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Gli episodi, iniziati dalla quinta tappa, si ripetono ormai quotidianamente, costringendo gli organizzatori a interventi straordinari e a chiedere l’aiuto della polizia. Alcune frazioni sono state neutralizzate, altre hanno subito ritardi e modifiche, ma la situazione resta fuori controllo. A preoccupare è anche l’assenza di prese di posizione chiare da parte dell’Unione Ciclistica Internazionale, rimasta finora in silenzio. Intanto la paura cresce tra gli atleti e gli staff, colpiti da una violenza che poco ha a che fare con la tradizione di passione e rispetto che contraddistingue solitamente il pubblico del ciclismo.

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“C’erano chiodi sulla strada, hanno lanciato oggetti e insultato i corridori, a prescindere dalla squadra”, ha aggiunto Gregaard, sottolineando come l’esperienza sia rovinata non solo per i professionisti in gara, ma anche per i tifosi che seguono la corsa. Ora lo sguardo è rivolto all’ultima settimana e soprattutto alla tappa conclusiva di domenica a Madrid. La capitale si è già blindata: previsti 1.500 agenti lungo il percorso, in un clima di paura che rischia di oscurare lo spettacolo sportivo.

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Vuelta, l'attacco choc dei pro-Pal: "Urina in faccia"

  • Postato il 11 settembre 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Vuelta, l'attacco choc dei pro-Pal: "Urina in faccia"

Alla Vuelta la tensione è ormai alle stelle. Da giorni i corridori denunciano il comportamento degli attivisti ProPal, che hanno trasformato il Giro spagnolo in un percorso a ostacoli, con azioni sempre più aggressive e pericolose. Non importa il team di appartenenza, i ciclisti sono diventati bersaglio di insulti, oggetti lanciati, puntine disseminate lungo le strade. L’episodio più grave è stato raccontato da Jonas Gregaard, 29enne della Lotto, che ha denunciato di essere stato colpito in faccia da un liquido maleodorante: “Probabilmente era urina”, ha spiegato, parlando di manifestanti diventati “pericolosi e violenti”.

 

Gli episodi, iniziati dalla quinta tappa, si ripetono ormai quotidianamente, costringendo gli organizzatori a interventi straordinari e a chiedere l’aiuto della polizia. Alcune frazioni sono state neutralizzate, altre hanno subito ritardi e modifiche, ma la situazione resta fuori controllo. A preoccupare è anche l’assenza di prese di posizione chiare da parte dell’Unione Ciclistica Internazionale, rimasta finora in silenzio. Intanto la paura cresce tra gli atleti e gli staff, colpiti da una violenza che poco ha a che fare con la tradizione di passione e rispetto che contraddistingue solitamente il pubblico del ciclismo.

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“C’erano chiodi sulla strada, hanno lanciato oggetti e insultato i corridori, a prescindere dalla squadra”, ha aggiunto Gregaard, sottolineando come l’esperienza sia rovinata non solo per i professionisti in gara, ma anche per i tifosi che seguono la corsa. Ora lo sguardo è rivolto all’ultima settimana e soprattutto alla tappa conclusiva di domenica a Madrid. La capitale si è già blindata: previsti 1.500 agenti lungo il percorso, in un clima di paura che rischia di oscurare lo spettacolo sportivo.

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Autore
Libero Quotidiano

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