Wim Wenders e i suoi primi 80 anni: i 10 film più belli da vedere almeno una volta
- Postato il 14 agosto 2025
- Di Panorama
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Così poetico e al contempo narratore realista della condizione umana, nei suoi dettagli anche invisibili. Punta di diamante del Nuovo cinema tedesco, movimento di rinnovamento culturale pulsante in Germania tra gli anni ‘60 e ‘80, Wim Wenders ha sviluppato una sua voce d’autore personale di profonda introspezione e attenta ricerca estetica, sperimentando, rinnovandosi e riuscendo ad andare oltre la nicchia, sul filo di un appeal da vaste platee. Regista e sceneggiatore sottile, il suo è un cinema malinconico ma incline alla speranza.
Il 14 agosto compie 80 anni. Scorrendo la sua filmografia più recente, è bello constatare come non abbia perso il suo tocco da sensibile e raffinato scrutatore dell’animo umano.
Ecco i 10 film più belli di Wim Wenders, secondo noi. Da vedere o rivedere.
Perfect days (2023)
Iniziamo dalla fine, dal suo ultimo film Perfect days, la conferma dell’ottimo stato di salute della creatività di Wim Wenders. In trasferta in Giappone, tramite la quotidianità semplice e abitudinaria di un uomo di mezza età che pulisce i bagni pubblici di Tokyo, tesse un’ode alla bellezza delle piccole cose, in chi ha la capacità e la luce interiore di coglierle e viverle con gusto e contemplazione.
Il suo attore protagonista Kôji Yakusho ha vinto il Premio alla migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes.
Il sale della terra (2014)
Il documentario con Wim Wenders diventa vitalità delle immagini, a volta addirittura sperimentazione, lungi da qualsiasi moto di noia.
Il sale della terra è il doc da vedere o rivedere ora che il grande Sebastião Salgado ci ha lasciato, il 23 maggio scorso.
Ispirato dalla potenza lirica della fotografia del fotografo brasiliano, il film traccia l’itinerario artistico e umano di Salgado attraverso gli sguardi incrociati di Wenders – anch’egli fotografo – e di suo figlio Juliano, che lo ha accompagnato nei suoi ultimi viaggi. Con l’uso inconfondibile e personalissimo del bianco e nero, Salgado ha condensato tutta l’umanità e l’anima della terra attraverso storie di lavoratori, migrazioni e povertà. Wenders ci restituisce tutta la sua grandezza.
Pina (2011)
Documentario capolavoro – in 3D! -, intreccia lo stile performativo senza precedenti di Pina Bausch, danzatrice e coreografa tedesca, e lo sguardo che sa esaltare arte, vita e bellezza di Wim Wenders.
Pina è un film per Pina Bausch. Il regista ci conduce in un viaggio sensuale e di grande impatto visivo, seguendo gli artisti della leggendaria compagnia sulla scena e fuori, nella città di Wuppertal, il luogo che per 35 anni è stato la casa e il cuore della creatività di Pina Bausch.
Il cielo sopra Berlino (1987)
Il cielo sopra Berlino è il capolavoro e testimone per eccellenza del cinema di Wim Wenders, che coglie il brusio interiore dell’umanità della città tedesca, tra dilemmi esistenziali e faccende ordinarie di vita quotidiana.
Sono gli anni Ottanta e Berlino è divisa dal muro. La Potsdamer Platz, piazza tra le più dinamiche e belle d’Europa prima della Seconda guerra mondiale, è una spianata desolata e dimenticata, tra due ali del muro. Dall’alto, due angeli vagano, invisibili, ascoltando i pensieri dei passanti. Uno di essi è l’indimenticato Bruno Ganz. Premio per la miglior regia al Festival di Cannes.
Paris, Texas (1984)
Scritto insieme al drammaturgo statunitense Sam Shepard, è il film che ha definitivamente consacrato il regista tedesco tra i grandi autori del cinema mondiale. Lungometraggio del periodo americano di Wenders, Paris, Texas è un road movie libero, tenero e disperato nel Sud degli States, tra ampi spazi aperti e cielo, verso la cabina di un peep show. Nastassja Kinski è bellissima e iconica nel suo maglioncino rosa.
Protagonista un uomo (Harry Dean Stanton) che ricompare dal nulla dopo quattro anni di isolamento volontario.
