Via libera dell’Antitrust Ue all’offerta di Unicredit su Banco Bpm. “Sufficienti gli impegni assunti dall’acquirente”
- Postato il 19 giugno 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Punto a favore di Unicredit nella partita per la conquista di Banco Bpm, acquisizione osteggiata dal governo. L’antitrust Ue ha approvato l’operazione, subordinata al pieno rispetto degli impegni assunti. In particolare, Unicredit si è impegnata a cedere 209 filiali (e una decina di miliardi di depositi, ndr) e per l’Ue l’impegno risolve pienamente le preoccupazioni relative alla concorrenza. Secondo la Commissione “l’operazione, come modificata dagli impegni, non solleverà più preoccupazioni in materia di concorrenza nei mercati dei depositi e dei prestiti, sia per i consumatori al dettaglio che per le Pmi”.
La Commissione ha invece respinto la richiesta dell’autorità garante della concorrenza italiana di rinviare la concentrazione alla sua valutazione, da effettuare in base al diritto italiano. “La Commissione può rinviare un caso a uno Stato membro se gli effetti concorrenziali sono limitati al suo territorio, sottolinea la nota. Ma ha concluso che non vi sono motivi sufficienti per rinviare il caso all’Italia.
Lo scorso 18 aprile, il governo italiano ha fatto ricorso al golden power, la possibilità di bloccare delle operazioni giudicate pregiudizievoli degli interessi nazionali in ambiti strategici. Scelta curiosa per un’operazione che vede protagonisti due soggetti entrambi italiani. Anche su questo dovrà pronunciarsi Bruxelles ma, al momento, non è fissata una scadenza per la decisione. Tra le condizioni poste dal governo ad Unicredit ci sono la completa uscita dalla Russia, l’impegno a mantenere in portafoglio i titoli di Stato posseduti da Anima (che finirebbe in Unicredit attraverso Banco Bpm), anche qualora dovessero perdere valore e vincoli più penalizzanti sul rapporto tra depositi e prestiti erogati. Il numero uno di Unicredit Andrea Orcel ha spiegato che se tutte queste condizioni restano così come sono l’operazione salta.
La banca intanto ha fatto oggi sapere che “contrariamente ad alcune informazioni pubbliche circolate, la sua presenza in Russia non è in conflitto con alcuna posizione internazionale”. Unicredit, si legge, “rispetta pienamente tutte le leggi applicabili e il quadro sanzionatorio (di cui l’Italia è firmataria) e opera secondo standard più stringenti o in linea con tutti i requisiti dell’Autorità di vigilanza dell’Ue, che sono ancora più rigorosi rispetto alla legislazione e al regime delle sanzioni”.
“Unicredit, come altre società internazionali, italiane ed europee, comprese grandi banche, ha ancora attività in Russia, che sono state drasticamente ridotte dall’inizio del conflitto, a un ritmo più veloce di qualsiasi altra società concorrente”, ribadisce la nota. Questo, aggiunge la banca, “ha portato a un’attività completamente isolata, segregata dal resto del gruppo, con meno di un miliardo di euro di prestiti e depositi verso società russe e con una potenziale perdita completamente coperta da una piccola frazione del nostro capitale in eccesso”.
Un piccolo assist ad Unicredit, questa volta in relazione all’interesse per la tedesca Commerzbank di cui possiede circa il 30%, arriva anche nel rapporto consegnato a Bruxelles dal Fondo monetario internazionale in cui si legge che “Ridurre le barriere alle fusioni e acquisizioni bancarie transfrontaliere contribuirebbe ad aumentare i finanziamenti bancari, affrontare le preoccupazioni di lunga data relative a una redditività strutturalmente bassa e a costi elevati, e a stimolare la concorrenza all’interno del settore bancario dell’area dell’euro”.
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