Equalize – Sbraccia e la “folle” passione per l’arte, oltre 30 segnalazioni della Banca d’Italia per operazioni sospette

  • Postato il 24 aprile 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 4 Visualizzazioni

L’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia deve avere una folle passione per l’arte e l’antiquariato in genere. In tempi recenti, il “dominus del 110%”, che con la sua Fenice spa dal 2020 al 2022 ha fatturato 146 milioni di euro e ha con Unipol e Jp Morgan, come emerge anche dalle intercettazioni, un piano di vendita dei crediti fiscali derivati dal bonus edilizio di 600 milioni, per l’arte ha aperto spesso i cordoni della borsa. Circa nove milioni di euro tra il 2021 e il 2023 bonificati sul conto della Ab Consulting che commercia opere d’arte antiche e nuove. Acquisti di pregio fatti anche presso un noto antiquario romano. Tra questi un Trumeau veneziano del ‘700 pagato 50mila euro. Dopodiché la stessa Ab Consulting, con un valore della produzione di 9,9 milioni nel 2021 (anno di costituzione della società), bonifica 1,8 milioni di euro sul conto dell’ingegnere Amalia Alicino, rispettivamente moglie dell’ex vicepresidente della Popolare di Bari Gianluca Jacobini imputato per il crack della banca, e consulente della Fenice spa di Lorenzo Sbraccia.

Sospetti, dunque, segnalati dall’Unità di informazione finanziaria (Uif) presso la Banca d’Italia, appunto in diverse Segnalazioni per operazioni sospette (Sos) oggi depositate dalla Procura di Milano che Sbraccia, in uno stralcio dell’indagine sugli spioni di Equalize, lo ha arrestato per una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni dell’imprenditore Luca Motterlini, subappaltatore di Sbraccia con la sua G&G costruzioni e creditore di 35 milioni. Credito che secondo la Procura, Sbraccia, attraverso le pressioni della ‘ndrangheta, voleva pagare solo in minima parte (circa 8 milioni). Ed è lo stesso Motterlini sentito a verbale dal pm a svelare i rapporti tra Sbraccia e Amalia Alicino, la quale non è indagata nell’inchiesta Equalize, e di come la stessa, grazie anche al marito (non indagato), avesse aperto le porte delle banche a Sbraccia per incassare i crediti del 110: “Alicino (…) era un amministratore di fatto della Fenice. È di Bari, è sposata, so che ha avuto a che fare col mondo delle assicurazioni; ha avuto problemi con la Popolare di Bari ma ha conoscenze importanti. So che la forza di Fenice era la massima fiducia che godeva da parte di Unipol e Jp Morgan ed i 600 milioni di euro di crediti gestiti. Le conoscenze di Amalia e del marito hanno permesso di far nascere Fenice. È Jp Morgan a consigliare Unipol di servirsi di Fenice come General contractor per il 110%. Una sorta di intermediazione”.

Del resto tra Sbraccia e Jacobini la conoscenza è di lunga data. Nel maggio 2019 in piazza Trasimeno a Roma vengono controllati assieme. Inoltre l’hacker Samuele Calamucci a verbale spiega che “i due erano in buonissimi rapporti” poi Sbraccia “è rimasto in rapporti solo con la moglie pagandola 8 milioni di euro l’anno”. La figura di Alicino è talmente importante che Sbraccia, attraverso Equalize, la spierà a un incontro con Alessandro Gatto, capo delle finanze di Jp Morgan per l’Italia. Racconterà l’ex poliziotto Carmine Gallo, morto il 9 marzo e già indagato per associazione a delinquere nell’indagine Equalize: “Sbraccia sospetta che” l’Alicino “faccia il doppio gioco perché (…) attraverso il marito (…) hanno tutte le entrature nelle banche , JP Morgan pure , Unipol per avere il 110%. Lui mi dice: non vorrei che facesse il doppio gioco, che da una parte sta dalla mia parte e dall’altra lavora (…) perché è infedeltà nei miei confronti, perché il marito fa l’attività che faccio io, se Gatto della JP Morgan lavora per me non è che può presentarlo anche a quell’altro”. Che la posta in gioco sia altissima, Sbraccia lo conferma a Calamucci, anche lui indagato nella tentata estorsione mafiosa: “Fenice ha un contratto di 650 milioni in essere con Unipol”.

Insomma, secondo la Procura, la fortuna di Sbraccia è stata il rapporto con le banche e i soldi pubblici derivati dal bonus edilizio. In questo senso il Ros di Milano annota come Sbraccia dai conti della Fenice spa abbia “distratto per scopi propri, ingenti somme di denaro incassate grazie agli incentivi statali per il settore edilizio” tanto che “una parte di questi (almeno 2,3 milioni) ottenuti con finanziamento pubblico è stata trasferita verso società collegate e conti personali, senza adeguata documentazione”. Parte del denaro derivato dalle agevolazioni pubbliche, secondo la Uif, viene speso “in beni voluttuari come auto, mobili antichi, orologi”.

In generale poi la “fonte di liquidità di Fenice, grazie al forte incremento di fatturato generato dagli incentivi del settore edilizio (…) genera un quadro estremamente opaco che stupisce anche per l’entità dei volumi osservati”. Ad esempio, nel 2023, circa 950 mila euro sono usciti dai conti di Fenice spa per l’acquisto di una villa a San Felice al Circeo. Queste Sos, dunque, dicono molto sulle sue attività finanziarie e su i suoi contatti. Tanto da far pensare alla Procura al reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Ipotesi per la quale Sbraccia, già indagato nel filone principale di Equalize, non risulta iscritto. Ipotesi che però lo stesso Motterlini valuterà come denuncia: “Il nostro consulente finanziario ci suggerisce di denunciare Fenice per truffa ai danni dello Stato per la gestione di questi fondi e crediti fiscali”. Umberto Buccarelli, legale della Fenice e arrestato con Sbraccia nella tentata estorsione mafiosa, dirà dell’imprenditore romano: “Questo è un lestofante che ha imbrogliato a tutti quelli con cui ha avuto a che fare”. Del resto, annota il Ros di Milano, se “Sbraccia fosse stato in buona fede avrebbe evidentemente usato quel denaro per completare le opere, rivolgendosi ad altra società, mentre invece, come ricostruito dalle indagini, si è assistititi, con il benestare proprio dell’imprenditore romano, al tentativo di infiltrazione della ‘ndrangheta nei cantieri della Fenice spa (…) in una dinamica di minacce e intimidazioni varie, con il risultato finale di non ultimare i lavori e lasciare decine di famiglie in difficoltà”

Di Sos, poi, il Ros di Milano ne ha analizzate oltre trenta, tra quelle riconducibili all’imprenditore e quelle di soggetti a lui collegati. In diverse di queste, Sbraccia viene definito “soggetto politicamente esposto”. E visto che l’imprenditore non risulta aver ricoperto cariche politiche, il dato conferma i rapporti politici e istituzionali di Sbraccia come messo a verbale dall’ex poliziotto Gallo davanti al pm Francesco De Tommasi: “Sbraccia abita vicino a Villa Torlonia. È legato al Pd, nella sua abitazione si riunivano numerosi esponenti della magistratura e della politica”.

L'articolo Equalize – Sbraccia e la “folle” passione per l’arte, oltre 30 segnalazioni della Banca d’Italia per operazioni sospette proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti