Witkoff e Kushner spiegano la fase due del piano per Gaza. Perché è importante secondo Mayer

  • Postato il 20 ottobre 2025
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Dopo una domenica difficile caratterizzata da un attacco alle forze israeliane e dalla conseguente risposta delle Idf, il cessate il fuoco da ieri sera è nuovamente entrato in vigore.

Stamani è giunto in Israele Steve Witkoff, insieme a Jared Kushner, per fare il punto della situazione e con l’obiettivo avviare la fase due del piano come anticipato alla CBS. In effetti la lunga intervista di Leslie Stahl a Witkoff e a Kushner sul negoziato che ha portato al cessate il fuoco e al piano di Sharm el-Sheik è di grande interesse e merita di essere ascoltata dai decisori politici, dalle cancellerie, ma anche dal grande pubblico.

Di seguito un breve riassunto degli aspetti che mi hanno più colpito. La notizia è che a Gaza si sta lavorando per creare una nuova “buffer zone” – al di là della linea gialla – per accogliere i palestinesi che per ragioni di sicurezza devono uscire dalle aree ancora controllate da Hamas. Per quanto riguarda l’avvio della fase due vi è inoltre la conferma che in Egitto e in Giordania sono stati formati migliaia di poliziotti pronti a prendere il controllo della Striscia contemporaneamente al dispiegamento della forza multinazionale. In merito all’attività che hanno svolto nelle ultime settimane Kushner e Witkoff hanno raccontato numerosi episodi. Per ragioni di spazio mi limito qui ad elencarne alcuni: a) la grande differenza della loro valutazione rispetto ai rapporti della Cia che prevedevano un esito negativo del processo negoziale; b) l’importanza politicamente cruciale delle scuse di Netanyahu al Qatar dopo l’attacco israeliano a Doha; c) i loro frequenti rapporti diretti e senza intermediazione con i vertici dei Paesi arabi e musulmani con cui avevano già da anni ottime relazioni; d) i limiti dell’approccio della mediazione problem solving; e) il fattore cruciale della fiducia come precondizione indispensabile neccessaria prima ancora che si esplori la gamma di soluzioni fattibili; e) l’importanza di poter negoziare in fasi successive le modalità attuative del piano; f) la possibilità di potere interloquire direttamente con la delegazione di Hamas in un momento in cui appariva assolutamente necessario; g) la possibiltà offerta ai due negoziatori di partecipare in prima persona alla seduta del governo israeliano in cui si esaminava il piano in 20 punti, approvato dall’esecutivo con quattro voti contrari.

 

Autore
Formiche

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