“Crede sia capace di ammazzarla? Sì”: il referto del pronto soccorso del 2024 di Pamela Genini. Ma il Codice Rosso non scattò

  • Postato il 18 ottobre 2025
  • Cronaca Nera
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Quattro sì su cinque domande. Così Pamela Genini, la 29enne uccisa martedì scorso a Milano dall’ex compagno Gianluca Soncin, a settembre 2024 rispondeva al questionario di valutazione del rischio violenze consegnato dall’ospedale di Segrate. Lì, infatti, si era rivolta la vittima dopo un ennesimo episodio di violenza, avvenuto però a Cervia, nel quale Soncin, secondo le ricostruzioni uscite in questi giorni, le aveva rotto un dito.

“Crede che lui sia capace si ammazzarla? Sì. La violenza fisica è aumentata di frequenza e gravità negli ultimi 6 mesi? Sì. Ha mai usato un’arma o l’ha mai minacciata con un’arma?. Sì. Lui è fortemente e costantemente geloso di lei? Sì”. Pamela risponde negativamente solo alla domanda su eventuali percosse in gravidanza, dato che non è incinta.

A entrare in possesso del documento è il Corriere della Sera. Quel giorno, il 3 settembre 2024, la 29enne resta in pronto soccorso per cinque ore. Al triage viene classificata come “priorità 2, urgenza”, soprattutto per il motivo dell’accesso, segnalato come “abuso maltrattamento violenza di genere”. Secondo le linee guida, riporta ancora il quotidiano di via Solferino, una risposta affermativa a tre delle cinque domande indica un “elevato rischio di reiterazione della violenza” e richiede l’attivazione della protezione.

Il codice rosso, però, per Pamela non scatterà. Dopo l’espletamento della procedura che prevede foto e l’esecuzione di un prelievo ematico, vengono allertate del forze dell’ordine. È qui che, rivela il Corriere, non viene attivato il codice perché “dopo il colloquio con le forze dell’ordine non vi è indicazione ad attivazione del codice rosso”. I carabinieri di Seriate, acquisito il referto, lo inviano a Cervia dove si è verificata la violenza, a quel punto i militari di Cervia trasmettono a loro volta le note sull’intervento fatto nella casa di Soncin a seguito della chiamata per la lite e chiedono di raccogliere la denuncia. Pamela, però, si rifiuta. Secondo il procuratore di Ravenna, sentito da Repubblica, il passaggio da Cervia a Segrate ha “rallentato il tutto”, rendendo difficile l’attivazione delle procure per approfondire il caso.

Ora gli inquirenti di Milano stanno acquisendo tutti i documenti risalenti al 2024 per capire cosa non abbia funzionato nell’attivazione della rete di supporto e aiuto alle donne vittime di violenza.

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Il Fatto Quotidiano

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