, l’Università ha dato alcuni consigli pratici nel caso vengano fermati dagli agenti federali dell’ufficio immigrazione, l’Immigration and customs enforcement (Ice), con risposte alle domande frequenti pubblicate sul sito dell’ateneo. Il primo invito è a contattare le forze dell’ordine interne dello Harvard university police department (Hupd), che devono essere avvisate prima di ogni eventuale ispezione dell’Ice, poi gli universitari devono essere consapevoli che gli agenti possono accedere alle residenze soltanto dietro un formale mandato giudiziario, con il consenso dell’occupante, e che all’esterno del campus non sono tenuti a rispondere a nessuna domanda sull’immigrazione. Il dubbio di molti ricercatori e allievi è poi sulla mobilità. Nelle scorse settimane, diverse persone hanno raccontato di essere state identificate o deportate come se fossero migranti illegali dopo periodi di visiting anche brevi. I casi finora non sembrano sistematici, ma la risposta dell’ateneo è glaciale: “Se stai pianificando un viaggio fuori dagli Usa ti incoraggiamo a valutarne i rischi, predisporre piani di emergenza e considerare la possibilità che un rientro ritardato possa compromettere la tua capacità di riprendere le attività di ricerca, lavoro o studio nel campus”, si legge tra le faq. Secondo il professor Erspamer, l’ateneo farà il possibile per difendere il carattere internazionale dell’Università, che “cambierebbe volto senza i suoi studenti da tutto il mondo”. Per ora, da Harvard il consiglio più cauto agli stranieri è chiaro: “Vista l’incertezza della situazione – si legge sul sito -, incoraggiamo a essere il più possibile flessibili”.
L'articolo Veto di Trump agli studenti stranieri, il docente italiano: “Harvard non potrebbe essere Harvard senza di loro” proviene da Il Fatto Quotidiano.