Mega (Cgil): «La vertenza Stellantis Basilicata al Governo»
- Postato il 16 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Mega (Cgil): «La vertenza Stellantis Basilicata al Governo»
MATERA – «Si porti subito la vertenza Basilicata davanti al governo nazionale perché siamo di fronte a una situazione che richiede provvedimenti importanti per superare le forme di autoreferenzialità che ci sono in questa regione e per affrontare una crisi industriale a tutto campo che non può essere limitata a un’interlocuzione locale. Una crisi sistemica va affrontata per forza in questa maniera, non ce ne sono altre»: è la richiesta che il segretario regionale della Cgil di Basilicata Fernando Mega decide di fare con forza in un’intervista con “L’Altravoce – Il Quotidiano” che fa il bilancio della situazione lucana con particolare riferimento alle diverse crisi industriali che da Stellantis al mobile imbottito, dall’edilizia alle aziende della Valbasento si sta abbattendo sulla regione.
«Esiste una vertenza Basilicata – chiarisce Mega – c’è un tessuto industriale che ormai si è sfaldato, con Stellantis in uno stato comatoso dove nemmeno i sindacati, noi compresi, siamo in grado di riportare la protesta che merita una situazione del genere. Le relazioni corte inquinano i rapporti sociali in questa regione e di fronte a una situazione straordinaria e complessa come quella della Basilicata a rischio sopravvivenza ci vogliono dei provvedimenti straordinari. Non è più una polemica politica, partitica, regionale. La vertenza Basilicata deve approdare al governo nazionale, perché è una vertenza che coinvolge una crisi industriale come Stellantis, una multinazionale, rispetto alla quale non è l’interlocuzione locale e regionalistica che ha potere. C’è la SmartP@per come l’ultima crisi, Enel, le grandi multinazionali, Eni, Total, si sta sfaldando tutto. E se non si approda al Governo nazionale queste questioni non si affrontano. Qui c’è una classe dirigente, la quale la fa da padrone con l’autoreferenzialità che non paga più. C’è bisogno di investimenti produttivi, industriali. Serve capire cosa fare per attirare investimenti. Il Pnrr non ha portato niente, non c’è un metro di alta velocità, non c’è niente di niente, non lo so se faranno la Ferrandina-Matera, ma comunque dopo un’attesa di 50-60 anni non cambia la realtà».
Mega, partiamo da Stellantis, la Cgil Basilicata è sempre stata voce tra le più critiche ma pare che la situazione, anche per una congiuntura internazionale che si sta in qualche modo accentuando, è sempre più complicata?
«Che siano problemi di carattere internazionale nel settore dell’automobile, nessuno lo può disconoscere. Perché a iniziare dall’Unione Europea si deve fare chiarezza rispetto a quella che è la prospettiva legislativa per mantenere anche l’industria automobilistica in Europa. Su questo non c’è ombra di dubbio. Poi che la Cgil da 12 anni è stata messa alla porta, perché lì c’è il contratto aziendale e anche il sindacato non ha la forza complessivamente, a iniziare da noi, di fare un’azione di protesta forte rispetto a un territorio che si smantella, anche quello è un dato di fatto. Non è che io mi autoassolgo. Non si può sfaldare l’area industriale più grande del Sud Italia tamponando solo con la cassa integrazione di tre mesi in tre mesi».
Come si affronta questa questione?
«Si affronta portando la vertenza a Palazzo Chigi. Io contesto complessivamente la classe politica lucana, complessivamente non hanno la consapevolezza e l’umiltà della gravità della situazione e di riportare la vertenza a livello nazionale. Invece si tende di mitigare, è solo autoreferenzialità, anche il nulla diventa un risultato storico e non va bene, ci vuole consapevolezza che è una regione dove i giovani non hanno prospettiva, non c’è attrattiva e dove la qualità della vita peggiora. Il caso emblematico è il settore turistico, dove una città come Matera, agli onori della cronaca con Matera 2019, è in grande difficoltà, una stagione estiva senza un evento, buio, luci spente, una condizione miserevole, incredibile di abbandono, di trascuratezza».
