Due mesi in cammino per l’Italia: la Carovana della Comunità Exodus ritorna dopo 40 anni
- Postato il 6 agosto 2025
- Società
- Di Il Fatto Quotidiano
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Cinquemila chilometri, dodici tappe, dalla Lombardia alla Sicilia passando stamattina dal Campidoglio dove si svolgerà una tavola rotonda su “Fragilità sociali e avventure educative” alla presenza dell’assessora alle Politiche sociali e della Salute Barbara Funari. E’ il giro d’Italia targato Exodus. Quindici ragazzi ed educatori della comunità di don Antonio Mazzi da due mesi sono in cammino per le strade del Paese per provocare le istituzioni affinché́ mettano in atto politiche serie in favore dei ragazzi, specialmente per i più̀ fragili. “A quarant’anni dalla prima esperienza – spiegano gli organizzatori – ci siamo rimessi in cammino per iniziare a tracciare i nuovi sentieri che ci aiuteranno ad affrontare i nuovi e crescenti disagi e le nuove dipendenze che affliggono le giovani generazioni”.
Il viaggio è cominciato a fine maggio in Madagascar ed è proseguito in Italia portando la testimonianza sui territori in cui il progetto di don Mazzi ha un proprio presidio educativo. Un percorso utile a chi incontra la Carovana ma anche agli stessi ragazzi che si sono messi in gioco. A rivelarcelo sono gli stessi partecipanti contattati da IlFattoQuotidiano.it: “Sono partito – ci racconta Gianni – senza un motivo specifico, se non quello di cogliere l’opportunità di fermarmi per riflettere anche un po’ rispetto al percorso che stavo facendo in comunità. Questa carovana di fatto si sta rivelando faticosa e proprio questo sarà il significato che darò questa mia avventura. La fatica di raggiungere l’obiettivo, la costanza che ci metto e l’impegno giorno per giorno. Sono contento di me, forse per la prima volta riesco a vedere la speranza di condurre una vita diversa. È una opportunità unica che ti permette di relazionarti sempre con persone diverse e vedere anche realtà completamente diverse dalla nostra. Spero di camminare su questa strada anche una volta finita la carovana”. Una comunità̀ che viaggia, che accoglie persone cariche di sofferenze, che si presenta semplice e con in mano i poveri strumenti dell’educazione.
Con loro Marco Pagliuca, responsabile Exodus di Villadosia: “Sono ancora due gli elementi fondamentali della Carovana dopo 40 anni di storia e di esperienza sul campo e nel campo educativo: il primo motivo-obiettivo per cui dopo 40 anni continuiamo a fare carovane è certamente che il metodo più efficace è quello del cammino, quello del fare fatica coi piedi e rinascere con la testa per i ragazzi che hanno preso delle strade sbagliate. Il secondo, anche quello un elemento che c’era fin dall’inizio, dal primo progetto educativo itinerante, è che la Carovana è un po’ una provocazione, un messaggio, un invito a riflettere alla gente che incontriamo, che ci vede camminare o andare in bicicletta, sul fatto che anche nei momenti storici più bui come quello che stiamo attraversando, in un mondo in cui ci sono ancora tante guerre, è pieno di distruzione, depressione, mancanza di futuro… anche in questi momenti è possibile rinascere. E i nostri ragazzi camminano ogni giorno verso una rinascita”.
Il traguardo è ancora lontano ma sembra già essere raggiunto per questi giovani. “Mi sto innamorando della vita, in questo lungo viaggio – dice Luca – sto tornando ad essere semplice e genuino. Spero di saper scegliere relazioni felici, per tornare a vivere una vita piena di gioia e con amici veri”. Così anche Mikha: “Mi sto risvegliando da un coma. Sto rivedendo finalmente i colori e il profumo dei fiori. Sono tornato ad innamorarmi di me stesso e della libertà che solo noi stessi possiamo concederci, con un po’ di coraggio e voglia di fare, di splendere e finalmente realizzarsi”.
Molti tratti sono stati fatti in bici, altri a piedi, come quello tra Ravenna e Firenze. “Giunto a metà di questa Carovana, mi rendo conto che per la prima volta sto riuscendo a fermarmi e pensare un po’ a me stesso. Andavo sempre a mille senza pensare a quello che stavo facendo, al perché lo facevo e in effetti non aveva molto senso, mentre ora con uno sforzo minore di quanto immaginassi, sto iniziando anche a riflettere sul senso che ha per me questa carovana, questo ripartire da zero, resettare completamente quello che sono sempre stato e ricostruire una nuova persona capace di voler bene senza pregiudizi, secondi fini, in grado di fermarsi a riflettere ogni qualvolta si presenta una difficoltà. Ma soprattutto riesco a stare in mezzo alle persone, anche quando ci sono momenti che di solito mi portavano ad isolarmi, caricandomi di frustrazione e malessere. Sto prendendo emozioni e sensazioni ad ogni tappa e mi sto facendo un gran bel bagaglio” sottolinea Imad.
Ma il più soddisfatto è lui, il prete che da quarant’anni accoglie chiunque abbia bisogno di fare un percorso per ricominciare: “Siamo felici di questa accoglienza a Roma che ha un alto valore politico oltre che un profondo significato umano per l’amicizia che ci lega alla città alle sue istituzioni e alle realtà più significative del mondo associativo e sindacale. Abbiamo sempre cercato di essere presenti, lavorando insieme a coloro che a Roma sono impegnati per contrastare il disagio giovanile e la diffusione delle dipendenze nelle sue varie forme. I numeri del centro d’ascolto che abbiamo promosso ormai quasi due anni fa, in collaborazione con l’assessorato alle politiche sociali ci dicono che c’è sempre più bisogno di risposte educative efficaci affinché tanti giovani e tante famiglie non perdano la speranza. Roma può contare su Exodus… siamo certi che anche Exodus potrà continuare a contare su Roma”.
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