Gela, la necropoli di bambini scoperta durante gli scavi per la fibra ora è un museo a cielo aperto
- Postato il 3 agosto 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Dovevano essere dei normali scavi per la posa della fibra ottica, è diventato un museo. Accade a Gela, città siciliana che si affaccia sul mar Mediterraneo, dove durante i lavori avviati da Open Fiber, è venuta fuori una necropoli greca di età arcaica, perfettamente conservata, probabilmente risalente al VI-VII secolo avanti Cristo.
Così, nella città tra le più ricche dal punto di vista archeologico, dove negli anni passati il patrimonio sotterraneo è stato sacrificato a favore dello sviluppo industriale, è stata posta una lastra trasparente che permetterà a turisti e curiosi di poter ammirare la necropoli dei bambini, in via Di Bartolo. Da questa lastra calpestabile si potranno osservare 10 tombe di bambini intatte, un ritrovamento così prezioso che ha portato la stessa società che stava svolgendo gli scavi alla decisione di finanziare i lavori.
La scoperta avvenuta nel 2019, infatti, ha fatto cambiare i piani a Open Fiber, che ha investito circa 500mila euro nel progetto, spostando i lavori in un’altra zona della città, preservando quel patrimonio inestimabile, d’accordo con la Soprintendenza di Caltanissetta. “La musealizzazione della necropoli di via Bartolo segna un nuovo percorso nella valorizzazione dei beni archeologici del territorio – ha detto Daniela Vullo, soprintendente ai beni culturali di Caltanissetta – in questo caso la collaborazione tra pubblico e privato è stata fondamentale, con l’apporto economico di Open Fiber che si è rilevato determinante. Dal canto suo, la Soprintendenza ha fornito il supporto scientifico e soprattutto la sorveglianza archeologica. Quest’ultima ha avuto un ruolo centrale, a causa, in particolare, degli sversamenti fognari nell’area dei ritrovamenti, incidenti che hanno imposto per ben due volte di dover rifare lo scavo”.
Dopo la scoperta e i lavori degli archeologi il taglio del nastro ha svelato alla comunità un altro pezzo di storia: adesso tutti potranno vedere le tombe e gli scheletri, anche di notte, grazie a un impianto di illuminazione. Qualcosa di simile era accaduto pochi anni fa, sempre nella cittadina gelese: nel 2018 durante i lavori per la rete idrica è stato scoperto un sarcofago di epoca greca, risalente al V secolo a.C., in via Cicerone. Anche in quel caso si è deciso di lavorare sulla scoperta, valorizzando l’opera al museo archeologico.
“La scoperta, e i successivi interventi di valorizzazione, confermano ancora una volta l’importanza dell’archeologia preventiva – commenta l’archeologo Luca Zambito -. In centri ricchi di storia (Gela, Agrigento, Palermo ad esempio) è indispensabile che gli interventi siano seguiti da personale specializzato. Le sepolture in anfora, testimonianza di una particolare simpatheia verso i defunti, erano uno dei modi con cui si cercava di preservare meglio i corpi e la loro tradizione continua fino a età tardoantica. Tutela e valorizzazione, in questo caso come in molti altri, vanno di pari passo, restituendo alla città, un pezzo di storia”.
Nel quartiere Borgo, dove è stata fatta la scoperta, era presente una vasta necropoli, già investigata da Paolo Orsi più di un secolo fa, oggi quelle sue intuizioni arrivano al traguardo: nei lavori, infatti, la sovrintendenza aveva prescritto l’assistenza archeologica, conoscendo l’importanza del sito, ma nessuno si aspettava un tesoro del genere: Le dieci sepolture affiorate, oggi visibili dall’alto, sono distribuite su due livelli e ospitano bambini di età presumibile da 1 a 8 anni, eccetto uno scheletro molto ben conservato di un adulto di circa 35 anni.
Una scoperta che ha bloccato sì i lavori, con l’azienda che ha virato sul tesoro con l’assistenza degli archeologi: “Per una società come Open Fiber, decidere di interrompere i lavori in nome di un importante ritrovamento è una operazione che solitamente viene ponderata e sottoposta a vari livelli autorizzativi – dice Clara Distefano, Regional manager Sicilia e Calabria Sud di Open Fiber – Noi però l’abbiamo fatto senza pensarci due volte: abbiamo capito grazie al supporto della Soprintendenza che sotto via di Bartolo c’era qualcosa di imponente e importante. Per questo abbiamo deciso di portare avanti il progetto di musealizzazione, mettendo così a disposizione di tutti ciò che era stato scoperto. Siamo perciò orgogliosi di quest’opera, che ci ha permesso di portare alla luce un pezzo importante della storia di Gela, della Sicilia. La nostra storia”.
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