Viaggi sotto il sole rovente: le città europee dove l’estate è diventata (troppo) lunga

  • Postato il 11 luglio 2025
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  • Di SiViaggia.it
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Una volta c’era l’estate. Tre mesi: giugno, luglio, agosto. Sandali, gelati, ventagli nei musei e un’aria di leggerezza collettiva che sapeva di libertà e salsedine. Ora, invece, c’è la stagione del caldo eterno, un’estate che si allunga, si espande, si incolla addosso per mesi e mesi, lasciandoci sudati e confusi da maggio a ottobre.

No, non è solo una sensazione. Lo dice la scienza: l’estate, quella con temperature sopra i 32°C, in alcune città europee dura anche cinque mesi. Non più una parentesi dorata, ma un capitolo intero, estenuante, che sta cambiando il volto delle nostre metropoli.

Lo ha scoperto un team di esperti della ONG Climate Resilience for All, che per quattro anni ha analizzato 85 città nel mondo, monitorando i giorni in cui si tocca la soglia dei 32 gradi. Spoiler: i mesi caldi non sono più tre, ma anche sette. E in alcune città tropicali, i 32°C spuntano praticamente in ogni stagione.

Atene, Lisbona, Madrid, dove il termometro non scende mai

Se pensavate che agosto ad Atene fosse tosto, preparatevi al plot twist. La capitale greca è la città europea con l’estate più lunga: 145 giorni sopra i 32°C. Quasi cinque mesi di caldo costante, da metà maggio a inizio ottobre, in cui il marmo dell’Acropoli scotta, le strade si svuotano e l’asfalto brilla come lava.

Atene è letteralmente una pentola a pressione. L’effetto isola di calore, causato dalla densità urbana, l’assenza di alberi e il cemento ovunque, rende tutto più difficile: dormire, camminare, respirare. La città si infiamma, e non nel senso romantico.

Segue Tirana, che con 143 giorni si piazza sul secondo gradino del podio mediterraneo. Poco dopo arriva Lisbona, elegante e in apparenza ventilata, che però combatte con un’estate che ormai dura 136 giorni. E poi c’è Madrid, dove il caldo inizia a fine maggio e saluta solo a settembre inoltrato. La capitale spagnola arriva a 119 giorni di caldo estremo, rendendo la “siesta” più necessaria che culturale.

Anche Parigi ha alzato bandiera bianca: oggi conta quasi tre mesi consecutivi oltre i 32°C, cosa che, fino a qualche anno fa, sembrava impensabile. Perfino Monaco di Baviera e Varsavia, città dal clima classicamente nordico, iniziano a vivere picchi termici che durano settimane. Tradotto: l’estate come l’abbiamo conosciuta è ufficialmente in crisi d’identità.

Perché il caldo non è solo fastidioso, ma pericoloso 

La domanda sorge spontanea: ma non è meglio un’estate lunga, dopotutto? Più giornate di sole, più serate all’aperto, più vacanze al mare? La risposta è no, almeno non così. Perché quello che stiamo vivendo non è un bonus estivo, ma un campanello d’allarme climatico.

Secondo lo studio, oltre quattro miliardi di persone sono state esposte l’anno scorso a temperature estreme prolungate, con conseguenze pesanti sulla salute, in particolare su anziani, bambini e persone con patologie croniche. Si registrano più ricoveri, più morti legate al caldo, più collassi dei sistemi sanitari e tutto questo accade in un contesto urbano che diciamolo non è stato progettato per reggere sei mesi di forno acceso.

Le città non sono pronte. Né a livello strutturale (poca ombra, zero ventilazione, asfalto a tappeto), né sociale (piani d’emergenza minimi, spazi di rifugio freschi assenti). Il caldo sta diventando un nemico pubblico, silenzioso ma spietato.

Secondo Kathy Baughman McLeod, CEO di Climate Resilience for All, l’estate che conoscevamo non esiste più. E bisogna agire in fretta: creare più aree verdi, progettare edifici che respirano, pianificare strategie per fronteggiare le ondate di calore. In pratica: cambiare il modo in cui viviamo le città.

E sì, se vi state chiedendo dove siano le città italiane in questo studio, non ci sono, ma nonostante ciò è facile immaginare che Roma, Napoli, Palermo stiano messi come, o peggio, di Atene e Madrid. L’aria bollente che ci sveglia a giugno e ci accompagna fino a ottobre ne è la prova quotidiana.

Autore
SiViaggia.it

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