Boxe, Kazakistan e Uzbekistan non hanno rivali: dominio ai mondiali, pregustando le olimpiadi (e un pezzo di storia)
- Postato il 17 settembre 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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La finale mondiale dei supermassimi, ultimo match del torneo organizzato dalla World Boxing, ha visto affrontarsi sul ring il kazako Aybek Oralbay e l’uzbeko Jakhongir Zokirov. L’incontro tra i due giganti ha sancito il vincitore del medagliere, dato che le due nazionali erano arrivate all’atto conclusivo con sei ori ciascuna. È stato il Kazakistan a conquistare la settima medaglia più preziosa, chiudendo al primo posto con un totale di sette ori, un argento e due bronzi. L’Uzbekistan si è “fermato” a sei ori, con due argenti e tre bronzi. I due Paesi asiatici hanno dominato il mondiale, che metteva in palio un totale di 20 titoli (10 maschili e 10 femminili), spartendosi incredibilmente tutti i 10 titoli maschili (con l’Uzbekistan che ha ottenuto più successi in questa categoria). Sul podio del medagliere sono salite l’India, al terzo posto, e il Brasile, al quarto. L’Italia, con un solo bronzo, è rimasta molto indietro. In generale, l’Asia ha letteralmente surclassato l’Europa, conquistando 12 medaglie in più. Il match dei supermassimi è stato seguito dalle tribune dell’M&S Arena da decine di tifosi festanti, con bandiere sia del Kazakistan che dell’Uzbekistan. A Parigi, in occasione dei Giochi Olimpici, la presenza dei tifosi uzbeki era stata maggiore, anche perché i loro pugili erano apparsi in uno stato di grazia, superiori ai rivali kazaki. I campioni Asadkhuja Muydinkhujaev e Abdumalik Khalokov hanno vinto il mondiale dopo aver già conquistato l’oro olimpico a Parigi. Sono ragazzi giovani che puntano a Los Angeles 2028 e non avranno problemi a passare al professionismo. Le due scuole pugilistiche si equivalgono: anche il derby tra i supermassimi avrebbe potuto andare in entrambe le direzioni.
La storia pugilistica dell’Uzbekistan è più recente a questi livelli, mentre il Kazakistan ha una lunga tradizione che risale all’Unione Sovietica, quando la nazionale annoverava già atleti kazaki. In Uzbekistan, la boxe è stata introdotta da un americano, Sidney Jackson, che si era fermato a vivere casualmente lì, mettendo su famiglia e una palestra a Tashkent. Tuttavia, l’esplosione di questo sport è avvenuta negli ultimi anni. Fino a un paio di decenni fa, i ragazzi uzbeki erano costretti ad andare a combattere in Kazakistan quasi ogni mese, dove venivano organizzati con frequenza tornei giovanili, dato che nel loro Paese l’attività era poco intensa. I due Paesi confinano, e sebbene le capitali distino oltre 1.600 km, Tashkent si trova a soli 13 chilometri dal confine kazako. Gli uzbeki hanno imparato bene e forse hanno persino superato i loro maestri, nonostante l’oro in meno a Liverpool. Anche lo stile pugilistico uzbeko è sempre riconoscibile e molto apprezzato. L’allenatore Tulkin Kilichev, che a Parigi aveva avuto un infarto ed era stato salvato dai medici inglesi, sorride quando un appassionato gli chiede il segreto di tale miracolo. “Lavoro, lavoro, lavoro. I ragazzi hanno sempre la giusta mentalità”.
Non hanno inventato nulla insomma. Gli uzbeki hanno molta fame e anche quando perdono 5-0 il primo round, continuano a combattere negli assalti seguenti come se niente fosse. Ma succede di rado che inizino così malamente, sia per la loro bravura che perché sembra che anche i giudici abbiano un occhio di riguardo per pugili uzbeki e kazaki. Dal 2024, l’ex fuoriclasse Gennady Golovkin è il presidente del comitato olimpico kazako e della commissione olimpica della World Boxing. Ai mondiali di Liverpool, non si è mosso un attimo dalla sua postazione a bordo ring. Nonostante la voglia di primeggiare nel medagliere, tra i due Paesi non c’è una particolare rivalità. Raggiungere Kazakistan e Uzbekistan nella costruzione di pugili di alto livello, in tempo per le Olimpiadi di Los Angeles 2028, sembra un’operazione estremamente complicata, non solo per l’Italia, ma anche per Nazioni come gli Stati Uniti e l’Inghilterra, che si sono concentrate maggiormente sul professionismo, e per Cuba, che non è riuscita a vincere nemmeno una medaglia d’oro. In Uzbekistan e in Kazakistan, dove la boxe è uno sport popolarissimo come lo era in Italia fino agli anni Sessanta, gli atleti sono stati accolti come eroi negli aeroporti delle due capitali. È il momento dei festeggiamenti, ma tra pochi giorni si ritorna in palestra senza troppi proclami sui social.
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