Whatsapp sotto attacco, è già virale una nuova truffa: allarme per tutti gli utenti, nessuno è al sicuro
- Postato il 20 agosto 2025
- Lifestyle
- Di Blitz
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Negli ultimi mesi WhatsApp è diventato il terreno di scontro principale tra utenti e cybercriminali, con una crescita preoccupante di truffe.
L’applicazione di messaggistica istantanea, parte integrante della comunicazione quotidiana di milioni di italiani, si ritrova a dover fronteggiare una nuova ondata di raggiri sempre più sofisticati.
La truffa che attualmente preoccupa maggiormente gli utenti si basa su un meccanismo subdolo e difficile da smascherare. Il processo inizia con un messaggio che arriva apparentemente da un contatto presente nella rubrica personale della vittima. Questo messaggio contiene una richiesta apparentemente innocua: inviare un codice di sei cifre ricevuto via SMS.
Il punto cruciale è che il contatto da cui proviene il messaggio è stato a sua volta truffato, e il codice richiesto è proprio quello di verifica che WhatsApp invia per attivare l’account su un nuovo dispositivo. Inviando quel codice, l’utente consegna di fatto l’accesso al proprio account nelle mani dei truffatori, che potranno così appropriarsi di tutte le informazioni personali contenute nelle chat, compresi dati sensibili e conversazioni private.
Le conseguenze possono essere gravi: oltre alla perdita di dati, i truffatori possono sfruttare l’account per richiedere denaro ai contatti della vittima o perpetrare ulteriori frodi. Per questo motivo è fondamentale adottare misure di sicurezza preventive.
Prevenire il furto dell’account: le misure consigliate
Per evitare di cadere vittima di questi raggiri, WhatsApp consiglia vivamente di attivare l’autenticazione a due fattori (2FA), che aggiunge un ulteriore livello di protezione impedendo l’accesso all’account senza un secondo codice di verifica personale.
Nel caso in cui si dovesse incorrere nel furto dell’account, è possibile tentare di recuperarlo reinstallando l’applicazione e inserendo il nuovo codice ricevuto via SMS, ma la prevenzione rimane la strategia migliore. È inoltre importante non condividere mai con nessuno, nemmeno con contatti fidati, i codici di verifica inviati da WhatsApp.

(www.blitzquotidiano.it)
La truffa su WhatsApp è solo una delle numerose metodologie adottate dai truffatori, i quali spesso sfruttano la vulnerabilità di persone anziane o più fragili. Le tecniche più diffuse includono:
- Spoofing telefonico, con chiamate da numeri falsificati che si spacciano per enti bancari o istituzioni ufficiali.
- Invio di SMS ingannevoli (smishing) che invitano a cliccare link malevoli o a fornire dati personali.
- Phishing via email, con messaggi che comunicano false vincite o premi, inducendo le vittime a inserire dati riservati su siti contraffatti.
- Finti rappresentanti di fornitura che si presentano a domicilio per ottenere dati sensibili o pagamenti anticipati.
- Truffe del finto nipote o del falso amico, metodi che mirano a coinvolgere emotivamente la vittima per estorcere denaro o beni.
Il fenomeno è così esteso che è diventato un vero e proprio business per i criminali, che affinano continuamente i loro metodi per aggirare le misure di sicurezza e sfruttare la buona fede delle persone.
L’importanza della sicurezza digitale e della consapevolezza
WhatsApp, nel suo impegno per garantire la sicurezza degli utenti, ha implementato la crittografia end-to-end, che assicura che solo mittente e destinatario possano leggere o ascoltare i contenuti delle conversazioni. Tuttavia, la tecnologia da sola non basta. Gli utenti devono essere costantemente informati e consapevoli dei rischi, adottando comportamenti prudenti come:
- Diffidare di messaggi o richieste sospette, anche se provengono da contatti conosciuti.
- Non condividere mai codici di verifica o dati personali tramite messaggi o telefonate.
- Attivare sempre l’autenticazione a due fattori per proteggere gli account.
- In caso di dubbi, contattare direttamente il servizio clienti di WhatsApp o le autorità competenti.
Inoltre, la legislazione italiana definisce la truffa come un reato perseguibile con pene che variano da sei mesi a cinque anni di reclusione, a seconda della gravità e delle circostanze, come previsto dall’articolo 640 del Codice Penale. L’ordinamento italiano riconosce diverse forme aggravate di truffa, soprattutto quando colpiscono enti pubblici o persone in condizioni di particolare vulnerabilità.
La truffa digitale, quindi, non è solo un problema tecnologico, ma anche un tema di sicurezza giuridica e sociale. Le vittime spesso subiscono non solo un danno economico ma anche un trauma psicologico, aggravato dal senso di colpa e dalla difficoltà di riconoscere i segnali di allarme.
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