La nuova gastroscopia che spegne la fame: così si perde fino al 32% di peso senza bisturi

  • Postato il 31 luglio 2025
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Una nuova tecnica mininvasiva sperimentata al Policlinico Gemelli di Roma apre nuove prospettive nella cura dell’obesità. Combinando due interventi endoscopici, i medici hanno ottenuto risultati comparabili a quelli della chirurgia bariatrica, ma senza bisturi.

La tecnica è stata applicata su una paziente con un indice di massa corporea (BMI) pari a 38, considerato clinicamente obeso. A distanza di 18 mesi, la paziente ha registrato un calo ponderale pari al 32% del suo peso iniziale. Un risultato significativo, frutto di un’innovazione che agisce non solo sulla riduzione dello stomaco, ma anche sulla regolazione ormonale della fame.

Come funziona l’intervento: due tecniche, un solo obiettivo

L’approccio combinato unisce due tecniche: la gastroplastica verticale endoscopica e l’ablazione termica del fondo gastrico.

La prima tecnica non è nuova: già praticata da anni in alcune strutture europee, consiste in una “cucitura” interna dello stomaco, eseguita con una suturatrice montata su un normale gastroscopio. Questo permette di ridurre il volume gastrico e rallentare lo svuotamento, inducendo un prolungato senso di sazietà. In parole semplici: ci si sente pieni più a lungo, mangiando meno.

La seconda componente dell’intervento è la vera novità. Si tratta dell’ablazione termica della mucosa del fondo gastrico, la parte dello stomaco ricca di cellule che producono ghrelina, il cosiddetto “ormone della fame”. Utilizzando una sonda avanzata chiamata Moviva, i medici riescono a “bruciare” selettivamente la mucosa in quest’area, riducendo così la produzione dell’ormone che stimola l’appetito.

L’effetto combinato è duplice: riduzione meccanica del volume gastrico e soppressione della fame a livello ormonale. Un colpo su due fronti che, stando ai dati preliminari, potrebbe cambiare la strategia terapeutica per molti pazienti obesi.

Risultati promettenti, senza bisturi

I dati raccolti finora mostrano una chiara efficacia dell’intervento combinato. La sola gastroplastica verticale endoscopica consente di perdere tra il 14% e il 20% del peso corporeo iniziale. Ma con l’aggiunta dell’ablazione termica, il calo sale fino al 28% a 12 mesi e arriva al 32% dopo un anno e mezzo.

Un risultato sorprendente, ottenuto senza tagli né degenze prolungate. L’intervento, infatti, ha una durata complessiva di circa 30 minuti ed è eseguito per via endoscopica, con una degenza breve e tempi di recupero molto rapidi. Non si tratta dunque di un’alternativa alla chirurgia bariatrica, ma di una soluzione per chi non può o non vuole sottoporsi a un’operazione più invasiva.

Perché agire sulla ghrelina è fondamentale

L’effetto dimagrante di questa tecnica non dipende solo dalla riduzione fisica dello stomaco. A fare la differenza è il ruolo della ghrelina, un ormone prodotto principalmente dal fondo gastrico che stimola il senso di fame.

Studi clinici hanno dimostrato che i livelli di ghrelina aumentano nei periodi di digiuno e calano dopo i pasti, ma nei pazienti obesi questo equilibrio è spesso alterato. Intervenire sulla mucosa che la produce significa spegnere, o quantomeno attenuare, uno dei principali segnali che portano a mangiare in eccesso.

Il principio è simile a quello su cui si basano alcuni farmaci per il controllo dell’appetito, ma con un effetto più mirato e duraturo. La mucosa trattata con ablazione, infatti, si rigenera sana ma con una funzionalità ridotta, limitando nel tempo la produzione di ghrelina.

Chi può sottoporsi all’intervento?

La procedura è pensata per pazienti obesi con un BMI superiore a 30 che non abbiano risposto efficacemente a dieta e attività fisica o che presentino fattori di rischio per la chirurgia tradizionale. Non è consigliata nei casi di obesità grave con complicanze cliniche complesse, dove l’approccio bariatrico chirurgico rimane il più indicato.

È importante sottolineare che si tratta comunque di un percorso multidisciplinare: prima dell’intervento, il paziente viene seguito da un team composto da gastroenterologi, nutrizionisti, psicologi e anestesisti. Il supporto nutrizionale post-operatorio è fondamentale per consolidare i risultati nel tempo e correggere eventuali errori alimentari.

Le differenze rispetto alla chirurgia bariatrica

La chirurgia bariatrica (come il bypass gastrico o la sleeve gastrectomy) rimane lo standard d’oro per i casi più gravi di obesità patologica. Tuttavia, questi interventi sono irreversibili e comportano rischi chirurgici, tempi di recupero più lunghi e spesso necessitano di integrazioni vitaminiche a vita.

L’approccio endoscopico, invece, è meno invasivo, potenzialmente reversibile e con un profilo di sicurezza molto elevato. L’obiettivo non è sostituire la chirurgia, ma offrire un’alternativa concreta a una fascia di pazienti che oggi ha poche opzioni efficaci tra farmaci e diete.

Lo studio del Gemelli: numeri, tempistiche e pubblicazione

La procedura è ancora in fase di studio clinico al Policlinico Gemelli, dove oltre 20 pazienti sono stati già trattati con risultati molto promettenti. La pubblicazione ufficiale dei dati è prevista entro la fine dell’anno, ma i medici coinvolti hanno già annunciato che i numeri parlano chiaro.

Il prossimo passo sarà validare i risultati su scala più ampia e ottenere le approvazioni necessarie per estendere la pratica a livello nazionale. Nel frattempo, il Gemelli resta l’unico centro in Europa ad aver utilizzato la nuova sonda Moviva per l’ablazione termica nella combinazione con la gastroplastica.

Se i dati verranno confermati, potremmo trovarci davanti a un nuovo paradigma nel trattamento dell’obesità. Una procedura rapida, sicura e senza bisturi che agisce sia sul volume dello stomaco che sull’assetto ormonale dell’appetito rappresenta un approccio integrato che finora era mancato.

In un mondo dove l’obesità interessa circa un adulto su tre e comporta costi sociali ed economici altissimi, soluzioni efficaci, accessibili e a basso impatto sono sempre più necessarie. Il lavoro dei ricercatori italiani in questo campo dimostra che anche l’innovazione può nascere da strumenti noti, se utilizzati in modo creativo e integrato.

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Blitz

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