Washington sfida Pechino nell’Indo-pacifico

  • Postato il 2 giugno 2025
  • Di Panorama
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Pete Hegseth è stato chiaro: la Cina rappresenta una minaccia “imminente” per l’Indo-Pacifico. Un allarme che il capo del Pentagono ha lanciato durante il suo intervento, sabato, allo Shangri-La Dialogue.

“Qui nell’Indo-pacifico, il nostro futuro è legato”, ha detto agli astanti. “Condividiamo la vostra visione di pace e stabilità, di prosperità e sicurezza. E siamo qui per restare”, ha proseguito. “E in effetti, noi siamo qui stamattina, qualcun altro non c’è”, ha continuato, riferendosi al fatto che Pechino non ha inviato al forum il proprio ministro della Difesa. “Non c’è motivo di indorare la pillola. La minaccia rappresentata dalla Cina è reale e potrebbe essere imminente”, ha proseguito. Hegseth ha anche affermato che Pechino si starebbe preparando ad attaccare Taiwan: uno scenario che, ha precisato, “avrebbe conseguenze devastanti per l’Indo-pacifico e per il mondo”.

“Non cerchiamo il conflitto con la Cina comunista. Ma non ci faremo cacciare da questa regione cruciale e non permetteremo che i nostri alleati e partner vengano resi subordinati e intimiditi”, ha proseguito, “Deve essere chiaro a tutti che Pechino si sta preparando in modo credibile a ricorrere potenzialmente alla forza militare per alterare l’equilibrio di potere nell’Indo-pacifico”. Il capo del Pentagono ha quindi promesso il sostegno statunitense agli alleati asiatici, ma ha anche sottolineato che gli alleati stessi dovranno spendere di più per la loro difesa. “Chiediamo, e anzi insistiamo, che i nostri alleati e partner facciano la loro parte sulla Difesa. A volte questo significa affrontare conversazioni scomode e difficili”, ha dichiarato.

Parole, quelle di Hegseth, che non sono state benaccolte da Pechino. Pur non avendo inviato il proprio ministro della Difesa allo Shangri-La Dialogue, la Cina ha comunque mandato una delegazione di grado inferiore, che ha replicato alle dichiarazioni del capo del Pentagono, parlando di “accuse infondate”. “Alcune affermazioni sono completamente inventate, altre distorcono i fatti e altre ancora sono come i casi di ladri che gridano ‘fermate ladri’”, ha aggiunto la delegazione, per poi concludere: “Queste azioni non sono altro che tentativi di provocare disordini, incitare alla divisione e fomentare lo scontro per destabilizzare la regione Asia-Pacifico”. Domenica, il ministero degli Esteri di Pechino ha rincarato la dose, intimando agli Stati Uniti di “non giocare con il fuoco” per quanto riguarda Taiwan.

Le dichiarazioni di Hegseth sono avvenute dopo che, il giorno prima, Donald Trump aveva tacciato Pechino di aver “totalmente violato” l’accordo commerciale provvisorio che aveva stretto con Washington il 12 maggio. Un’accusa a cui l’ambasciata cinese negli Stati Uniti aveva replicato con irritazione. Il tutto ha avuto luogo in un clima di attacchi incrociati. Gli Stati Uniti hanno accusato la Cina di non aver ripreso l’export di terre rare, mentre la Cina ha accusato gli Stati Uniti di proseguire con le restrizioni all’export di materiale tecnologico. Insomma, la tensione tra i due giganti sta tornando a salire: non solo sul commercio ma anche sulla delicata questione dell’Indo-pacifico. 

Autore
Panorama

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