Vivere con niente

  • Postato il 5 novembre 2025
  • Di Il Foglio
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Vivere con niente

In una delle più recenti edizioni italiane del Grande Gatsby (Feltrinelli, 2025), la traduttrice e curatrice Claudia Durastanti, parlando dello stile di Francis Scott Fitzgerald, afferma che “ogni giro di frase ricorda qualcosa di familiare e allo stesso tempo anticipa una visione”. Questa capacità di raccontare le storie dal punto di vista della fine, con la consapevolezza della caducità delle cose e delle ambizioni, emerge pienamente da una nuova raccolta di scritti di Fitzgerald appena uscita per Avagliano e a cura di Rossella Monaco, Vivere con niente, una quindicina di racconti autobiografici, alcuni dei quali tradotti in italiano per la prima volta.

 

Dice Monaco nella postfazione: “Già nei suoi romanzi di maggior successo, oltre che nelle pagine autobiografiche giovanili, si avverte la precarietà che lo segnerà fino alla fine: il sospetto che la festa non duri, che la bellezza abbia un prezzo, che la caduta sia inevitabile”. Eppure quanta risolutezza in queste pagine, quanta capacità di ridere di fronte alle difficoltà. Una forza sarcastica che percorre soprattutto pezzi come “La cosa più vergognosa che abbia mai fatto”, “Come vivere praticamente con niente per un anno” (questo con una tensione che sfiora toni da surrealismo francese alla Michaux) o “La mia vecchia fattoria nel New England sull’Erie”. Illuminante il viaggio nell’abitazione ideale descritto in La casa dello scrittore, quasi un’auto-analisi letteraria che culmina con la scoperta che le case degli scrittori, alla fine, sono uguali a tutte le altre case.  I vari brani che compongono Vivere con niente posso essere letti in ordine cronologico, dal primo (“Quel che mi è stato consigliato di fare-e non ho fatto”) all’ultimo (“I giovani d’oggi”), e in questo modo se ne ricava un’agile autobiografia. Oppure saltando liberamente, godendo solo dello stile. “Lo sguardo che attraversa la raccolta – è ancora Monaco a parlare – non è quello del romanziere delle feste, ma di chi resta a lavare i piatti”. E, vorremmo aggiungere, l’uno e l’altro si danno forza reciprocamente.  Difficile immaginare di spodestare Francis Scott Fitzgerald dal primo posto della classifica degli scrittori più rappresentativi degli “anni ruggenti” (vale la pena ricordare anche la bella e malinconica interpretazione che ne fece Christian Iansante nel film “Genius” di Michael Grandage). Così come – dovendo scegliere uno tra i tanti candidati al titolo di Grande romanzo americano – non si rischierebbe troppo a puntare proprio sul Grande Gatsby. Ma Fitzgerald non è solo Gatsby, appunto. Ogni suo scritto riflette quell’inimitabile miscela di euforia e senso della fine, di festa e tristezza. E lo fa con uno stile su cui il tempo non ha davvero lasciato accumulare un grammo di polvere. I vari pezzi che compongono Vivere con niente – alcuni già noti, altri inediti, ma qui riuniti in un’unica coerente traduzione – sono una conferma dell’attualità di questo scrittore.

   

Francis Scott Fitzgerald
Vivere con niente
Avagliano, 192 pp., 14 euro

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Autore
Il Foglio

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