Vi racconto il Clean industrial deal secondo il settore cartario. Scrive Medugno

  • Postato il 30 giugno 2025
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Un piano strategico, che in analogia con il Clean industrial deal, metta in sicurezza il settore cartario italiano dagli shock economici e di transizione energetica che mira a rendere il comparto più resiliente, competitivo e sostenibile, riducendo i costi dell’energia e trasformando gli obiettivi di decarbonizzazione in un motore di crescita. Questo il significato dell’iniziativa di Assocarta che con l’assemblea pubblica del 26 giugno, tenutasi presso Civita in Roma, ha voluto presentare una propria proposta, un Paper Industrial Deal.

Partendo da una certezza: la carta è il materiale più circolare e sostenibile che oggi il mercato dell’imballaggio possa utilizzare, è il più riciclato, il più versatile flessibile e adattabile alle diverse esigenze. È un materiale essenziale per tutti gli utilizzi igienico sanitari, che negli anni hanno permeato il modus vivendi e la cultura odierna. È ancora, nonostante l’avvento di tanta digitalizzazione, il più resiliente alla bellezza, alla storia e alla tradizione mezzo di comunicazione illustrazione e stampa che abbiamo.

È un comparto che in Italia ha scalato le classifiche europee negli anni, grazie anche alla sostenibilità delle sue materie prime e del suo impatto ambientale ed energetico sviluppato nel nostro bel paese. È un contesto industriale che ha abbracciato con forza, entusiasmo ed esempio per molti altri il percorso della decarbonizzazione. Nel 2024 la produzione e la domanda interna presentano un recupero del 6,2% e del 7,8% rispettivamente, a fronte di un fatturato di 8,3 miliardi di euro, in aumento dell’1,5%, generato da 19 mila addetti diretti in 151 cartiere. Ma crescono anche le importazioni del 12,7% che soddisfano oltre il 54% della domanda interna confermando una perdita di competitività sul mercato interno dei prodotti nazionali. E dopo un biennio di contrazione, torna a crescere la domanda estera che registra un aumento dell’11,2% sul 2023 con un export per lo più diretto verso Francia, Germania e Spagna, in particolare per le carte e cartoni da imballaggio (+15,4%).

“In un contesto politico-economico incerto ed imprevedibili a livello europeo e mondiale, il sistema cartario nazionale ha la certezza di dove è arrivato e di dove vorrebbe andare. Siamo i terzi produttori Ue di carta e cartone dietro a Germania e Svezia con una quota dell’89% di materie prime provenienti da materiali riciclabili 56% e da fonti rinnovabili (biomasse) 33% e secondi utilizzatori Ue di carta da riciclare con l’11,4% del consumo europeo dopo la Germania, con un tasso di riciclo del 70,9% che negli imballaggi supera l’85%, andando oltre gli obiettivi Ue”, ha spiegato il presidente di Assocarta Lorenzo Poli ha sintetizzato la situazione.

“Occorre mettere in sicurezza il settore e l’intera filiera con misure non più rinviabili”, ha proseguito Poli, “per azzerare il differenziale Psv-Ttf che per il settore nel 2024 ha comportato extracosti per oltre 50 milioni di Euro e per cercare di ridurre il costo del gas con una nuova gas release che superi l’attuale schema e che faccia leva sul biometano per gli hard-to-abate. Oltre a interventi concreti per sostenere la decarbonizzazione attraverso la decarbonizzazione dei combustibili con una biometano release e l’elettrificazione delle rinnovabili con contratti per differenze rispetto al costo del gas e piano di sviluppo dell’infrastruttura elettrica per garantirne la consegna necessaria all’elettrificazione”.

Si tratta di una delle dieci misure per rafforzare circolarità e decarbonizzazione del settore contenute nel Paper industrial deal che prevede interventi strutturali che riguardano la valorizzazione delle biomasse per la decarbonizzazione degli hard-to-abate in linea con la Strategia Forestale Nazionale, la semplificazione dell’Eudr per favorire l’utilizzo di materie prime rinnovabili come legno e carta, ma soprattutto misure che riguardano il costo energetico che, nel 2024, ha visto un differenziale di prezzo del gas naturale, tra il mercato nazionale e quello dei principali competitor europei, pari a circa 2,30 euro/MWh, il più alto dal 2020 ad oggi, oltre il 6% del prezzo del gas.

Non solo energia ma anche economia circolare su cui innestare un ciclo virtuoso su occupazione e produttività. “Come settore cartario vorremmo mantenere i benefici ambientali, economici, e sociali del riciclo della carta sul territorio italiano con misure volte a ridurre l’export di materia prima riciclabile che, nel 2020-2024, ha raggiunto un valore medio annuo di 1,73 milioni di tonnellate: un quarto della carta raccolta da cittadini e imprese italiane che se fosse riciclata in Italia aumenterebbe la produttività dell’industria cartaria italiana del 27%, creerebbe 1.360 nuovi posti di lavoro in Italia e produrrebbe un Pil aggiuntivo per l’Italia di 1,4 miliardi di euro ogni anno” ha affermato Poli.

A ciò va aggiunta l’attenzione al lavoro. Detassare le indennità che i lavoratori, organizzati sui turni percepiscono come lavoro domenicale, notturno, festivo e straordinario renderebbero più attrattivo il settore e potrebbero facilitare il reperimento di nuove risorse e il cambio generazionale. La proposta di Assocarta è all’interno della piattaforma Federazione Carta e Grafica e intende rafforzare un comparto centrale per la competitività e produttività di una filiera che rappresenta un valore di circa 27 miliardi di euro di fatturato (1,2% Pil), generato da oltre 160.000 addetti diretti in circa 16.000 imprese, essenziale per attività chiave della società quali igiene, cultura, prevenzione dello spreco alimentare, scambi commerciali e per circolarità complessiva dell’economia italiana. In conclusione, resta sempre valida la massima di Seneca “Non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. Il settore cartario ha consapevolezza di dove andare e spera in un buon vento costante che ne accompagni la navigazione.

Autore
Formiche

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