Restiamo a Stellantis, si porta a Roma per fare che cosa?
«A Roma non è soltanto la questione Stellantis, la questione Stellantis è nell’ambito di una riorganizzazione della produzione dell’automotive in Italia. L’anno scorso, al netto di un cambiamento epocale di produzione, di una crisi produttiva che investe il mondo occidentale, l’anno scorso in Italia sono state vendute circa 1.800.000 auto, ne sono state prodotte 350.000 come nel 1959, quindi non è che non vengono vendute le auto, non vengono prodotte. E quindi il tema è un tema di carattere industriale, ma questa è anche la Confindustria nazionale che non va assolta dai suoi peccati, perché siamo al 23esimo mese consecutivo di calo del prodotto industriale, c’è uno sfaldamento del tessuto industriale spaventoso e la favola che si possa basare soltanto sul turismo un paese, ormai è una favola che si è sgonfiata. La Cgil intanto al Governo nazionale da due anni denuncia la completa assenza di politica industriale. A Roma noi andremmo a proporre, intanto, una presa d’atto del Governo nazionale che qui c’è una crisi sistemica di questa regione, che mette a rischio la regione stessa, a meno che poi la Basilicata non è stato deciso di smantellarla e di fare la politica delle macro regioni».
Secondo Mega quali sono le conseguenze di questa politica dei dazi sulle piccole imprese locali della Basilicata?
«Si può fare riferimento al mobile imbottito, però credo che la questione sia molto più ampia su una parte del Materano, della Meccatronica, ma anche il Potentino, l’industria del Vulture Melfese con la produzione dei vini, è chiaro che questa politica di instabilità pazzesca che è quotidiana tra annunci, attacchi, ritirate, ha destabilizzato e sta destabilizzando i mercati e questa situazione se a breve non trova una stabilità rischia di compromettere pesantemente un tessuto imprenditoriale provato».
Negli ultimi periodi è venuto fuori con maggiore concretezza in Valbasento questo problema infrastrutturale dell’approvvigionamento di acqua che in qualche modo limita il lavoro quotidiano dell’industria, oltre che nel breve periodo ma anche in un medio periodo rendendo quella zona industriale meno appetibile per eventuali investimenti.
«Ma veramente non è da un breve periodo che manca l’acqua, tutti gli anni periodicamente di questi tempi c’è una grande sofferenza, è che da un lungo periodo non è stato fatto niente dal punto di vista degli interventi se non annunci. E’ di qualche settimana fa la notizia che una cartiera ha intenzione di investire in Valbasento, ma l’acqua per la cartiera è la base principale prima della manodopera. Quindi questo dà proprio il senso dell’abbandono del territorio che va avanti da anni, e dell’autoreferenzialità che è fatta solo di annunci astratti ma senza concretezza. Questo è il quadro, perché il problema dell’acqua in Valbasento è un problema atavico».
E sempre parlando di acqua, segretario Mega, c’è una seria questione agricola in Basilicata?
«E’ un problema immane, la gestione delle dighe, la gestione delle acque, la privatizzazione dei rapporti interregionali con la Puglia. Il governo regionale ha un cono d’ombra impressionante, mette a rischio anche quel tanto di buono che si è costruito nel settore dell’agricoltura, soprattutto nella fascia metapontina, è una situazione drammatica. Il combinato disposto di cambiamenti meteorologici epocali e la mancanza di opere infrastrutturali. In Basilicata c’è un sito che veniva aggiornato quotidianamente sui livelli idrometrici ma che ora non è più visibile. Basta però guardare a Matera la diga di San Giuliano per rendersi conto della situazione. Non ci vuole neanche il livello idrometrico, ormai è a vista ed è un problema enorme, a maggior ragione se non ci sono opere infrastrutturali».
Questo attivismo della sanità lucana sta producendo dei benefici, dei frutti tangibili oppure anche qua siamo solamente agli spot?
