Vocazione totalitaria? Quando il problema è a sinistra
- Postato il 30 ottobre 2025
- Politica
- Di Libero Quotidiano
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Vocazione totalitaria? Quando il problema è a sinistra
A leggere i giornali, e in particolare i commenti che legano il caso Fiano ai reducismi in scena a Predappio, non potevano non venire in mente le risatine di scherno che hanno accolto chi, da destra, denunciava una pericolosa deriva che ci sta riportando verso gli anni Settanta. Verso quell’idea tossica, cioè, per cui l’avversario non ha diritto di parola, non deve avere agibilità politica, è solo un nemico da cancellare. E invece quelle voci derise dicevano il vero. Prendiamo uno dei quotidiani principali, il Corriere della sera. Negli ultimi giorni, ha scritto Carlo Verdelli, si comincia a risentire un certo «olezzo».
Dice: si riferirà a quelli che hanno fatto il segno della P38 contro Fiano? Manco per niente. Si riferisce ai fascisti. I segnali per Verdelli sono inequivocabili: un gruppo di “ardimentosi multietnici” (erano un gruppo di maranza, quelli cioè cui la sinistra vuole dare la cittadinanza breve) che vandalizza una scuola a Genova, i nostalgici in gita a Predappio e il solito La Russa che rivendica la Fiamma intramontabile. Squadracce, squadroni, eversione. Un linguaggio da anni Settanta.
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Poi cita anche la contestazione a Fiano, bontà sua. Ma l’impianto del ragionamento è chiarissimo, chiarissimo da dove viene il pericolo secondo lui. Passiamo all’Unità, giornale più schierato, dove si lamenta il fatto che gli antifascisti sono trattati da fuorilegge mentre chi inneggia al fascismo «agisce indisturbato». L’esempio qui è ancora più illuminante: si fa riferimento alla rissa avvenuta davanti al liceo Einstein di Torino per impedire un volantinaggio di Gioventù nazionale. La polizia, si denuncia con sdegno nell’articolo, ha difeso quelli che volevano distribuire volantini razzisti. Centoventi genitori dello stesso liceo hanno messo sotto accusa il dirigente scolastico che non si è schierato dalla parte giusta... Doveva cioè appoggiare i violenti di sinistra. Quale sia la logica distorta che si cela dietro questo tipo di mentalità è evidente: a sinistra non c’è mai violenza, non c’è mai quella vocazione totalitaria che ora chiude la bocca a Roccella in quanto “fascista” ora vuole chiudere la bocca a Fiano in quanto “ebreo”.
Tutto questo la sinistra non è capace di riconoscerlo: ci sono nei cortei pro-Pal gli spaccavetrine? Beh loro tirano fuori i saluti romani dell’inchiesta di Fanpage. Brando Benifei l’ha spiattellato in tv chiaro e tondo: i giovani di FdI «inneggiano» a Hitler. Dice: forse si riferiva a quella candidata di Avs in Campania che a proposito di Israele si lamentava dell’incompiuta missione di Hitler? No no, si riferiva proprio all’inchiesta di Fanpage. Se c’è imbarazzo per la violenza antifascista e antisionista basta tirare fuori la storia del busto del Duce in casa La Russa e oplà l’intolleranza rossa sparisce, si dilegua, evapora.
Il punto è che questi figli dell’ideologia comunista, occupanti di strutture pubbliche che dovrebbero essere aperte a tutti come le Università, considerano gli atenei un loro terreno privato di scorribande e si arrogano il diritto di decidere chi cacciare e chi ammettere. Quello di Fiano non è infatti un caso isolato. Prima era accaduto a Capezzone, a Parenzo e a Molinari. La sinistra non ha mai preso le distanze e ha di fatto legittimato un metodo. Tutto è dissenso e tutto è legittimo: impedire a un giornalista di esercitare il suo diritto di opinione, sfondare un cordone della polizia, improvvisare un blocco stradale, interrompere con cori e slogan una celebrazione. Era ingenuo pensare che tutto ciò avrebbe coinvolto solo esponenti di destra e che alla fine non avrebbe lambito anche quell’area che ha reagito con coccole e buffetti a queste forme di contestazione. Non potranno ancora a lungo evitare di fare i conti con questa realtà tirando fuori dal cilindro Predappio e la Fiamma. Anche se, va detto, le contorsioni ideologiche che manifestano per occultare, sopire e troncare valgono di per sé un’attenta osservazione. Lo spettacolo è davvero tragicomico.
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