Omaggio ai luoghi del western e rilettura umanissima dei generi hollywoodiani, Paris, Texas vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes.
Alice nelle città (1973)
Ancora un road movie, con Wenders che attraverso il movimento esalta le emozioni. Protagonisti un giornalista tedesco (Rüdiger Vogler) che sta per rientrare in patria e lasciare gli Stati Uniti, deluso, e una bambina tedesca (Yella Rottländer) affidata alle sue cure. I due sconosciuti, due solitudini diverse, una affaticata, l’altra dallo sguardo puro, iniziano un viaggio per varie città della Germania, instaurando una salvifica amicizia.
Un film in bianco e nero, toccante e poetico ma senza sentimentalismi.
È il primo capitolo della “trilogia della strada” che comprende anche Falso movimento (1975) e Nel corso del tempo (1976).
Nel corso del tempo (1976)
Ultimo film della “trilogia della strada”, ancora una tenera e improbabile amicizia protagonista, ancora un viaggio on the road che la costruisce, in bianco e nero.
Due trentenni, un riparatore di proiettori cinematografici (Rüdiger Vogler) e un pediatra (Hanns Zischler) che ha appena tentato il suicidio, viaggiano insieme sul camion del primo lungo il confine tra la Germania Est e la Germania Ovest. E intanto, dopo i primi lunghi silenzi cullati dall’amabile colonna sonora, discutono dei loro difficili rapporti con le donne, del declino del cinema tedesco, dello strapotere della cultura americana. Una riflessione intima e originale sulla vita.
Buena Vista Social Club (1999)
È il documentario che ha fatto scoprire al mondo la musica cubana, con cui Wenders lanciò nel mito le antiche glorie dei Buena Vista Social Club, gruppo de L’Avana che riportò in auge la musica popolare cubana degli anni ’40.
Il film segue il chitarrista americano Ry Cooder, già sodale di Wenders e autore della colonna sonora di Paris, Texas, mentre riunisce un gruppo di musicisti della tradizione cubana, da Compay Segundo a Ibrahim Ferrer e Omara Portuondo. L’obiettivo: realizzare un disco e una tournée.
In un affresco di arte pura, emergono confessioni personali, percorsi musicali, racconti di vita vissuta. La macchina da presa cattura il talento cristallino e l’insopprimibile gioia di vivere di quei musicisti straordinari.
Anselm (2023)
Oltre due anni di riprese in 3D e risoluzione 6K per realizzare l’omaggio al pittore e scultore tedesco Anselm Kiefer. Di Kiefer il pubblico milanese conosce bene la sua installazione monumentale al Pirelli HangarBicocca, i Sette Palazzi Celesti.
Anselm è un documentario che mette in luce il linguaggio di Kiefer, fortemente influenzato da poesia, letteratura, filosofia, scienza, mitologia e religione. Racconta il percorso di vita dell’artista, la sua visione, il suo stile rivoluzionario e il suo immenso lavoro di esplorazione dell’esistenza umana e della natura ciclica della storia.
Fino alla fine del mondo (1991)
Anche sci-fi per l’estro creativo di Wim Wenders. Fino alla fine del mondo è un road movie sui generis, un viaggio intorno al mondo, ambientato in un futuro prossimo, alla fine del 1999, con un’apocalisse incipiente.
Film ambizioso e controverso, è di durata monstre (158 minuti per la versione internazionale, 178 per quella “europea”, 287 per il director’s cut uscito solo in homevideo). Girato tra Berlino, Lisbona, Mosca, Parigi, San Francisco, Tokyo, Venezia e l’Australia, fu uno sforzo produttivo gigante, a cui seguì però un fallimento in sala. Eppure, da rivedere oggi, è così affascinante e profetico: il dilemma che vaticina è la dipendenza dalle immagini prodotte dalla tecnologia e la perdita di contatto con la realtà.
William Hurt interpreta un uomo misterioso che intraprende un viaggio intorno al mondo, seguito da una donna francese (Solveig Dommartin) che si innamora di lui. In realtà è il figlio di uno scienziato (Max von Sydow) che ripercorre tappe importanti della vita della madre cieca (Jeanne Moreau) e registra con una speciale telecamera che consente di inviare immagini direttamente al cervello, consentendo ai non vedenti di vedere.