Via libera al salario minimo negli appalti in Puglia. La Consulta respinge il ricorso del governo Meloni contro la Regione

  • Postato il 16 dicembre 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’obbligo di salario minimo di nove euro l’ora in tutti gli appalti commissionati dalla Regione non è incostituzionale. Lo ha stabilito la Consulta dando così il via libera alla normativa della Regione Puglia che ha introdotto come criterio di selezione delle ditte che partecipano a gare di appalto pubbliche quello della retribuzione oraria minima per i dipendenti delle imprese che aspirano a vincere i bandi. Con la sentenza numero 188, depositata oggi (martedì 16 dicembre), la Corte Costituzionale ha respinto il ricorso del governo dichiarando inammissibili le questioni di legittimità promosse dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Il governo – mentre la maggioranza ha sterilizzato le proposte delle opposizioni con una delega in bianco all’esecutivo – ha provato a bloccare la norma pugliese. La Presidenza del Consiglio, infatti, ha lamentato la violazione degli articoli 36 e 39 della Costituzione, in quanto le disposizioni regionali lederebbero l’autonomia della contrattazione collettiva nella fissazione delle retribuzioni, nonché dell’articolo 117 che attribuisce allo Stato la competenza esclusiva in materi. La Corte costituzionale non è entrata nel merito delle obiezioni in quanto le disposizioni regionali oggetto di contestazione non introducono un obbligo generalizzato di retribuzione minima che si imponga direttamente a tutti i contratti di lavoro privato subordinato stipulati nel territorio regionale, ma hanno un ambito di applicazione circoscritto alla sola sfera degli appalti pubblici e delle concessioni affidati dalla Regione e dagli enti strumentali. Le questioni, pertanto, sono state dichiarate inammissibili perché, rispetto a ciascuno dei parametri evocati, non sono stati prospettati profili attinenti ai beni e agli interessi di rango costituzionale che vengono in gioco nello specifico ambito delle procedure di evidenza pubblica.

“Una vittoria importantissima” la definisce l’ex presidente uscente della Regione, Michele Emiliano, che ricorda come la Puglia sia stata “la prima Regione che ha tutelato le retribuzioni, in mancanza di qualsivoglia analoga tutela da parte dello Stato”. Pochi mesi dopo la stessa norma è stata introdotta dalla Toscana che ha approvato all’unanimità una mozione del M5s. E anche qui è arrivata l’impugnazione della legge da parte del governo. Intanto però anche altri enti locali hanno deliberato per il salario minimo a 9 euro l’ora, come i comuni di Napoli, Milano Firenze e Livorno. Esulta anche il neo governatore pugliese parlando di “un punto di partenza importante per restituire dignità ed equità al lavoro di tantissime persone”. Antonio Decaro promette anche che “nei prossimi anni sperimenteremo questa norma a partire dagli appalti regionali e dalle concessioni affidate dalla Regione e dai suoi enti strumentali, condividendo con tutti i soggetti del partenariato socio-economico gli effetti di queste disposizioni, anche in vista di possibili estensioni“. “Perché un lavoro giusto, che valorizza e gratifica chi lo svolge, è anche uno strumento di forza e di competitività per le imprese”, conclude.

“La sentenza della Corte costituzionale dimostra ancora una volta come la direzione intrapresa dal governo nei confronti del salario minimo sia sbagliata e dannosa“, commenta il deputato M5S Leonardo Donno. “Auspico che Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega prendano atto di questa sonora batosta e riprendano la discussione sulla nostra proposta; una misura che abbiamo presentato anche in altri comuni guidati dal Movimento 5 Stelle. Di fronte a 6 milioni di persone che guadagnano meno di mille euro al mese, e al 9 per cento di lavoratori italiani full time in povertà assoluta, la maggioranza lasci da parte una furia ideologica senza senso e prenda atto che il salario minimo è un provvedimento che non può più attendere”, conclude il deputato M5s. Per Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa verde, questa è “una sconfitta netta del cinismo egoista del governo davanti alla Corte costituzionale. Invece di difendere i lavoratori dallo sfruttamento, Palazzo Chigi ha scelto di schierarsi dalla parte di chi si arricchisce sottopagando chi lavora”. “Con questo governo – conclude Bonelli – la povertà assoluta è aumentata fino a coinvolgere oltre 6 milioni di persone. La sentenza della Consulta dimostra che si può e si deve stare dalla parte di chi lavora, non di chi sfrutta. Con noi al governo il salario minimo sarà legge“.

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