Monreale, i 20 colpi di rivoltella e le testimonianze. I pm: “Potevano esserci molti più morti”
- Postato il 28 aprile 2025
- Cronaca Nera
- Di Il Fatto Quotidiano
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Una rissa nata per motivi banali, legati a una battuta sulla guida di uno scooter. Quindi i pugni e gli spintoni presto degenerati in una sparatoria in mezzo alla gente, con i colpi di arma da fuoco indirizzati a casaccio davanti ai tavolini di un bar. Tanto che i pubblici ministeri scrivono chiaramente nel decreto di fermo di Salvatore Calvaruso, il 19enne accusato di aver ucciso i tre giovani a Monreale sabato notte: “È solo un caso che le persone attinte dai proiettili siano state solo cinque, di cui tre mortalmente, e non si siano invece prodotte invece più vittime”.
Poteva essere una strage ancora più numerosa, insomma. Anche perché nel momento in cui sono partiti gli oltre 20 colpi di pistola in strada c’erano decine e decine di persone, secondo quanto riferito dai testimoni. “Intorno all’una e trenta del 27 aprile – scrive il pm nel provvedimento di fermo – si è scatenata una furiosa aggressione, verosimilmente scatenata da futili motivi, da parte di un gruppo (di 5 elementi) di ragazzi palermitani nei confronti di alcuni ragazzi del posto. A un certo punto, nel corso della confusione scatenatasi, almeno due elementi facenti parte del gruppo palermitano, utilizzando le rivoltelle in loro possesso, ha aperto il fuoco scaricando oltre 20 colpi di pistola sulla folla di 100 persone che affollava l’area in quel momento”.
Il sospettato ha aperto il fuoco “ad altezza d’uomo”, si legge nel decreto di fermo: “Alcuni proiettili hanno colpito delle fiorire alte circa un metro, un altro ha infranto il parabrezza anteriore di un’auto parcheggiata sulla strada in un tratto di strada molto affollato”. Il 19enne è stato incastrato dai video delle telecamere di sorveglianza della zona della sparatoria e dalle dichiarazioni di una serie di testimoni.
Sul luogo della rissa che ha preceduto gli omicidi sono poi stati trovati gli occhiali che Calvaruso, che in sede di dichiarazioni spontanee aveva confessato ma poi ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere quando è stato interrogato dal pubblico ministero. Inoltre un amico del ragazzo, sentito dai magistrati, ha sostenuto di aver prestato il motorino all’indagato la notte della sparatoria e che poche ore dopo questi si sarebbe presentato a lui chiedendogli di denunciare il furto del mezzo perché aveva “combinato un macello sparando ed uccidendo due persone”. In un primo momento, vale la pena ricordare, i morti erano due.
Il testimone ha decritto l’abbigliamento dell’amico che corrispondeva a quello che l’indagato aveva detto di indossare. Calvaruso infine è stato riconosciuto da testimoni in foto. Il 19enne, residente dello Zen, si è disfatto del suo cellulare: lo avrebbe fatto sparire “in quanto contenente verosimilmente elementi che avrebbero potuto compromettere la sua posizione, in caso fosse finito in possesso dell’autorità giudiziaria”.
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