Yemen, Israele elimina il premier Houthi Ahmed al-Rahawi in un attacco aereo
- Postato il 29 agosto 2025
- Di Panorama
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Il primo ministro del movimento Houthi yemenita, Ahmed al-Rahawi, è stato ucciso in un raid aereo israeliano su Sanaa. La notizia, diffusa da fonti locali e rilanciata dal canale televisivo Al-Jumhuriya e dal quotidiano Aden Al-Ghad, parla di un attacco mirato che ha colpito l’appartamento dove al-Rahawi si trovava insieme ad alcuni collaboratori, rimasti anch’essi vittime. Per Israele non è arrivata ancora una conferma ufficiale, ma la notizia ha già innescato l’idea di una nuova fase nel conflitto. Secondo le ricostruzioni, l’operazione che ha portato alla morte del premier Houthi è stata distinta da un’altra azione condotta lo stesso giorno, sempre intorno alla capitale, che avrebbe preso di mira una decina di alti dirigenti del movimento filo-iraniano. I comandanti si erano riuniti per ascoltare un discorso del leader Abdul Malik al-Houthi. Israele non ha confermato il risultato dell’attacco, ma Channel 13 ha citato fonti politiche secondo cui «le prime valutazioni sono incoraggianti e lasciano intendere che l’operazione abbia raggiunto i suoi obiettivi». Anche Ynet ha parlato di «una crescente convinzione che l’élite politico-militare del gruppo sia stata neutralizzata». Dietro all’operazione, rivelano i rapporti, vi sarebbe stato un lavoro di intelligence molto sofisticato: i servizi israeliani avrebbero ricevuto in tempo reale informazioni sui movimenti della leadership Houthi, riuscendo così a penetrare il sistema di difese aeree schierato a protezione della capitale. Al punto da monitorare persino le reazioni di Abdul Malik al-Houthi durante il suo discorso, per capire se fosse consapevole delle perdite subite, senza però rilevare segnali in tal senso.
Nella lista dei bersagli figuravano figure di primo piano come il ministro della Difesa Muhammad Nasser al-Attafi, in carica dal 2016 e con forti legami con le Guardie rivoluzionarie iraniane e Hezbollah, e il capo di stato maggiore Muhammad al-Ghamari, già ferito in un raid israeliano a giugno. Secondo un funzionario israeliano citato da Channel 12, l’attacco era stato inizialmente programmato per la domenica precedente ma rinviato per ragioni strategiche, in modo da colpire in un momento di massima visibilità.La versione israeliana è stata immediatamente smentita dal ministero della Difesa Houthi, che ha accusato lo Stato ebraico di aver colpito «bersagli civili e popolazione innocente, in risposta al sostegno yemenita alla causa di Gaza».
Come scrive Times of Israel, quello di giovedì è stato il sedicesimo raid diretto israeliano contro obiettivi Houthi nello Yemen dall’inizio delle ostilità. I ribelli, sostenuti dall’Iran, rivendicano da anni lo slogan «Morte all’America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei» e hanno iniziato a colpire Israele e il traffico marittimo internazionale nel novembre 2023, poco dopo il massacro del 7 ottobre di Hamas. Fino alla tregua raggiunta a gennaio 2025, gli Houthi avevano già lanciato oltre 40 missili balistici e decine di droni, incluso quello che a luglio aveva centrato Tel Aviv, uccidendo un civile e ferendone diversi altri. La ripresa dell’offensiva israeliana su Gaza a marzo ha fatto riesplodere la tensione: da allora i ribelli hanno lanciato 72 missili balistici e almeno 23 droni contro Israele. Molti intercettati, alcuni però riusciti a provocare danni e vittime. La risposta israeliana e della coalizione a guida americana è stata durissima, con bombardamenti ripetuti su Sanaa, Hodeida e altre aree sotto controllo Houthi. A maggio l’aeroporto della capitale è stato reso inutilizzabile, compromettendo la logistica del movimento. Parallelamente, l’amministrazione Trump aveva annunciato un’intesa con i ribelli: stop agli attacchi nel Mar Rosso in cambio della sospensione dei raid aerei. Ma i leader Houthi hanno subito chiarito che l’accordo non avrebbe riguardato le operazioni contro Israele, lasciando così aperta la porta a nuovi scontri.L’uccisione di Ahmed al-Rahawi segna quindi un passaggio decisivo. Israele non si limita più a colpire infrastrutture e depositi, ma punta direttamente alla catena di comando politico-militare del movimento, cercando di paralizzarne le capacità operative e inviando al contempo un segnale a Teheran. Lo Yemen, da conflitto percepito come regionale, si conferma ora un tassello centrale nello scontro indiretto tra Israele e Iran, con conseguenze destinate a pesare sugli equilibri di tutto il Medio Oriente.