Donatella Di Pietrantonio, la scuola degli anni Settanta e le bugie di oggi

  • Postato il 26 luglio 2025
  • Di Il Foglio
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Donatella Di Pietrantonio, la scuola degli anni Settanta e le bugie di oggi

La scuola che ho frequentato negli anni Settanta non aveva molti pregi, ma uno importante sì: raccontava la verità, anche la più dura. Per quelli come me, che affrontavano un liceo nonostante la provenienza dal basso, la verità era che se ci fossimo impegnati il triplo dei nostri compagni benestanti ci saremmo spostati in quella scala che al momento ci penalizzava.  Il cosiddetto ascensore sociale funzionava: ci si entrava in pochi, ma saliva da un piano all’altro. Non mi riferisco ai livelli economici, o non soltanto. Sto parlando della possibilità di recuperare, faticando e soffrendo oltremisura, uno svantaggio culturale ereditato. La scuola ci dava gli strumenti e riconosceva il merito, in un modo meno ideologico di adesso. Ci prestava i libri da leggere, ci portava per la prima volta nella vita a teatro. Con le immancabili eccezioni – classista lo era ma per altri versi, manteneva le promesse. 


Non ne ho nostalgia, ma mi interessa un confronto con l’oggi sul piano linguistico, soprattutto. Un confronto che riguardi la società in generale e la difficoltà che hanno gli adulti nel dare un senso al disagio dei giovani, al loro dolore. Sembra che due generazioni compresenti parlino due lingue diverse, straniere e incomprensibili l’una all’altra. Ma la lingua è sempre mutata di madre/padre in figlio, è un aspetto rilevante dell’evoluzione umana. Se così non fosse parleremmo ancora latino. È naturale che cambi la forma, ma nel contenuto profondo risiede l’etica della lingua che una generazione parla alla successiva. Un’etica che dovrebbe restare solida intorno alla verità. Se dovessi dire che cosa davvero si è spezzato nella trasmissione tra gli adulti e i ragazzi direi proprio quel fondamento di verità. Quand’è, mi chiedo, che abbiamo cominciato a mentire ai nostri figli o studenti, e su cosa. Quando abbiamo rotto quel patto implicito? Forse quando gli abbiamo offerto il nostro ascolto e poi non l’abbiamo dato. Troppo spaventati dalle emozioni disturbanti che i ragazzi provano e talvolta agiscono, siamo rimasti incapaci di accogliere e contenere la loro rabbia, le spinte distruttive o autodistruttive. Nel suo saggio Chiamami adulto, Matteo Lancini è spietato nel ritrarre la postura debole di adulti troppo presi dalla propria fragilità per poter ricevere anche quella dei figli. In parallelo i ragazzi hanno smesso di crederci, di ritenere gli adulti interlocutori affidabili. 


Se ripenso all’incendio degli anni Settanta, alle forme anche estreme di lotta politica, dico che oggi la protesta giovanile è fortunatamente moderata, ma questo significa anche che gli adulti non sono considerati all’altezza di un dialogo o di una battaglia. La più grande bugia riguarda il futuro. Dai giovani si pretende che studino in vista di un domani che sarà peggiore di quello dei genitori. Afflitto in partenza dalla precarietà del lavoro che è diventata regola, dalla impossibilità di abitare città sempre più inaccessibili per chi deve sopravvivere con quegli impieghi precari, quei redditi insufficienti. La città espelle i suoi figli, scrive dolorosamente Jonathan Bazzi. Lo sappiamo, ma lo diciamo così poco. Molti ragazzi se ne andranno all’estero, per necessità e non per scelta. 


Su due temi che attraggono la loro attenzione – il clima malato, la pace – il discorso degli adulti risulta vuoto, se non falso. Dichiarazioni d’intenti mai seguite da atti concreti. Protocolli sottoscritti, impegni poi ritirati. Davvero non so come potrebbero fidarsi di noi. Abbiamo detto pace e assistiamo da testimoni immobili allo sterminio di civili metodicamente condotto a Gaza dal governo israeliano. Uccisi con le armi, ma anche con la fame e la sete, in totale spregio dei più elementari diritti umani. Allora, quanto vale la nostra parola? 

 
Donatella Di Pietrantonio, vincitrice del Premio Strega 2024, sarà protagonista, insieme allo psicoterapeuta Matteo Lancini, dell’incontro “Adolescenti invisibili” al Festival della Mente di Sarzana domenica 31 agosto alle  17 in piazza Matteotti. Si ringrazia l’autrice per questo testo inedito.

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Il Foglio

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