Come la propaganda russa attacca l’Italia e la ricostruzione dell’Ucraina
- Postato il 10 luglio 2025
- Esteri
- Di Formiche
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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky? “Piccolo führer”. L’Italia e i Paesi occidentali? Guidati da “una logica cinica e menzognera”, incapaci di “dire ‘basta’ a Zelensky e di indirizzarlo verso la ricerca di strade che conducano a una risoluzione pacifica e diplomatica del conflitto in Ucraina”. La conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina in corso a Roma oggi e domani? Una “grande mangiatoia”. Perché? “Anziché fermare la guerra e risolvere le sue cause profonde, è sulle sue conseguenze che” i Paesi occidentali “pongono l’enfasi, mostrando così al mondo intero la loro brama di dominio, la loro avidità e l’ingordigia, per le quali sono disposti a distorcere completamente qualunque realtà di fatto”.
A leggere il commento dell’ambasciata russa in Italia si ha la netta impressione, tra toni e narrazioni adottati, che la conferenza organizzata dal governo italiano presieduto da Giorgia Meloni proprio non piaccia a Mosca, che alla vigilia dell’incontro a Roma ha sferrato il più violento attacco missilistico e con droni in oltre tre anni di guerra.
Nel comunicato si possono individuare almeno cinque aspetti principali tipici della propaganda russa contemporanea.
Il primo è il capovolgimento delle responsabilità. Fin dalle prime righe, la dichiarazione attribuisce ai Paesi occidentali la responsabilità della guerra, sostenendo che l’Occidente “rifiuta di fermarla” e ignora le sue “cause profonde”. Da qui, la falsificazione del contesto storico: la guerra non è iniziata con “un colpo di Stato” nel 2014, ma con l’aggressione russa dell’Ucraina nel 2022; il riferimento al 2014 (rivoluzione di Maidan) come evento scatenante è un pilastro della disinformazione russa, che nega la legittimità del cambiamento politico allora avvenuto a Kyiv. E ancora, il silenzio sull’aggressione: il commento non menziona mai l’invasione russa iniziata il 24 febbraio 2022, né le responsabilità dirette del Cremlino nel conflitto, eludendo il ruolo attivo e dominante della Russia nella guerra.
Il secondo è la demonizzazione dell’Occidente e dell’Ucraina. Il testo è infarcito di un linguaggio denigratorio e caricaturale. Zelensky come “piccolo führer”, un insulto con chiari richiami al nazismo, parte di una più ampia strategia russa di descrivere il governo ucraino come “nazista”, un’accusa priva di fondamento e utilizzata per giustificare l’invasione. L’Occidente, invece, sarebbe mosso da “avidità e ingordigia”: una narrazione classica della propaganda anti-occidentale, che dipinge l’Europa e gli Stati Uniti come imperialisti cinici, interessati solo a spartirsi le “macerie” dell’Ucraina.
Il terzo è rappresentato dalle accuse di corruzione senza prove. Il testo fa riferimento a presunti fondi deviati e rubati da funzionari ucraini e occidentali. Ma non c’è nessuna fonte verificabile: si citano “notizie trapelate dai media” ma non si forniscono riferimenti concreti o verificabili. Inoltre, l’accusa di corruzione ha lo scopo di minare la credibilità del sostegno occidentale e rafforzare la percezione che l’aiuto all’Ucraina sia un imbroglio a danno dei contribuenti.
Il quarto è lo sfruttamento della narrativa Sud globale. La nota richiama la retorica del “doppio standard”: secondo la diplomazia russa, l’Occidente finanzia l’Ucraina a discapito dell’Africa e del Sud globale. Ma pur toccando temi reali (disuguaglianza nei finanziamenti internazionali), il discorso li piega a fini manipolatori, senza menzionare il ruolo distruttivo della guerra russa nella destabilizzazione globale, anche in termini di sicurezza alimentare ed energetica. Inoltre, il tentativo di dividere il fronte occidentale dal Sud globale è una strategia sistematica della diplomazia russa negli ultimi anni.
Il quinto, infine, è l’attacco all’Italia. La critica si rivolge con particolare durezza all’Italia, accusata di sostenere incondizionatamente Kyiv, di sperperare denaro nella conferenza di Roma e di privare i propri cittadini di risorse per fini sociali. Queste argomentazioni fanno eco a narrazioni sovraniste e populiste che trovano terreno fertile in alcuni contesti politici europei e italiani.