Che aria tirava nell'Urbe? Un mix potente di odori
Postato il 10 luglio 2025
Di Focus.it
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Roma era una città maleodorante. Nonostante le terme, l'acqua corrente e le strade lastricate, la capitale dell'Impero era attraversata da una rete fognaria che somigliava più a un sistema di drenaggio delle acque piovane che a una rete moderna. I bagni privati raramente erano collegati alle cloache: il rischio di invasione di ratti era troppo alto.
I più fortunati avevano latrine domestiche, svuotate a mano da professionisti che raccoglievano feci da usare come fertilizzante, o urina per la concia delle stoffe. Gli altri si arrangiavano: vasi da notte, pozzi neri, o direttamente la strada. Come testimoniano le minacciose iscrizioni scoperte sui muri di alcune ville pompeiane: "Sudicione, non abusare del marciapiede. Vai più in là! Se ti acchiappano ti fanno la multa!". A Pompei, infatti, erano previsti dei passaggi pedonali sui cui erano poste delle pietre ovoidali che servivano per attraversare la via evitando immondizia ed escrementi.. Il lato sporco della Storia. Roma brulicava di animali: muli, asini e cavalli trainavano carri o giravano le grandi macine dei forni. Gli animali arrivavano vivi al mercato o all'altare, lasciando dietro di sé una scia di odori nauseabondi.
E i morti? Se non erano nobili o ricchi, spesso non venivano sepolti. Lo storico Svetonio scrive addirittura di un cane che portò una mano umana sulla tavola dell'imperatore Vespasiano (che istituì la tassa sull'urina).. L'importanza dell'igiene. I Romani sono stati comunque tra i popoli più puliti della Storia. Fra le loro grandi architetture un posto d'onore lo meritano infatti le terme. Tutti potevano frequentarle, senza distinzione di censo, età e sesso (anche se spesso in spazi e orari separati) e ogni cittadino tendeva ad andarci una volta al giorno. Nella Roma imperiale c'erano 11 complessi termali pubblici gratuiti e più di 800 stabilimenti balneari privati a pagamento. I più grandi – come le terme di Caracalla e quelle di Domiziano – ospitavano migliaia di persone ogni ora. All'interno c'erano piscine di acqua calda, fredda e tiepida, saune, massaggi e ogni altro comfort.
L'igiene personale, però, era un concetto relativo. Il sapone esisteva, ma non era di uso comune: era più utilizzato l'olio d'oliva, che veniva spalmato e poi raschiato via. Il risultato? Una miscela di olio, sudore e polvere che finiva sul pavimento e nelle affollate vasche termali.. Il profumo di Roma. L'Urbe non era solo puzzolente. L'arte del profumo iniziò a essere coltivata grazie all'invenzione della soffiatura del vetro nel I secolo a.C. Così i profumi venivano travasati in preziose boccette trasparenti e poi venduti. I più ricercati venivano da fiori (rose e iris), spezie (cannella, mirra, incenso) e resine, mescolati a grassi animali e cere d'api.
Uno dei profumi più ricercati era quello a base di rosa di Paestum, che venivano persino usati per ungere le statue dedicate agli dèi.
Grazie ai commerci con l'Oriente, Roma era anche un crocevia di odori esotici: pepe dall'India, zafferano dalla Persia, incenso dall'Arabia. In città esistevano magazzini dedicati esclusivamente alla conservazione di queste preziose essenze..