Iran pronto a reagire: dubbi sul cessate il fuoco e minaccia nucleare ancora aperta
- Postato il 30 giugno 2025
- Di Panorama
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In una telefonata con il ministro della Difesa saudita, Khalid bin Salman bin Abdulaziz, il nuovo capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, Abdolrahim Mousavi, ha sollevato dubbi sulla tenuta del cessate il fuoco con Israele. «Non siamo stati noi a iniziare la guerra, ma abbiamo risposto all’aggressione con la forza», ha dichiarato Mousavi. «Poiché non siamo certi che il nemico manterrà i propri impegni, incluso il cessate il fuoco, siamo pronti a reagire con fermezza a qualsiasi nuova provocazione», ha aggiunto.Nonostante i recenti bombardamenti israeliani e i successivi attacchi statunitensi contro infrastrutture nucleari iraniane, Teheran potrebbe tornare ad arricchire uranio «nel giro di pochi mesi», secondo Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).
In un’intervista rilasciata a «CBS News», la cui trascrizione è stata pubblicata sabato, Grossi ha precisato che alcuni impianti nucleari iraniani hanno subito danni, ma «altri sono ancora operativi». Ha spiegato: «Potrebbero rimettere in funzione, entro qualche mese o forse meno, alcune catene di centrifughe per la produzione di uranio arricchito». Il 13 giugno, Israele ha dato il via a un’offensiva contro siti nucleari e militari iraniani, affermando che l’intento era bloccare il programma atomico della Repubblica Islamica. Gli Stati Uniti hanno successivamente partecipato all’azione colpendo tre installazioni strategiche legate allo sviluppo nucleare iraniano. Una delle principali preoccupazioni per la comunità internazionale e in particolare di Israele, resta la quantità di uranio altamente arricchito attualmente in possesso dell’Iran, stimata in 408,6 kg. Questo materiale, arricchito al 60%, supera di gran lunga i limiti per un uso civile e, se portato a livelli più elevati, potrebbe bastare teoricamente per la produzione di oltre nove testate nucleari.
Grossi ha ammesso alla CBS: «Non abbiamo certezza sulla localizzazione attuale di questo materiale». E ha aggiunto: «Una parte potrebbe essere stata distrutta negli attacchi, ma un’altra potrebbe essere stata trasferita altrove. È quindi urgente fare chiarezza».A complicare la situazione, il Parlamento iraniano ha approvato la sospensione della cooperazione con l’AIEA e Teheran ha rifiutato la richiesta di Grossi di ispezionare i siti colpiti, in particolare l’impianto di arricchimento di Fordow. Il direttore dell’AIEA ha ribadito: «Abbiamo bisogno di verifiche. Dobbiamo sapere cosa c’è, dove si trova e quali danni sono stati realmente inflitti». Nel frattempo, il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha condannato le minacce rivolte al personale dell’AIEA, compreso Grossi. «Le intimidazioni provenienti dall’Iran sono allarmanti e devono cessare immediatamente. Invito Teheran a garantire la sicurezza del team AIEA e a collaborare pienamente con l’organizzazione», ha scritto in un post su X.
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha riconosciuto giovedì che i bombardamenti israeliani hanno inflitto «gravi danni» alle installazioni nucleari iraniane durante il recente conflitto durato dodici giorni. «I tecnici dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica stanno conducendo una valutazione approfondita», ha dichiarato alla televisione di Stato.Araghchi ha sottolineato la rilevanza politica della questione, affermando: «La richiesta di risarcimenti per i danni subiti è ora parte integrante dell’agenda diplomatica del Paese». Ha aggiunto: «I danni sono seri e sono attualmente oggetto di analisi tecniche e decisioni politiche».Le parole del ministro sembrano confermare le precedenti dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, secondo cui i raid statunitensi in supporto a Israele avrebbero «distrutto» gran parte degli impianti nucleari iraniani.
Il grande ayatollah Shirazi lancia una fatwa contro Trump e Netanyahu: «Nemici di Dio»
In un’escalation verbale che segue il recente conflitto di dodici giorni tra Stati Uniti, Iran e Israele, il grande ayatollah Naser Makarem Shirazi – figura di spicco del clero sciita iraniano – ha pronunciato una fatwa in cui accusa il presidente americano Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di essere «nemici di Dio» e «mohareb», termine che, nella giurisprudenza islamica, indica chi si oppone ad Allah. La notizia è stata diffusa dal New York Sun. Il decreto religioso, che ha valore legale secondo la sharia, esorta i musulmani di tutto il mondo a opporsi ai due leader, ritenuti responsabili di attentare all’unità della Umma e all’autorità spirituale islamica. Secondo la legge iraniana, chi è etichettato come mohareb può andare incontro a punizioni estremamente dure, tra cui la condanna a morte, la crocifissione, l’amputazione di arti o l’espulsione. Nel documento, Shirazi invoca l’applicazione di pene esemplari nei confronti di Trump e Netanyahu, auspicando la loro «esecuzione o crocifissione» e sollecitando i fedeli ad agire per realizzare questo obiettivo. Il decreto prevede inoltre sanzioni per chiunque li aiuti o collabori con loro: tra queste, l’amputazione della mano destra e del piede sinistro o l’esilio forzato. La fatwa rappresenta un ulteriore irrigidimento del linguaggio politico e religioso impiegato dalle autorità sciite iraniane nei confronti dei nemici dichiarati della Repubblica Islamica e potrebbe contribuire ad accrescere ulteriormente le tensioni già elevate tra Teheran, Washington e Gerusalemme.