West Nile, due casi confermati e autoctoni a Latina. Attiva la cabina di regia della Regione Lazio

  • Postato il 16 luglio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Due casi confermati e autoctoni di West Nile a Latina. Si tratta di due uomini entrambi sui 70 anni, ma non in contatto tra di loro. La certezza dei contagi è arrivata dall’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. I due pazienti sono ora in cura all’ospedale Goretti di Latina e le loro condizioni non sono preoccupanti. Non è raro che in questa stagione facciano ritorno virus di origine tropicale, anche a causa del cambiamento climatico e comunque secondo alcuni esperti il West Nile ormai in Italia è endemico.

Nel pomeriggio è prevista la cabina di regia della Regione Lazio. “Nessun allarme ma va tenuta alta la guardia. Da qualche anno il virus è endemico nel nord e centro Italia e questi sono i primi due casi endemici qui. Si tratta di due settantenni ricoverati a Latina” ha detto il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Dopo la task force la Regione “fornirà tutte le indicazioni ai medici di base e ai pronto soccorso perché ci sia una pronta individuazione dei casi, con tutte le procedure che noi normalmente allertiamo quando si verificano casi di questo tipo. Al momento il virus si trasmette prevalentemente tramite puntura da insetto e rarissimi sono i casi da trasfusione. Faremo i controlli previsti dalle linee guida e monitoriamo la situazione con la giusta attenzione”.

I sintomi, la malattia e il trattamento – Trasmesso dalla puntura di una zanzara infetta, il virus West Nile ha un periodo di incubazione media che varia tra i 2 e i 14 giorni. La sintomatologia, spiega l’Istituto Superiore di Sanità, è spesso assente. Solo un 20% dei casi presenta sintomi leggeri tra cui febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. L’innalzamento della temperatura è più basso nei bambini, mentre i sintomi si aggravano per le persone anziane o con problematiche pregresse.

Rari gli effetti neurologici, che colpiscono solo l’1% dei casi (1 persona su 150). Ancor più rari i casi che possono arrivare all’encefalite. Proprio per la sua sintomatologia spesso leggera ai pazienti è solitamente richiesto di stare a riposo e attendere che la malattia passi. Solo nelle situazioni più gravi si rende necessario il ricovero per la somministrazione di fluidi intravenosi e respirazione assistita. Al momento tutte le misure per evitare di entrare a contatto col virus riguardano la prevenzione. In particolare utilizzando repellenti, pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, ma anche zanzariere in casa, e cambiando spesso l’acqua che può rimanere stagnante in vasi di fiori, ciotole per animali o piscinette per i bambini

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Il Fatto Quotidiano

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