Fratoianni & Bonelli, guerra al campo largo: alle Regionali 2025 ne succedono di tutti i colori

  • Postato il 31 agosto 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Già e noi?”. Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli leggono con attenzione le liste dei candidati per elezioni regionali e sbottano.

Prima non ci stanno, alzano la voce, poi arrivano alle minacce. “Se anche noi non parteciperemo alla spartizione delle poltrone renderemo pan per focaccia”. Che cosa vuol dire? Rompono con la coalizione di sinistra e se ne vanno per conto loro? No, fino a questo punto non  vanno perché rimarrebbero soli e senza nemmeno un compagno di viaggio.

Insomma, senza valere un fico secco. Però, sbraitano e mettono ancora più nei guai Elly Schlein che di beghe ne ha già tante. In parole semplici vogliono anche loro un posticino, sia pure piccolo, se no cominciano a mettere i veti come fanno gli altri.

Fratoianni & Bonelli, rottura in Calabria

Fratoianni & Bonelli, guerra al campo largo: alle Regionali 2025 ne succedono di tutti i colori , nella foto Pasquale Tridico di M5s
Fratoianni & Bonelli, guerra al campo largo: alle Regionali 2025 ne succedono di tutti i colori (foto Ansa) – Blitz Quotidiano.it

Dove indirizzano le loro scelte i fratelli gemelli? In Calabria, naturalmente dove la confusione regna sovrana. C’è un presidente dimissionario, Roberto Occhiuto, che si ripresenta perché sicuro di bissare il successo con le forze di destra.

Il  suo principale antagonista è Pasquale Tridico scelto dal campo largo. L’ex presidente dell’Inps, alla prima uscita in campagna elettorale, rilancia il reddito di cittadinanza che tanti voti fece avere a Giuseppe Conte, allora grillino.

Furbescamente lo chiama in un’altra maniera “reddito di dignità regionale”. Se non è zuppa è pan bagnato. La mossa scacchistica non  incanta nessuno perché oggi gli scaltri si contano a decine in politica. Forse l’intelligenza manca, ma in quanto a malizia ce n’è tanta in Parlamento.

Così, vistosi abbandonato dai compagni di viaggio,  il duo di sinistra lancia il suo primo avvertimento: in quella terra già tanto martoriata vogliono che il candidato presidente sia Mimmo Lucano.

Lo ricordate? L’ex sindaco di Riace, il paese dei bronzi, prima condannato e poi assolto per “aver aiutato i migranti illegali” (così diceva l’accusa). Ora il nostro uomo ne ha fatta di strada, ha un sua poltrona a Bruxelles, è un deputato europeo, ma la nostalgia per la

sua regione è tanta.

Le baruffe pugliesi

Tornerebbe volentieri indietro, così i due di AVS lo accontentano mettendo all’angolo la segretaria del Pd. Non scherzano i gemelli, stavolta fanno sul serio e parlano di veti, proprio come fanno gli altri partiti.

Ad esempio, in Puglia, dove la confusione è già troppa. Antonio De Caro,l’ex sindaco di Bari, ha trovato due “amici-nemici” che lo tormentano perché vogliono entrare entrambi nel nuovo consiglio. “Assolutamente no”, replica il preferito dal campo largo. “Se non la smettono me ne torno da dove sono  venuto per difendere degnamente il mio paese in Europa”.

È la goccia che fa traboccare il vaso quella di Fratoianni e Bonelli. Che cosa si inventano? Nichi Vendola, uno dei due antagonisti che boicottano De Caro (l’altro è Michele Emiliano) è un pupillo dell’Alleanza Verdi e sinistra. Allora, perchè non mettiamo lui alla presidenza? Se no, quale minaccia lanciano alla Schlein? Il veto, appunto. Si mettono di traverso e non votano come gli altri.

È davvero desolante ciò che sta succedendo per le regionali. La lotta non ha confini e il nepotismo dilaga. Vincenzo De Luca rinuncia alla sua poltrona, ma il figlio Luca che siede in Parlamento, sarà il nuovo segretario del Pd in Campania.

Entra in competizione pure il figlio di Clemente Mastella, un democristiano doc, oggi sindaco di Benevento. Lo emula il suo collega Gaetano Mandredi, primo cittadino di Napoli, stella supernascente dei dem, che fa entrare in competizione anche il fratello. Di padre in figlio, da fratello a fratello, l’esempio dei regnanti monarchici non si è mai spento.

Povera Elly, la si può compiangere e capire perché nel Pd non c’è un attimo di tregua. Ora anche le feste dell’Unità non hanno lo splendore di una volta. Non ci sono soldi, bisogna ridimensionarle. I tempi andati sono soltanto un ricordo. Ora servono i volontari e i prestigiosi incontri di un tempo debbono lasciare il posto alle balere dove i giovani potranno trascorrere il loro tempo in allegria

In viale Mazzini, la sede della Rai, esplode una semi bomba se non un ordigno di grandi proporzioni. Gianmarco Chiocci, il direttore del Tg1, sta per lasciare quel ruolo perché Giorgia Meloni lo vuole a Palazzo Chigi come portavoce della presidenza del consiglio. Sarà un periodo assai difficile per il governo: i problemi da risolvere sono tanti, la premier vuole accanto a lei i fedelissimi di prestigio.

Conosco Gianmarco da quando andava in triciclo, un bambino insomma.  Per quale ragione lasciare un posto così ambito per occuparne uno effimero che potrebbe svanire in poco tempo? No, caro direttore, essere il responsabile del tg1 vuol dire aver raggiunto il massimo della carriera giornalistica, una professione che non si può abbandonare se il tuo dna è questo.

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Autore
Blitz

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