Favorirono due latitanti del “locale” di ’ndrangheta di Cirò, sette arresti

  • Postato il 26 novembre 2025
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Favorirono due latitanti del “locale” di ’ndrangheta di Cirò, sette arresti

Favorirono due latitanti del “locale” di ’ndrangheta di Cirò, condannati per associazione mafiosa: arresti per sette fiancheggiatori


CIRÒ MARINA – Con sette arresti, i carabinieri hanno disarticolato la rete dei presunti fiancheggiatori che avrebbero agevolato la latitanza di due uomini del “locale” di ’ndrangheta di Cirò condannati per associazione mafiosa nel processo Stige. In carcere, per procurata inosservanza di pena con l’aggravante mafiosa, sono finiti Giovannina Rao, di 73 anni, Manuela Anania (51), Antonio esposito (76), Claudu Cioian (47), Mario Filippelli (49). Ai domiciliari vanno Vittoria De Leo (50) e Francesco Pio Gattuso (40) per i quali è stata esclusa l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Sono tutti di Cirò Marina. Secondo l’accusa, avrebbero fornito supporto logistico e mezzi di comunicazione ad Antonio Anania, che doveva espiare la pena residua di 5 anni e 11 mesi, e Carmine Siena, per il quale era divenuta definitiva la condanna di 8 anni.

NASCOSTO TRA I TURISTI

Siena, nei giorni immediatamente successivi al verdetto, si sarebbe rifugiato in un complesso residenziale a due passi dal mare, denominato “La Rosa dei Venti”, di proprietà di suoi familiari, forse pensando di nascondersi tra i turisti. Anania fu rintracciato nell’abitazione dei congiunti. Non si erano presentati con il borsone in caserma, come avevano fatto molti coimputati condannati. E si resero irreperibili per sottrarsi all’esecuzione della sentenza. passata in giudicato dopo la pronuncia della Corte di Cassazione nel giugno 2024. In particolare, alcuni indagati avrebbero consegnato schede Sim, intestate ad alcuni di loro, ai latitanti.

“PIENO DI SBIRRI”

L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Reparto operativo di Crotone, è stata coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha chiesto le misure cautelari poi disposte dalla gip distrettuale Fabiana Giacchetti. Tutto parte dal rinvenimento di un cellulare durante l’arresto di Siena, con annessa scheda prepagata. “Stanno perquisendo casa mia”. “Pieno di sbirri”. Sono alcuni dei messaggi inviati da utente telefoniche intestate a De Leo e Gattuso. Ma i carabinieri monitoravano anche Giovannina Rao, madre di Anania, presso l’abitazione della quale il latitante pare fosse solito recarsi a pranzo e o a cena.

I SOLDI E IL PROFESSIONISTA

Da quell’abitazione entrava e usciva anche un professionista del luogo, già dirigente comunale, che in passato avrebbe avuto contatti con il latitante. Anania venne poi individuato nell’ appartamento occupato dalla madre, dalla sorella e dal cognato. Dall’analisi di un telefonino a lui in uso sono poi emersi i contatti con Esposito, Cionan e Filippelli. Quest’ultimo, in particolare, si sarebbe occupato di far avere denaro al latitante tramite la sorella Manuela. “Dalli a mia sorella Manuela… che poi me li manda lei sulla carta… ti ho lasciato un caffè”. Gli indagati sono in tutto dieci ma soltanto per sette di loro la gip distrettuale ha ravvisato esigenze cautelari.

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