Chi subisce un lutto importante ha il doppio delle probabilità di morire entro 10 anni: ecco cos’è il “broken heart effect”. Lo studio
- Postato il 26 luglio 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il dolore profondo legato alla morte di una persona cara può influenzare la longevità, aumentando il rischio di mortalità nei 10 anni successiva alla perdita. Questa è la conclusione a cui è giunto un team di ricerca dell’Università di Aarhus, in Danimarca, in uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Public Health. Numerose ricerche hanno collegato il lutto a conseguenze negative sulla salute, come ad esempio l’insorgenza dell’ipertensione. Ma la maggior parte di queste ha monitorato le persone in lutto solo per pochi anni dopo la perdita, spiega al New Scientist Andreas Maercker dell’Università di Zurigo, in Svizzera, non coinvolto nell’ultimo studio.
A colmare questa lacuna ci hanno pensato i ricercatori danesi che hanno esaminato il legame tra il dolore e la mortalità fino a un decennio dopo. Gli scienziati hanno utilizzato un registro nazionale per ottenere informazioni sulle persone in cura per una malattia terminale. Hanno poi reclutato più di 1700 familiari di queste persone, come genitori o partner, per compilare una serie di questionari, svolti prima del decesso e sei mesi e tre anni dopo. Ai familiari, che avevano un’età media di 62 anni, sono state poste domande relative al ricordo della malattia e della morte della persona cara.
Il team ha scoperto che 670 dei cari provavano livelli di lutto bassi dopo la perdita, come una leggera confusione sul loro ruolo nella vita. Mentre 107 di loro provavano persistentemente livelli di lutto elevati, come una sensazione di travolgente intensità. I restanti partecipanti hanno sperimentato un lutto che si è attenuato o un lutto ritardato che si è manifestato qualche tempo dopo la perdita. Successivamente, i ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di queste stesse persine 10 anni dopo il lutto. Ebbene, il tasso di mortalità nel gruppo di coloro che hanno provato un dolore intenso è risultato dell’88% superiore a quello del gruppo con un dolore basso.
“C’è un detto che dice che il lutto spezza i cuori”, afferma Maercker, secondo il quale i risultati dello studio supportano l’idea che un dolore prolungato e intenso metta a dura prova il corpo, portando a una morte prematura. Potrebbe anche indurre cambiamenti nello stile di vita, poiché le persone in lutto potrebbero essere più inclini a saltare i pasti o a essere fisicamente inattive. Solo il 17 per cento delle persone coinvolte nello studio aveva ricevuto la diagnosi di una condizione medica all’inizio dello studio, ma Nielsen afferma che questo è stato comunque più comune tra le persone nel gruppo con un elevato livello di lutto. Quindi, tassi più elevati di patologie preesistenti potrebbero in parte spiegare perché i membri di questo gruppo avessero maggiori probabilità di morire durante il periodo di follow-up. È anche possibile che una cattiva salute possa intensificare il lutto, afferma Maercker. Tuttavia, secondo lo scienziato, offrire un supporto extra alle persone che stanno attraversando un lutto grave e prolungato, indipendentemente dal fatto che soffrano o meno di una patologia, potrebbe salvare delle vite.
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