Zaia, record storico di voti: nessuno come lui alle regionali

  • Postato il 26 novembre 2025
  • Politica
  • Di Libero Quotidiano
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Zaia, record storico di voti: nessuno come lui alle regionali

Il ciclone Zaia ha certificato che il partito del Nord c’è già, almeno nella sostanza. Il “doge”, candidato consigliere in Veneto nelle sette province, ha preso 203.054 preferenze, il doppio di tutti i voti di Forza Italia, quasi il triplo di Alleanza Verdi Sinistra, più del quintuplo dei 5Stelle. La Lega ha preso 607mila voti, il 36,2%, mai così tanti nella Serenissima: certo, il partito ha beneficiato del consenso di Zaia, ma Zaia fa parte della Lega. Nessuno, da quando esistono le Regioni, da candidato consigliere ha mai preso tanti voti come il “doge”. Per comprendere ancora meglio il radicamento sul territorio, ce ne fosse bisogno, facciamo un paragone con quanto successo in Campania dove la lista del candidato governatore Roberto Fico s’è fermata al 5,4 (108mila voti) e il suo partito, i 5Stelle, si sono fermati al 9,1, ovvero 183mila voti, 20mila in meno di Zaia e meno di un terzo di quelli della Lega (in Veneto).

Nella forma il partito del Nord non c’è più, ma alla vigilia del voto che ha proclamato Alberto Stefani governatore il “doge” ha rilanciato l’idea di un’alleanza tra una Lega settentrionale, più autonoma sul territorio (scelte strategiche, candidature, ecc) e una nazionale. Adesso Zaia la ripropone, e se non ora quando. Il modello è quello alla tedesca: «Quando ho parlato di Csu e Cdu bavarese l’ho fatto ufficialmente a Pontida, ne ho parlato più volte negli anni anche a Salvini, è uno spunto di riflessione. Il Paese sta cambiando pelle, va verso federalismo e autonomia», sottolinea Zaia, «anche se altri cercano di tirare il freno a mano. C’è una questione meridionale innegabile, ritengo immorale che qualcuno debba andare a curarsi fuori regione, ma esiste anche una questione settentrionale che non è l’egoismo dei ricchi, mala necessità di fare qualche ritocco».

 

 

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COME FUNZIONA
Spieghiamo: Csu e Cdu, di area centrodestra, sono i partiti “gemelli” dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania e dell’Unione Cristiano-Sociale in Baviera. Fanno parte di un unico gruppo parlamentare, ed è possibile per il fatto che la Csu opera soltanto in Baviera mentre la Cdu negli altri quindici Länder, ossia gli Stati federati.

Torniamo a Zaia il quale evidenzia un altro elemento: «Anche in altri partiti le istanze variano a seconda della residenza geografica degli elettori. Le questioni settentrionale e meridionale non sono irrilevanti». Zaia è stato il dominatore nonostante non abbia potuto schierare la sua storica lista, divieto che non ha digerito, così come l’impossibilità di ricandidarsi a governatore per la quarta volta di fila (il limite è di tre mandati ma è entrato in vigore quando ne aveva già completato uno, e il limite non era retroattivo): «Sono già nella mia casa e andrò avanti nella mia casa che è la Lega. La Lista Zaia non è mai stato un partito ma una civica, e non c’è alcuna ipotesi di farla diventare una corrente dentro la Lega per dare corpo a una Lega federale sul modello della Cdu-Csu bavarese. Non ho mai creduto alle correnti interne ai partiti. Anzi, le correnti, i partiti, li distruggono».

 

 

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NEI MUNICIPI
Altri numeri dal Veneto. Stefani, che ha vinto col 64,4%, è salito fino al 70 nei Comuni più piccoli. La Lega è risultata il primo partito in 490 Comuni, quasi ovunque; 43 li ha conquistati Fratelli d’Italia, che è stato il più votato nel Bellunese, terra del coordinatore regionale Luca De Carlo, senatore di Fdi che lunedì sera è andato al quartier generale di Stefani, a Padova, per complimentarsi subito di persona: se la candidatura a governatore fosse toccata a Fdi, il prescelto sarebbe stato lui. Il Pd, in Veneto, ha primeggiato in appena 7 Comuni.

 

 

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Autore
Libero Quotidiano

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