Netanyahu fa rimuovere i post di cordoglio per la morte del Papa, indignati gli ambasciatori israeliani
- Postato il 23 aprile 2025
- Politica
- Di Blitz
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Un’ondata di indignazione tra gli ambasciatori israeliani in tutto il mondo è stata suscitata il lunedì di Pasqua dalla decisione del ministero degli Esteri di Gerusalemme di ordinare che venissero cancellati tutti i post di cordoglio per la morte del Papa.
Poche ore dopo la pubblicazione su X e senza alcuna spiegazione. E tra Israele e Vaticano i rapporti appaiono sempre più freddi, dopo che il premier Benjamin Netanyahu è stato uno dei pochissimi leader mondiali a non omaggiare la figura del Pontefice nel giorno della sua morte.

Il post dell’ambasciatore israeliano a Roma resta tuttavia ancora online. “Porgo le mie più sentite condoglianze al Vaticano, al mondo cristiano e al popolo italiano per la scomparsa di Papa Francesco, la cui memoria sarà sempre venerata. È stato un leader compassionevole, che ha incessantemente promosso il dialogo, la pace e la giustizia. Possa la sua preghiera per la pace nella nostra regione e per il ritorno degli ostaggi – prosegue il messaggio – trovare presto risposta. Che la sua memoria sia una luce guida per tutti coloro che credono in un futuro migliore”, ha scritto Jonathan Peled.
“Grave danno d’immagine per Israele”
I diplomatici israeliani, citati dai media senza riferire i loro nomi, hanno condiviso rabbia e costernazione nei gruppi WhatsApp interni del ministero degli Esteri israeliani, denunciando “il grave danno all’immagine di Israele, proprio agli occhi di centinaia di milioni di fedeli cattolici in tutto il mondo”.
“Stiamo cancellando un post semplice, innocuo, che esprime un cordoglio basilare, è chiaro a tutti che è solo a causa delle critiche del papa per la guerra a Gaza”, ha affermato esplicitamente uno di loro.
Proprio nell’ultimo anno e mezzo l’idillio tra il pontefice e Israele è andato in frantumi. In una telefonata del novembre 2023, un mese dopo il massacro di Hamas, Bergoglio parlando al telefono con il presidente israeliano Isaac Herzog gli disse che è “vietato rispondere al terrore con il terrore”.
Israele e Bergoglio, un idillio interrotto
Centinaia di leader e studiosi ebrei scrissero una lettera aperta a Francesco, chiedendo alla Chiesa di condannare inequivocabilmente gli attacchi di Hamas e di distinguere il terrorismo dalla guerra contro i terroristi.
Il pontefice aspettò tre mesi prima di rispondere, fu sottolineato in Israele, con una missiva in cui condannava l’antisemitismo, riaffermava il legame tra la Chiesa e gli ebrei e sottolineava che il suo “cuore era straziato alla vista di ciò che stava accadendo in Terra Santa”. Ma non menzionava Hamas.
Le comunità ebraiche hanno più volte indicato negli ultimi 18 mesi che Francesco parlava continuamente del dolore del popolo di Gaza ma non citava il dolore degli israeliani per gli orrori perpetrati da Hamas il 7 ottobre.
Il nodo Hamas e l’accusa di genocidio
La distanza si è ampliata nel giorno in cui il Papa ha chiesto un’indagine per genocidio nella Striscia. Così Netanyahu lunedì è stato l’unico leader del Medio Oriente a non scrivere un messaggio di condoglianze per la morte del Santo Padre.
“All’inizio era un Papa giustamente considerato molto filo-ebraico, e credo che lui stesso lo pensasse. Tuttavia, ha concluso il suo pontificato con una nota piuttosto amara nei confronti del nostro popolo, il che è un peccato”, ha commentato il rabbino David Rosen.
Evidenziando che Bergoglio “aveva una conoscenza viva della comunità ebraica: si potrebbe dire che avesse la conoscenza più approfondita che un Papa abbia mai avuto dai tempi di Pietro”, ha ricordato con dispiacere.
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