“Violazione della privacy e frasi infondate, umilianti e ingiustificatamente aggressive per guadagnarci”: Raoul Bova querela Fabrizio Corona

  • Postato il 3 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo l’avvocato Annamaria Bernardini de Pace, anche il suo assistito Raoul Bova passa all’attacco. L’attore al centro delle indagini come parte lesa per un presunto sistema di ricatto e difussione di dati sensibili operato da terzi. Nei giorni scorsi infatti ha tenuto banco per la ricostruzione fatta da Fabrizio Corona nell’ultima puntata di “Falsissimo” secondo il quale l’attore da oltre due anni intratteneva una relazione con la modella Martina Ceretti.

Poi entra in gioco il pr e amico della ragazza, Federico Monzino, che stando a Corona lo avrebbe contattato per girargli tutto il materiale privato tra l’attore e la Ceretti. Le indagini cercano di risalire anche alle minacce che Bova avrebbe ricevuto prima che andasse in onda “Falsissimo”, da una utenza spagnola, prestanome di un soggetto ancora da verificare.

Al netto della vicenda Raoul Bova con l’avvocato David Leggi ha querelato l’ex re dei paparazzi. Secondo il carteggio riportato da Il Corriere della Sera “c’era l’obiettivo di guadagnarci e c’è la volontà di danneggiare”.

Si fa riferimento alle “frasi infondate, umilianti e ingiustificatamente aggressive” diffuse al milione e ottocentomila follower dell’account personale di Fabrizio Corona e ai 440mila del canale “Falsissimo”, oltre ai 570mila iscritti sul canale YouTube. Quindi una platea piuttosto ampia.

Nella diffusione dei messaggi privati tra Raoul Bova e Martina Ceretti c’è anche “l’illecita diffusione di dati personali”, reato che secondo la legge sulla privacy, può prevedre una pena massima di tre anni di carcere.

Infine l’avvocato punta il dito contro Corona che ha definito Bova “un babbo di minchia, che cercherebbe di passare ancora una volta per la brava persona che non è”, perché sono frasi che “ledono l’onorabilità e il decoro” di Bova, tentando di«indurre il lettore a convincersi della ef-fettiva rispondenza del fatto adombrato, mediante un at- teggiamento comunicativo che esorbita da una funzione prettamente valutativa per assumere falsamente i connotati di una vera e propria notizia di cronaca”.

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Il Fatto Quotidiano

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