Xi Jinping, Putin e Modi: La Cina guida la sfida all’America di Trump

  • Postato il 31 agosto 2025
  • Di Panorama
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Tre dei quattro leader più influenti del pianeta si incontrano in Cina per discutere le conseguenze del sovvertimento dell’ordine internazionale generato dagli Stati Uniti sotto la presidenza Trump. Il presidente cinese Xi Jinping accoglierà il leader russo Vladimir Putin, oggi al centro di un intenso corteggiamento diplomatico da parte di Washington, e il primo ministro indiano Narendra Modi, il cui Paese – tradizionalmente visto da Washington come fulcro della strategia di contenimento verso Pechino – è stato recentemente colpito da dazi punitivi americani. A Tianjin si terrà il vertice che vedrà la partecipazione di numerosi altri capi di Stato e di governo, inclusi quelli di Turchia, Indonesia e Pakistan. L’appuntamento, secondo il Wall Street Journal, rappresenta un momento cruciale per mostrare al mondo il peso politico ed economico della Cina, che intende confermare la propria immagine di attore centrale in grado di catalizzare attorno a sé un fronte alternativo a Washington. Il programma prevede anche che Putin e altri leader ospiti siano presenti a Pechino accanto a Xi, al nordcoreano Kim Jong Un e ai presidenti di Paesi come Cuba e Zimbabwe alla parata militare del 3 settembre. L’evento segnerà l’80° anniversario della sconfitta del Giappone nella Seconda guerra mondiale, ricordata in Cina come la Vittoria della Guerra di Resistenza Popolare. Per Xi sarà anche l’occasione per mostrare le più sofisticate armi moderne sviluppate dal Paese, simbolo di una capacità militare pensata per contrastare direttamente gli Stati Uniti in caso di escalation. Il tempismo della manifestazione non è casuale. L’amministrazione Trump ha innescato profonde tensioni con la sua politica commerciale e con i dazi imposti a diversi partner, seminando dubbi sulla credibilità degli impegni di sicurezza americani. In questo scenario, Pechino cerca di presentarsi come alternativa più stabile e affidabile. «Gli Stati Uniti stanno aiutando la Cina ad aumentare la sua influenza globale», ha spiegato Xinbo Wu, preside dell’Istituto di Studi Internazionali dell’Università Fudan di Shanghai. «Se da un lato i dazi creano difficoltà economiche, dall’altro stanno generando maggiore sostegno politico da parte di molti Paesi».

In calo la fiducia negli Usa

Un sondaggio del Pew Research Center, citato dal Wall Street Journal, ha rilevato che le opinioni favorevoli verso la Cina sono salite dal 31% al 36% in 25 nazioni, mentre la fiducia negli Stati Uniti è diminuita drasticamente, soprattutto in Europa, Giappone e Corea del Sud. Un segnale che testimonia il calo di consenso internazionale di Washington in parallelo alla crescente capacità di Pechino di proiettare la propria immagine oltre i confini regionali. Sul piano geopolitico, la Cina – insieme alla Russia e, in parte, all’India – considera squilibrato l’ordine internazionale plasmato dagli Stati Uniti dopo la guerra fredda. Pechino non ha esitato a contrastare duramente l’approccio di Trump, che ha fatto della politica «America First» il proprio marchio, costringendo Washington a sospendere diversi dazi durante i negoziati. Victor Gao, vicepresidente del Center for China and Globalization, ha affermato: «Ciò che la Cina vuole garantire è che la multipolarità sia preservata. Nessun Paese deve avere la possibilità di imporre la propria volontà con la forza». Il vertice di Tianjin rientra nel quadro della Shanghai Cooperation Organization, organismo nato con lo scopo di rafforzare i rapporti di Pechino con gli Stati dell’Asia centrale e con la Russia, che nel tempo ha ampliato la propria rete includendo India, Pakistan e Iran. Per Xi e Putin sarà il primo faccia a faccia dopo l’incontro tra il presidente russo e Trump in Alaska lo scorso 15 agosto. Secondo alcuni analisti americani, l’apertura di Trump verso Mosca potrebbe rientrare in una strategia definita «alla Kissinger inverso», volta a separare la Russia dalla Cina per evitare un fronte compatto antiamericano. Lo stesso Trump, in un’intervista televisiva, ha definito Russia e Cina «nemici naturali», accusando Joe Biden di averli resi più vicini.

Patto di ferro Russia- Cina

Eppure gli osservatori rilevano come i legami tra Pechino e Mosca siano oggi solidi e difficilmente scalfibili. Alexander Gabuev del Carnegie Russia-Eurasia Center ha spiegato al Wsj che «la Russia è oggi molto più dipendente dalla Cina a causa della guerra in Ucraina», sottolineando come questa dipendenza consenta a Mosca di mantenere a galla la propria economia e di alleggerire le difese al confine orientale, spostando risorse militari verso il fronte ucraino. Anche l’India si trova a fronteggiare scelte complesse. Colpita dai dazi americani sul petrolio russo, che hanno portato il carico tariffario al 50%, Nuova Delhi rappresenta oggi circa il 38% delle esportazioni energetiche di Mosca, mentre la Cina assorbe la maggior parte del restante volume. Nonostante le relazioni tese con Pechino e il ricordo degli scontri di confine del 2020, Modi parteciperà al vertice, gesto che ha un valore simbolico importante. Gli analisti restano cauti, sottolineando come le tensioni sino-indiane non possano essere cancellate da un singolo incontro. «L’India non vede gli Stati Uniti come un avversario, ma Trump sembra considerare l’India come tale», ha osservato Indrani Bagchi, direttrice dell’Ananta Centre di Nuova Delhi. «Ha senso tentare un temporaneo riavvicinamento con Pechino, ma nessuno si illude: la Cina rimane il principale avversario strategico dell’India». Da Wei, direttore del Centro per la Sicurezza Internazionale dell’Università Tsinghua, ha invitato a non confondere i cambiamenti tattici con le dinamiche di lungo periodo: «Nel breve termine ci sono scosse radicali, ma nel lungo periodo gli equilibri torneranno a emergere. Le divergenze tra Cina e India restano irrisolte, così come le profonde differenze tra Stati Uniti e Russia». Il vertice di Tianjin appare quindi come una vetrina di diplomazia e simbolismo, più che come un luogo di decisioni concrete. Ma la presenza simultanea di Xi, Putin e Modi manda un messaggio chiaro: Pechino intende collocarsi al centro di un nuovo equilibrio internazionale, mentre gli Stati Uniti, sotto Trump, devono affrontare un crescente scetticismo da parte dei propri alleati e un rafforzamento del fronte alternativo guidato dalla Cina.

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Panorama

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