«A onore del vero, dopo i cinque anni del nulla, del disattivismo totale con la situazione della sanità lucana sprofondata in una condizione pesante, dobbiamo dare atto del lavoro dell’assessore Latronico di riportare attenzione sulla sanità lucana. Poi cosa produrrà lo vedremo vista la condizione esistente. Sicuramente si è tornati a riproporre al centro dell’interesse la sanità pubblica. Speriamo basti. Sicuramente c’è un dato, un impegno, un’inversione di tendenza rispetto ai cinque anni appena trascorsi».
Parliamo di infrastrutture e di Pnrr: per Mega la Basilicata a meno di 18 mesi dalla scadenza a che punto è con la realizzazione di questi progetti? Si vede qualcosa di tangibile o siamo ancora all’anno zero?
«Il problema è la progettualità del Pnrr in Basilicata, non è all’altezza delle sfide che la Basilicata attendeva. Io sono stato alla presentazione in pompa magna del Presidente del Consiglio, che preparava i proponimenti di carattere regionale, li leggeva. Il problema è che ci sono temi atavici che non vengono toccati, a iniziare dalle infrastrutture. Cosa porterà il Pnrr in Basilicata? Sono tutte opere passate tipo la Ferrandina-Matera, sull’alta velocità non c’è niente. Le sfide per un cambiamento vero di questa regione non sono state colte. Rispetto alla sanità, sicuramente abbiamo un punto di aggiornamento sullo schema d’attuazione del Pnrr che è stato fatto e di cui do atto all’assessore Latronico. Rispetto a una progettualità che ha un’inversione di tendenza, sperando nella medicina di prossimità ad esempio. Ma tutto il resto del Pnrr in Basilicata non è all’altezza, è un fallimento epocale. Non c’è un’opera infrastrutturale. Basta pensare alla strada statale 7, alla Melfi-Potenza. Basta pensare agli interventi di manutenzione. Treni sempre fermi per fare gli interventi di manutenzione, per recuperare 10 minuti di tragitto. Non c’è niente».
A proposito di infrastrutture è di questi giorni la rottura del viadotto Tiera. E sarebbero circa 70 i viadotti in Basilicata in qualche modo a rischio o che richiederebbero degli interventi di manutenzione: Mega è preoccupato?
«La Basilicata è un territorio complesso dal punto di vista orografico. Un territorio franoso, un territorio a rischio sismico, soprattutto nella provincia di Potenza. Le sfide non sono all’altezza. Andava fatta una programmazione diversa. Per fare questo ci vuole una consapevolezza diversa. Se si continua a fare la politica dell’autoreferenzialità non andiamo da nessuna parte. Non c’è una programmazione che guardi in alto. C’è la manutenzione ordinaria che è intesa come una manutenzione del consenso. In una regione sempre più piccola, dove votano sempre meno persone diventa dal punto di vista elettoralistico tutto più semplice. Ma dal punto di vista della redditorialità tutto più complesso. E i giovani non accettano questa condizione e se ne scappano».
Parliamo di turismo. Dagli ultimi dati di Apt su Matera che poi riflettono il resto della regione emergono tre dati. L’incremento enorme dei turisti stranieri che è costante dappertutto. Il calo conseguenziale dei turisti italiani. E il fatto che le presenze e quindi la media di pernottamenti che ci sono sul territorio, soprattutto in una città come Matera, tende ad andare indietro. Ma il dato complessivo segna un + vicino al 10 per cento. Qual è la considerazione che le vien da fare?
