“Con l’AI il traffico del mio sito è crollato del 25%. Se chiudiamo amen, vivrò di rendita con i soldi accumulati negli ultimi 20 anni”: parla Aranzulla
- Postato il 27 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Internet sta cambiando, e con lei anche Aranzulla.it”. Così Salvatore Aranzulla, fondatore del sito di informatica più noto d’Italia, ha descritto la trasformazione che sta attraversando il web dopo l’arrivo dell’intelligenza artificiale. In un’intervista a Fanpage.it, il guru del web ha spiegato che il modello di business tra bigtech e siti di informazione non è più sostenibile: “Per anni è esistito un patto implicito tra Google e chi pubblica testi online. Noi offrivamo contenuti gratuiti e Google portava traffico. In cambio si monetizzava con la pubblicità o con i link di affiliazione. Quel meccanismo – ha aggiunto – non regge più”.
Aranzulla ha fondato uno dei siti di informazione sul mondo tech e digital più seguiti a livello internazionale ma ha compreso che oggi le curiosità degli utenti non passano più direttamente dalla sua creazione: “Oggi chiedi a Google quale sia lo smartphone migliore e invece di arrivare sul mio sito trovi un testo generato con le informazioni prese dai miei articoli o da quelli dei miei collaboratori. È un danno economico per tutti gli editori”.
L’impatto, ha raccontato, è già evidente: “Per Aranzulla.it parliamo di un calo del 25% del traffico. Altri hanno perso anche di più. Chi non ha una community solida rischia di non reggere”. L’autore osserva anche un cambiamento nelle abitudini di ricerca: “Anch’io ormai cerco alcune cose su TikTok, come ricette o allenamenti. Ma per la tecnologia il formato scritto resta più utile: il testo si può aggiornare, il video no”.
Il problema, secondo Aranzulla, riguarda l’intero sistema editoriale digitale: “Se produci meno traffico, vendi meno pubblicità e hai meno risorse per pagare chi scrive. Io ho 45 collaboratori, ma per molte realtà sarà insostenibile. Al momento stiamo in piedi. È una struttura snella. Non abbiamo una sede, i collaboratori sono freelance e lavorano da casa. L’impatto sarà più evidente per gli editori più strutturati. Ma guardo la prospettiva. Non si possono continuare a produrre contenuti per un sistema che non paga”. Dal canto suo, però, lui si dice tranquillo: “Il problema non è per me – sottolinea -. Se chiudiamo amen. Vivrò di rendita con i soldi accumulati negli ultimi 20 anni. Ho sempre messo da parte quello che ho guadagnato. Non spendo soldi in vestiti, giro con un iPhone e un AppleWatch di qualche generazione fa. Ho una bella casa, è vero. Ci tenevo che fosse bella perché ci passo molte ore a lavorare. Ho studiato Economia e Management in Bocconi: ho imparato a gestire i soldi con gli investimenti. Niente di azzardato, tutti prodotti finanziari molto lineari”. E allora per chi è il problema? “Il problema – conclude Aranzulla – è per i miei collaboratori, e in generale per gli autori o i giornalisti che lavorano in questa economia. È incredibile che nessuno abbia pensato a tutelare questo mercato. Dico sia a livello governativo che a livello europeo. I sistemi di intelligenza artificiale che abbiamo davanti sono stati costruiti senza tenere conto del diritto d’autore. Ho visto che adesso si sta muovendo qualcosa ma ho paura sia troppo tardi”.
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