Motherboard: il documentario verità sulla maternità

  • Postato il 31 luglio 2025
  • Cinema & Tv
  • Di Artribune
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Dopo che i media hanno tentato di edulcorare in tutti i modi gravidanza e maternità, con diavolerie come babyshower, gender reveal, mesiversari e altre occasioni consumistiche di ogni tipo che celebrano caduta del cordone, caduta del primo dentino, primi passi, ecc. arriva finalmente sul grande schermo un film che dice la verità su maternità e genitorialità.

A firmarlo è la freelance single Victoria Mapplebeck, che ha cominciato a documentare la sua vita dalla prima ecografia del figlio, fino ai vent’anni del ragazzo, cresciuto a suon di assenza paterna, crisi esistenziali, conflitti adolescenziali, cancro della madre e anche tanti momenti di affetto e commozione.

Motherboard: il documentario di una madre single

A 38 anni Victoria scopre di essere incinta – con un’ecografia in cui il feto già alza il pollice. Single e senza un soldo, è costretta a lasciare la sua attività di regista freelance per dedicarsi alla gravidanza e alla crescita del figlio Jim, oltre che a cercare un impiego più stabile.

La sua passione per la telecamera induce tuttavia la donna ad immortalare tanti momenti della sua nuova vita di madre per i successivi decenni. Co-protagonista è il ragazzino che le cresce accanto, regalandole occhiaie, stanchezza cronica, preoccupazioni, ma anche tanti istanti di ilarità e affetto, fino al suo primo giorno di college.

La malattia nella famiglia monogenitoriale

Il colpo di scena – se mai ce ne fosse bisogno nel crescere un ragazzo da sola – è per la vulcanica Victoria la diagnosi di un cancro. La scoperta della malattia potenzialmente mortale, con Jim quattordicenne e in piena crisi adolescenziale, induce la regista ad affrontare il periodo più complicato della sua esistenza: “Con il cancro, non hai alcun controllo e devi adattarti. Non si tratta di avere un atteggiamento positivo riguardo al risultato, è nelle mani degli dèi. Volevo un senso di iniziativa e ho deciso di documentare l’intero anno di terapia ed esplorarne l’effetto sulla vita familiare”, ha affermato Mappleback al The Guardian.

La donna trova così nel documentario la forza e la via di evasione per superare questo periodo buio, che ha voluto inserire in Motherboard, il cui montaggio le ha richiesto 18 mesi di lungo lavoro, affiancata dal giovane figlio.

Gli altri progetti autobiografici di Victoria Mappleback

Non è la prima volta che Mappleback immortala in un progetto filmico momenti di vita vissuta. Dopo essersi dedicata all’insegnamento con la nascita di Jim, ha infatti mantenuto la sua passione per la regia realizzando nel 2015 il cortometraggio 160 Characters: recuperando gli sms scambiati con l’uomo insieme al quale ha concepito Jim, ha documentato la sua fugace storia d’amore. Successivamente, girò Missed Call – vincitore di un Bafta nel 2019 – dedicato al desiderio del figlio tredicenne di conoscere il padre.

Le riprese di Motherboard sono state realizzate con ogni mezzo: dalla telecamera al telefonino, dalle videocall alle registrazioni telefoniche, in cui non c’è trucco e non c’è inganno, se non una grande passione per la regia e una gran voglia di imprimere per sempre i ricordi di una folle vita insieme.

Roberta Pisa

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Autore
Artribune

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