«Io non so se il dato positivo è il 10%. Ci sono dei numeri contraddittori. Invito pubblicamente l’Apt a essere più chiara. Non mi risulta un dato positivo. E qual è il coefficiente di riempimento della capacità ricettiva tenendo conto dei 12 mesi, visto che non è stato fatto niente per la destagionalizzazione del turismo. Il dato del turismo è un dato nazionale. Gli italiani riducono il turismo perché esiste un problema che si chiama potere d’acquisto. La Cgil non ha rinnovato il contatto con il turismo. Lo stesso presidente Boccia di Confindustria ha detto che se non si mettono più soldi nelle buste paga, il turismo morirà. Guardiamo il contratto, per esempio, della sanità. A fronte di una inflazione del 17% dati Istat si è approvato un contatto con il 6% in più che significa che nel prossimo trimestre c’è una perdita in potere d’acquisto dell’11%. Questa condizione, che dura da lustri, ha portato a un indebolimento complessivo della classe media, che era il grosso della massa turistica, per cui le vacanze si contrattano, vanno a risparmio e poi c’è un problema di offerta turistica territoriale, rispetto alla quale io non noto nulla, soprattutto per la città di Matera, che è stato fatto nulla di nuovo. Non c’è un evento, non è programmato niente, è una cosa imbarazzante. La crisi sociale, lo dico con una punta di rammarico, perché vivendo in questa città da 30 anni, la amo, l’adoro, sono stato sempre un sostenitore della squadra di calcio, anche nelle piccole mie possibilità. La crisi del calcio è lo specchio di una situazione».
C’è stato questo cambio con il nuovo sindaco a Matera, ci sono stati due mesi di transizione. Dall’autunno si comincia a fare sul serio per questa amministrazione. Cosa dovrà fare?
«Dal mio punto di vista è da un anno che non c’è un’amministrazione comunale operativa e quindi queste cose si ripercuotono sui risultati della città. Un’amministrazione singolare che non ha la maggioranza e dove, a dispetto delle difficoltà della città, ancora si traccheggia sulla presidenza del consiglio comunale, che sembra l’ostacolo maggiore rispetto a eventuali altri assessori. È una situazione che ha avuto una falsa partenza e non vedo segnali di miglioramento».
Una valutazione sull’andamento amministrativo della città di Potenza invece partendo da un dato che evidentemente non è passato inosservato che è quello del contributo regionale ormai consueto al Comune di Potenza per evitare il default del bilancio.
«Sono lustri che la città di Potenza ha un problema di stabilità di bilancio e il sindaco Guarente ha lasciato una situazione disastrosa, da anni ormai va avanti questa situazione. Questo è il settimo o l’ottavo anno che l’amministrazione regionale interviene a favore della città di Potenza, quindi non è una novità e quindi ancora di più nell’altro capoluogo di provincia che non ha questi problemi, non si può assistere a un’indecenza fuori dal decoro con l’abbandono di una città. Sull’amministrazione comunale di Telesca posso parlare di ordinaria amministrazione tra le difficoltà di chi ha problemi di bilancio strutturali ereditati dal passato».
Stiamo assistendo in questo periodo a incendi sul territorio, che ne pensa?
«Mi sono concesso mezza giornata a Metaponto e ho visto uno scenario apocalittico, l’incuria, l’abbandono. Ci andavo tanti anni fa e sono rimasto rattristato. C’è l’incuria, c’è l’abbandono ma lì c’è probabilmente anche la mano criminale e bisogna essere attenti perché la costa jonica in questi mesi estivi rappresenta e concentra il grosso dei numeri della Basilicata».
Sulle aree interne, l’impressione è che siano sempre più abbandonate?
«C’è un provvedimento di legge che noi abbiamo contestato duramente al governo centrale rispetto alle aree interne. Lì o c’è una presa di coscienza di una visione diversa ma se non si offrono servizi soprattutto ai giovani è normale che anche i numeri dell’immigrazione aumentino. Ormai la Basilicata non attrae, non occupa, bisogna ridiscutere tutto. Voglio chiedere con umiltà, forza e insistenza la presa di coscienza di una difficoltà di una regione che deve mettere da parte l’autoreferenzialità di una classe politica e prendere atto per provare a fare squadra rispetto alla situazione che è complicatissima».
Il Quotidiano del Sud.
Mega (Cgil): «La vertenza Stellantis Basilicata al Governo»