Xi, Putin e Modi, "uniti contro l'Occidente": l'asse tenuto insieme dall'odio contro America ed Europa
- Postato il 2 settembre 2025
- Di Libero Quotidiano
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Xi, Putin e Modi, "uniti contro l'Occidente": l'asse tenuto insieme dall'odio contro America ed Europa
A chiudere la grande estate di Donald Trump – tra dazi, missili, negoziati, licenziamenti, legge di bilancio, avvantaggiato dall’inconsistenza dei democratici, dal Congresso che sta dalla sua e con la Corte Suprema in vacanza – vorrebbe essere Xi Jinping, che ha riunito nella città di Tianjin, nella Cina settentrionale, sulle rive del Mar di Bohai, i leader dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco).
Vladimir Putin e Narendra Modi si tenevano per mano e ridacchiavano mentre camminavano fianco a fianco e andavano incontro al leader cinese. Affinità petrolifere: Cina e India sono di gran lunga i maggiori acquirenti di greggio dalla Russia, che è secondo esportatore mondiale. Trump ha imposto tariffe del 50% sui beni importati negli Usa da Nuova Delhi, ma per ora Modi non accenna a smettere di acquistare petrolio russo, fondamentale per sostenere la macchina bellica del Cremlino. Inoltre, e sarebbe stato impensabile fino a pochi mesi fa, Modi ha stretto la mano a Xi quasi raggiante, dopo sette anni in cui non ha mai messo piede sul suolo cinese: alle spalle (e non ancora dimenticati) gli scontri del 2020 lungo il confine conteso e l’aiuto militare di Pechino al rivale storico, il Pakistan.
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Ma è giunta l’ora che «il drago e l’elefante si uniscano», ha detto Xi. I 27 capi di Stato dei dieci stati membri (Cina, Russia, India, Iran, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan, Uzbekistan e Bielorussia) più quelli dei Paesi osservatori o partner di dialogo (Afghanistan, Mongolia, Azerbaigian, Armenia, Bahrein, Egitto, Cambogia, Qatar, Kuwait, Maldive, Myanmar, Nepal, Emirati Arabi Uniti, Arabia saudita, Turchia, Sri Lanka, più il Laos come ultimo arrivato) erano poco ingolositi dai frutti di mare, specialità gastronomica locale, molto dal raccattare i cascami di questi mesi di gran cafarnao mondiale. «Dovremmo sostenere una multipolarizzazione equa e ordinata del mondo, una globalizzazione economica inclusiva e promuovere la costruzione di un sistema di governance globale più giusto ed equo», ha affermato il presidente cinese, invitando i leader mondiali a «opporsi all’egemonismo, alla mentalità della Guerra Fredda e al confronto tra blocchi in un mondo turbolento e in continua evoluzione». D’accordo Putin, ovviamente, che parla dello Sco come un «sistema di sicurezza che, a differenza dei modelli eurocentrici ed euroatlantici, potrebbe prendere realmente in considerazione gli interessi di un’ampia gamma di Paesi, sarebbe realmente equilibrato e non consentirebbe a un Paese di garantire la propria sicurezza a scapito di altri».
Pur essendo uno di quei raggruppamenti regionali che non ha ancora trovato uno scopo preciso – alla sua fondazione 24 anni fa, la Sco ha instaurato il cosiddetto “spirito di Shanghai”, basato su «fiducia reciproca, benefici condivisi, rispetto per la diversità culturale e ricerca di uno sviluppo comune per un mondo multipolare» e figurarsi se esiste un’organizzazione che auspica il contrario – Xi Jinping ha messo in fila degli obiettivi tutt’altro che approssimativi. Ha delineato i piani per prestiti e sovvenzioni (Pechino erogherà quest’anno un finanziamento di 2 miliardi di yuan, circa 240 milioni di euro), ha ribadito la volontà di costruire una nuova banca di sviluppo regionale e ha proposto che i partner «intensifichino la cooperazione in materia di energia, industria verde, economia digitale, innovazione scientifica e intelligenza artificiale» e «rafforzino la connettività regionale», con treni merci tra Cina ed Europa e rotte di trasporto su strada. Risultato del summit: 24 documenti firmati in settori che spaziano dalla sicurezza all’economia, insieme con un documento strategico per il 2026-2035. «Gli Stati membri sostengono il rispetto del diritto dei popoli a scegliere in modo indipendente e democratico i propri percorsi di sviluppo politico e socio-economico», si legge nella Dichiarazione di Tianjin (ci sia concesso un sorriso: è quel tipo di “democrazia” che si fa beffa delle costituzioni tanto da cambiarle a proprio piacimento, vedi Cina e Russia).
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All’asse dello sconvolgimento anti-Occidentale (Cina-Russia-Iran) e nuclearizzato, non manca che la Corea del Nord: Kim Jong-un parteciperà domani all’80esima commemorazione della sconfitta del Giappone nella Seconda guerra mondiale. L’obiettivo di Pechino va ben oltre lo sfoggio di armamenti: Xi, ha fatto notare il Financial Times, vuole amplificare il ruolo della Cina nel dopoguerra, quando l’ordine globale fu stabilito sotto l’egida delle Nazioni Unite, e dimostrarsi un partner affidabile e legittimo. Sotto allo sfarzo e alle strette di mano, però, come al vertice dei Brics di inizio luglio, restano faglie attive a dividere i nuovi autonominati protagonisti del mondo: l’India non può sostituire il sostegno economico occidentale con quello russo, a maggior ragione ora, che è gravato dalle sanzioni. E la Cina storce il naso per il fecondo rapporto di Mosca con Pyongyang, che ha fornito allo Zar milioni di proiettili di artiglieria e ha inviato oltre 10mila soldati in prima linea per piegare Kiev.
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