Il mondo è un po' più al sicuro da future pandemie
Postato il 27 aprile 2025
Di Focus.it
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Dopo tre anni di negoziati e sessioni di contrattazione che parevano infinite c'è la bozza di un trattato per la gestione delle prossime pandemie. Tutti i 194 Stati membri dell'OMS, tranne uno, hanno negoziato un accordo di principio per prevenire, prepararsi e rispondere alle future minaccce per la salute globale, muovendosi questa volta in un unico modo coordinato e prestabilito, senza le reazioni di panico disordinate che hanno caratterizzato l'era della CoViD-19.
Benché il testo sia ancora da perfezionare e da votare, e nonostante alcuni punti critici ancora da discutere, si tratta di un risultato storico che - in un momento difficile e teso per la politica internazionale - ribadisce l'importanza del multilateralismo.. L'accordo di massima, di 32 pagine, dovrà essere approvato nei prossimi giorni a Ginevra dai delegati che ne perfezioneranno il testo nella versione definitiva. E a maggio dovrà essere adottato dai Paesi membri dell'OMS durante l'Assemblea mondiale della sanità, la loro riunione annuale.. Che cosa contiene l'accordo: il sistema PABS. Il cuore dell'accordo e il suo punto più critico è, come spesso accade nei trattati internazionali, il rapporto tra Paesi in via di Sviluppo e industrializzati. Ai primi si chiede di migliorare la rete di sorveglianza e la condivisione del materiale biologico dei patogeni, poiché spesso le pandemie hanno origine nei loro territori. Ma, allo stesso tempo, vanno loro garantite quote di farmaci e vaccini, per evitare che i Paesi industrializzati che ospitano gli stabilimenti farmaceutici accumulino milioni di dosi senza distribuirle dove più occorrono. È stato calcolato che, durante la pandemia di CoViD-19, una più equa distribuzione dei vaccini avrebbe potuto prevenire 1,3 milioni di decessi e centinaia di milioni di infezioni.. L'accordo delinea le basi di un sistema chiamato pathogen access and benefit sharing (PABS), un sistema di accesso ai patogeni e condivisione dei benefici. In sostanza alle aziende farmaceutiche viene garantito l'accesso ai dati scientifici sui patogeni emergenti o nuovi, come la condivisione della loro sequenza genetica o di materiali biologici raccolti, a patto che - in cambio - a garantire una "quota equa" di vaccini, strumenti diagnostici e farmaci in caso di pandemia.. Come questo scambio debba avvenire, deve ancora essere definito. Dopo lunghe trattative sembra si sia giunti a un compromesso che vedrà gli sviluppatori impegnati a donare il 10% della loro produzione all'OMS affinché la possa distribuire, e offrire un altro 10% a prezzi accessibili. Tuttavia, l'allegato che contiene queste specifiche non arriverà alla firma e alla ratifica fino al prossimo anno. I dettagli per trasformare le linee guida in piano concreto sono ancora troppo fumosi, e resta un problema di fondo: i produttori dei farmaci non sono gli Stati, ma soggetti privati.. La questione del trasferimento tecnologico. Connessa a questo tema è la necessità di incoraggiare il trasferimento di tecnologie (il "know-how" e gli stabilimenti per produrre farmaci e vaccini) nei Paesi in via di sviluppo, così che questi possano produrre il necessario in modo più autosufficiente, senza dipendere necessariamente dalla solidarietà altrui. Nel trattato, i Paesi firmatari hanno stabilito di eseguire questo passaggio di conoscenze e strumenti secondo termini "intrapresi volontariamente e a condizioni reciprocamente concordate, senza pregiudizio dei diritti e degli obblighi delle Parti ai sensi di altri accordi internazionali".. Proteggere gli operatori sanitari. Uno dei primi punti sui quali è stato raggiunto un accordo è la necessità di una migliore protezione degli operatori sanitari, che la memoria comune troppe volte rimossa dell'era covid ricorda inviati a combattere il SARS-CoV-2 in prima linea, spesso senza neanche dispositivi di protezione individuale adeguati. . Un altro passaggio importante riguarda i governi, chiamati a stabilire condizioni sulle ricerche di farmaci e vaccini da essi finanziati. In cambio dei fondi erogati per la ricerca, i governi potranno chiedere a Università e aziende che sia lasciata anche ad altri possibilità di produrre i prodotti, quando la loro efficacia è dimostrata, o di garantire politiche di prezzo accessibili o che protocolli e risultati degli studi clinici siano pubblicati prontamente e condivisi con la comunità scientifica.. Durante la pandemia di covid, infatti, i governi che spesso avevano finanziato la ricerca non sempre hanno potuto far sentire la loro voce su come condividere i risultati di scoperte fatte grazie alle spese dei contribuenti. Altri passaggi del trattato riguardano la prevenzione delle pandemie a monte, come misure per ridurre le probabilità di passaggio dei virus dagli animali agli uomini.. L'assenza degli Stati Uniti. L'accordo è stato raggiunto senza la presenza degli Stati Uniti, ritirati dal trattato pandemico e dall'OMS il giorno dell'insediamento di Trump. Secondo alcuni osservatori, proprio le politiche distruttive della nuova amministrazione per la salute pubblica globale avrebbero dato un'accelerata finale ai negoziati. I loro promotori «hanno dimostrato che il multilateralismo è vivo e vegeto e che nel nostro mondo diviso le nazioni possono ancora lavorare insieme per trovare un terreno comune e una risposta condivisa a minacce comuni», ha detto mercoledì 16 aprile Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'OMS.. Da un lato, l'esclusione degli USA dall'accordo lascia gli Stati Uniti guidati da Trump più deboli e isolati di fronte alle minacce pandemiche. Dall'altro, priva il mondo di alcuni dei suoi migliori scienziati e rischia di esporre l'accordo a future, possibili spallate laterali, che potrebbero minare la capacità di ratifica dell'intesa da parte dei singoli Stati..