Welfare, Lodi: “Basta giocare a nascondino, far emergere i bisogni dei cittadini e informarli sugli strumenti a disposizione”

  • Postato il 9 luglio 2025
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cristina lodi

Genova. “Una delle prime cose che ho scoperto quando mi sono insediata è che a Genova ci sono 114 famiglie in lista di attesa per la copartecipazione alla quota alberghiera nelle strutture di assistenza per anziani, può sembrare un numero alto ma potrebbe essere anche più alto se tutti i cittadini sapessero quali sono gli strumenti a loro disposizione nell’ambito sociosanitario, il nostro obiettivo è riorganizzare la comunicazione con la popolazione in materia, da un lato per avere una reale contezza delle esigenze, dall’altro per indirizzare i genovesi alle soluzioni più giuste che, spesso, non sono le più costose per le casse pubbliche”.

Cristina Lodi è da poche settimane assessora al Welfare, Servizi Sociali, Famiglie, Terza Età e Disabilità della giunta Salis ma, per molti anni all’opposizione – con il Pd prima e con Azione poi – si è sempre occupata di sociale e terzo settore.

L’amministrazione comunale in questi otto anni ha giocato a nascondino – continua – nascondendo le richieste e soprattutto dichiarando che andava tutto bene, beh non è questo non è quello che vogliamo. La nostra intenzione è da una parte una rilevazione del bisogno, che può avvenire soltanto raccogliendo la domanda, dall’altra garantire una vera accessibilità ai servizi, aiutando i cittadini, anche i più fragili, quelli che difficilmente accedono alle informazioni, a capire quali siano le caratteristiche per accedere agli aiuti e ai servizi, a presentare le domande per accedervi, e a comprendere se abbiano bisogno di accoglienza in struttura, o in centri diurni, o di assistenza domiciliare, perché per determinati nuclei la spesa per la gestione di un anziano rappresenta una delle principali cause di rischio caduta in povertà“.

L’area di Genova – è noto – è una delle più anziane d’Europa: il tema del sostegno a politiche di Welfare per gli “over” non può essere solo un rimpallo di responsabilità tra Comune e Regione. “Dalla sesta città d’Italia può partire una riflessione importante a livello nazionale, e uno degli obiettivi è quello di mantenere le persone sempre più in autonomia, l’assessorato si chiama al Welfare proprio perché l’obiettivo è il benessere delle persone ed è da qui che bisogna puntare per ricostruire una rete dei servizi più leggeri”.

Secondo l’assessora Cristina Lodi ci sono alcune realtà che hanno bisogno di essere potenziate: “Per esempio i centri diurni che purtroppo, se si fa eccezione per alcune strutture che resistono grazie al volontariato, sono state smantellate dall’urto del Covid”. Non solo: “Un altro degli strumenti tra i più importanti è l’incentivazione all’assistenza domiciliare, molto meno onerosa di una presa in carico in struttura e spesso più utile al benessere della persona”.

Parlando di bilancio comunale, però, la coperta non è lunghissima. Anzi. Per questo, spiega Lodi, sarà fondamentale puntare su una reale integrazione sociosanitaria. “Ho già convocato un incontro con i quattro sindaci dell’ambito territoriale dell’Asl 3 e ci sarà un’interlocuzione che spero il più possibile costruttiva non solo con la azienda sanitaria e gli enti del terzo settore ma anche con la Regione Liguria, non si tratta di passarsi delle patate bollenti a vicenda ma di rendere più efficiente il sistema in modo da liberare risorse dove possibile e reimpiegarle in altri servizi”.

In questi otto anni il Comune di Genova ha complessivamente garantito circa 85 milioni di euro per progetti sociali, soprattutto grazie a fondi europei, nazionali e altri progetti di finanziamento. “Tuttavia l’investimento di parte corrente è stato ridotto di 6 milioni – fa notare Lodi – “e ci sono partite, come quella della copartecipazione alla quota alberghiera nelle residenze assistenziali, che sono rimaste a saldo invariato nonostante l’aumento delle quote pro capite e delle esigenze dei cittadini”.

Tra gli obiettivi da mettere in pratica, sempre nell’ottica di una maggiore diffusione delle informazioni ai cittadini, c’è una maggiore performance dei Pua, i punti unici di accesso, o sportelli unici di distretto, che dovrebbero aiutare a rispondere ai bisogni di salute della persona intesa nella sua globalità, adottando moduli organizzativi integrati con i servizi sociali. “Il problema è che oggi il cittadino non sa neppure che esistono o a cosa servono, e se viene a conoscenza delle varie opportunità spesso è in maniera casuale”.

Un’altra infrastruttura sociale di servizio per i genovesi è la casa di quartiere, come quella che già esiste – ad esempio – a Certosa. “In questi cinque anni ci piacerebbe aprirne una in ogni municipio – dichiara Cristina Lodi – spesso queste realtà sono spazi dove si riescono a intercettare i bisogni prima che diventino troppo pesanti da gestire”.

Non soltanto anziani, ma anche minori. L’altro grande ambito di intervento per il Comune e anzi quello per cui l’amministrazione ha il dovere di garantire determinati servizi.

“Il Comune oggi spende circa 31 milioni di euro per i minori che hanno bisogno di assistenza di cui 22 milioni destinati alla residenzialità, ossia all’inserimento in strutture – spiega l’assessora al Welfare del Comune di Genova – io credo che sia necessario lavorare di più su altre soluzioni, anche in questo caso meno costose e potenzialmente più utili alla persone, per esempio puntando di più sul sostegno alla famiglia d’origine, sugli affidi, sulle case famiglia, sulla semi residenzialità o sui progetti territoriali o scolastici, il mio obiettivo è, grazie soprattutto alle proposte fatte dagli enti gestori delle comunità, trovare soluzioni meno costose e più innovative ed efficaci”.

Autore
Genova24

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