Lite tra Dassault e Airbus: si complica il progetto europeo del supercaccia Fcas
- Postato il 10 luglio 2025
- Di Panorama
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Tensioni nel più complesso tra i programmi aeronautici militari europei. Già durante il salone aerospaziale di LeBourget, svoltosi alla fine di giugno, erano emersi segnali secondo i quali Francia e Germania permanevano su posizioni differenti quanto alla condivisione del lavoro sul nuovo caccia di sesta generazione Fcas. Dassault aveva già espresso dubbi sulla struttura organizzativa del programma nell’aprile aprile scorso, criticando Airbus per il ritardo nella firma del contratto per la Fase 1B. E per le preoccupazioni di altri ritardi per dare il via alla Fase 2 nel 2026, e per quella relativa alla parte hardware e al collaudo in volo dello Ngws, ovvero il sistema d’arma di prossima generazione.
Qualche giorno fa la testata tedesca specializzata nella Difesa Hartpunkt, ripresa lunedì scorso da Reuters, riportava la notizia che l’azienda aerospaziale francese Dassault Aviation avrebbe voluto aumentare la propria visibilità nel programma Future Combat Air System (Fcas) e che tale velleità creerebbe turbolenze nell’accordo franco-tedesco-spagnolo che sostiene l’intero progetto. Tuttavia, la prospettiva di aumentare la responsabilità di Dassault per alcune parti del programma all’80% rispetto ad Airbus Defence and Space, la controparte industriale che rappresenta anche Germania e Spagna, rischia di creare crisi in un programma sostenuto principalmente dalla volontà politica del ministro della difesa transalpino Sébastien Lecornu e dal suo collega tedesco Boris Pistorius.
Il programma Fcas mira a costruire gli aerei da combattimento di sesta generazione che sostituiranno i Dassault Rafale francesi e gli Eurofighter tedeschi entro il 2040, anche se è probabile che tale scadenza slitterà di almeno un quinquennio. Al momento per entrambi i caccia sono in corso aggiornamenti, ma per donare loro le caratteristiche proprie di velivoli della generazione successiva sarebbe necessario rivederne profondamente l’architettura elettronica. Come il concorrente Gcap (Italia, Regno Unito e Giappone), anche il sistema d’arma Fcas sarà infatti composto da un jet da combattimento accompagnato da droni per l’attacco, la sorveglianza e la guerra elettronica. Il sistema dovrebbe essere alimentato da quello che i funzionari hanno definito un “combat cloud”, un vero cervello responsabile della fusione dei dati provenienti dai sensori e dal sistema di comando e controllo.
Attualmente l’accordo di cooperazione è suddiviso al 50%, ma gli attriti tra Airbus e Dassault sono cominciati da subito, facendo perdere tempo al programma e portando alcune nazioni a non prendervi parte. Non soltanto, neppure troppo velatamente c’è una parte di Airbus che mira a fondere il progetto franco-tedesco con quello anglo-italo-nipponico. Il capo di Dassault, Eric Trappier, ha ripetutamente dichiarato di non essere disposto a cedere alcuna autorità ad Airbus, sostenendo che l’esperienza dell’azienda francese nel campo degli aerei da guerra, finanziata anche da esportazioni verso i paesi scelti da Parigi, debba rimanere indiscussa per una questione di sicurezza nazionale. Airbus, che per definizione è una multinazionale radicata nella cooperazione europea, desidera preservare le proprie conoscenze nel settore degli aerei militari e sostiene posti di lavoro in tutto il continente nell’ambito di una considerevole presenza di industrie associate al programma Eurofighter, nel quale Dassault rinunciò a entrare. Trappier ha anche dichiarato ai legislatori francesi a fine giugno che l’imminente Fase 2 del programma Fcas, volta a costruire un aereo dimostrativo, richiede una rivalutazione dei ruoli stabiliti nella fase precedente, incentrata sulla progettazione. Per realizzare “l’intera torta”, ha detto Trappier, riferendosi all’aereo di sesta generazione, “sarebbe stato necessario un unico leader dotato dell’autorità per scegliere i subappaltatori. Questo non significa che tutto il lavoro debba essere svolto in Francia, ma che dobbiamo essere in grado di scegliere le migliori realtà per realizzare l’aereo migliore”, ha concluso Trappier.