Vibo, morte di Martina: «Aveva problemi già dal 2 marzo»
- Postato il 6 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Vibo, morte di Martina: «Aveva problemi già dal 2 marzo»
Il racconto del cognato di Martina Piserà, la giovane donna morta domenica 4 maggio col bimbo in grembo. I fastidi, il respiro affannoso e quella tragica mattina. Eseguita l’autopsia
«È dal 2 marzo scorso che Martina soffriva di dolori al petto». Gabriele Lascala non nasconde la rabbia per la morte della cognata Martina Piserà e del bimbo che portava in grembo, avvenuta alle prime luci dell’alba di domenica 4 maggio, all’ospedale di Vibo
MORTE DI MARTINA, IL DOLORE IN PAESE
Il forno di famiglia, a Mesiano di Filandari, è aperto. La gente entra per porgere le condoglianze, per portare conforto per una duplice perdita così difficile da accettare. «Non ci sono parole» è la frase delle persone che entrano nel locale che scandisce il nostro incontro con Gabriele. Lui risponde con dimessa cortesia e ringrazia. Suo fratello Alberto, marito della 32enne, è a casa.
GLI INTERROGATIVI SI MOLTIPLICANO
Sconvolto come tutti dal dolore. E mentre gli interrogativi si moltiplicano e le risposte al momento tardano ad arrivare, resta la rabbia: «Non è possibile morire così», commenta raccontando che dal «2 marzo scorso che Martina lamentava dolori al petto, alla schiena e le era stata prescritta una cura a base di Toradol. Solo che a questi si erano aggiunti i problemi respiratori. Ricordo che aveva spesso l’affanno e alla gravidanza ma i medici imputavano questo fastidio alla gravidanza. In pronto soccorso la spedivano direttamente in Ginecologia». Gabriele riferisce anche di un episodio: «Una volta li hanno mandati addirittura al laboratorio di Nusdeo a fare le analisi. Ma perché? L’ospedale non poteva farle?», domanda legittimamente aggiungendo che la cognata «era stata curata anche per una bronchite, ragione per la quale si era recata nuovamente al Pronto Soccorso».
MORTE DI MARTINA, I NUMEROSI VIAGGI IN OSPEDALE
Insomma, in tutta la vicenda, una delle poche certezze sono i viaggi continui della ragazza negli ultimi due mesi presso il nosocomio cittadino per uno stato di salute non ottimale.
E si arriva alla tragica notte. È sempre Gabriele a raccontarla: «Alle 4 di mattina, Martina continua a lamentare fitte fortissime sotto il petto e così mio fratello la porta al Pronto soccorso. Quando è arrivata aveva ancora quegli affanni che avvertiva da tempo, addirittura parlava a fatica. Viene trasferita in Ginecologia, lei dice di non sentire più il feto, le fanno gli esami e scoprono purtroppo che era morto». Uno shock per la coppia che aveva assaporato per mesi l’idea di diventare genitori visto che fino almeno al 30 aprile la gravidanza era stata regolare.
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LA DECISIONE DEL PARTO INDOTTO
A quel punto bisognava decidere se effettuare il cesareo oppure optare per un parto indotto. I medici per due volte chiedono ad Alberto e Gabriele –nel frattempo sopraggiunto al nosocomio – se Martina fosse allergica a qualche farmaco, “Allo Zimox” risponde il marito. Chiedono se soffriva di qualche patologia cardiaca “perché forse avevano capito qualcosa”. Poi rientrano.
Ma dopo appena un quarto d’ora la seconda tragedia con la morte della 32enne. Un colpo durissimo per i suoi cari, increduli, basiti, stravolti dal dolore. Chiediamo se è stata fornita una spiegazione del decesso: «Il primario ci ha detto – risponde Gabriele – che dalle analisi era emerso l’alterazione degli enzimi del cuore».
L’INCHIESTA DELLA PROCURA
La Procura di Vibo ha aperto una inchiesta al momento contro ignoti e ieri, lunedì 5 maggio, è stata svolta l’autopsia sul corpo della ragazza e sul feto per i cui esiti dovranno passare necessariamente giorni. Nel frattempo, oggi pomeriggio, martedì 6 maggio, alle 15.30, presso la chiesa di Santa Maria della Neve e San Nicola, a Mesiano, il vescovo Attilio Nostro, insieme al parroco don Giuseppe La Rosa, officerà i funerali.
I FUNERALI DI MARTINA
«Noi vogliamo soprattutto la verità sulla morte di Martina e di Marino (il nome che era stato dato al bimbo, in ricordo del padre di Alberto morto appena un anno fa, ndr) e che quanto accaduto induca chi opera in campo sanitario e non solo ad adoperarsi affinché tragedie come queste non abbiano più a verificarsi», la chiosa di Gabriele.
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