Matteo Materazzi: "Non posso avere speranze per me ma spero di aiutare altri malati di Sla"
- Postato il 6 agosto 2025
- Di Virgilio.it
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Dodici mesi fa la terribile diagnosi, da allora ogni giorno porta una tortura in più per Matteo Materazzi, procuratore sportivo e fratello dell’ex difensore dell’Inter e della Nazionale Marco, affetto da Sla. Prima lo scarso equilibrio, poi piano piano gli handicap che si accumulano, oggi non muove più gli arti, non è autosufficiente in niente, deve anche farsi imboccare. Gli resta la speranza di una costosa terapia in Usa e si racconta a La Repubblica senza nascondere le sue paure.
Il primo allarme
I primi sintomi risalgono a marzo dello scorso anno quando in una partita tra amici si accorse di non correre bene, pensò ad un’ernia ma erano i primi segnali della malattia. Il 4 settembre esami specifici dopo una caduta allo stadio non lasciarono dubbi («Ti crolla tutto addosso. Poi dici: io voglio ridere, scherzare. Vivere»). Oggi Matteo Materazzi fa fatica a dormire e pensa ai meno fortunati nella sua stessa condizione: «Mi sposto su una sedia speciale, con un cuscino che mi fa stare eretto. Costa tanto, dalla Asl abbiamo ricevuto una piccola parte dei soldi.
I malati di Sla spendono cifre enormi, i tempi della burocrazia sono lentissimi, quelli della malattia rapidi. Abbiamo pagato 100mila euro solo per rendere la mia giornata vivibile. Noi possiamo, per gli altri è un inferno. La nostra sanità è ottima, ma continuiamo a tagliare risorse. Spendiamo per le armi, puntiamo sulla morte invece che sulla vita».
La raccolta fondi nasce anche dall’idea di dare una speranza a tutti i malati: «La speranza è trovare una cura per la mutazione che ha colpito me come tante altre persone, 300 solo in Sardegna. Magari non mi salverò io, ma altri sì».
La solidarietà del mondo del calcio
Materazzi sa bene che le prospettive di vita sono poche: «Con la malattia che ho mi è vietato avere speranze. Provo a vivere al massimo, finché posso. E di notte sogno di correre». Il mondo del calcio non è rimasto indifferente al suo dramma, lui ringrazia Antonio Conte e la moglie Elisabetta, Simone Inzaghi e sua moglie Gaia, ma anche chi ha donato cinque euro. E Pancaro (“Avevamo avuto dei problemi, ha saputo andare oltre, lui come tanti altri”) e Ibrahimovic, grande rivale di suo fratello in campo, che gli ha dato forza mandandogli un emoticon.
Il rapporto col fratello Marco
A proposito di Marco, si era parlato di screzi tra fratelli, ora le cose sono cambiate: «Ci videochiamiamo ogni giorno, mi ripete: “Io sono qua”. Quando è scomparsa nostra madre ci siamo aiutati a vicenda, siamo cresciuti insieme, poi c’è stata qualche discussione su cose banali. Cazzate, dico oggi. Provo a recuperare con lui il tempo perso. Vuole organizzare una partita di beneficenza all’Olimpico tra gli azzurri del 2006 e l’All Star di stranieri del passato».