Non solo Milano, Catella puntava anche a Roma: nella rete del “re del mattone” Melandri e Gualtieri
- Postato il 19 agosto 2025
- Di Panorama
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Roma non è Milano. Lo si capisce leggendo le chat finite nell’inchiesta urbanistica che ha portato agli arresti domiciliari Manfredi Catella, patron di Coima (domani ci sarà udienza riesame), e all’iscrizione nel registro degli indagati dell’architetto Stefano Boeri. Se a Milano il tandem aveva costruito la vetrina di Porta Nuova o il futuro Pirellino, a Roma ha cercato di replicare il modello, puntando su un intreccio di contatti con politica, cultura e persino qualche militare della Marina.
Dentro quelle carte prende forma un corteggiamento lungo anni: inviti, cene, incontri programmati al Maxxi e all’hotel Eden, telefonate con ministri e assessori. È il tentativo con cui Boeri e Catella, affiancati dal direttore generale Luca Mangia, provano a «entrare nel giro romano» per agganciare la partita della ex caserma Guido Reni, il progetto di rigenerazione urbana a un passo dal museo di via Guido Reni. Una sfida che fotografa bene le difficoltà dei milanesi di muoversi in un contesto dominato da interessi consolidati come quelli del gruppo Caltagirone o di Sorgente Group, in una trama di relazioni che intreccia finanza e quotidiani, politica e cultura, capace di ridisegnare gli equilibri non solo della Capitale ma anche del fronte milanese.
Il segnale arriva presto. Il 24 gennaio 2019 Boeri scrive a Catella su Whatsapp. «Ciao Manfredi: 1: Roma 26 è importante? Se sì ci sono ovviamente. 2: Soru (Renato, ndr) disponibile a presentarti con me progetto Costa Sudvest Sardegna […]». Roma 26, il programma di rigenerazione urbana collegato anche al Giubileo 2025, è il primo tassello: l’idea non è solo quella di entrare in un progetto, ma di inserirsi nei grandi contenitori che avrebbero orientato le priorità urbane della Capitale.
Il salto di qualità arriva a inizio 2020. 16 gennaio: Catella scrive a Boeri. «Parlato con gruppo rigenerazione Roma di Minima Moralia, in particolare con l’amica Melandri. Proposto di portare al tavolo Ccl e di lavorare su progetto pilota romana (Guido Reni)». È l’atto di nascita del dossier Guido Reni in mano al tandem, con Giovanna Melandri – allora presidente della Fondazione Maxxi – come cerniera naturale tra architettura, cultura e politica. Boeri risponde secco: «Benissimo».
La stessa Melandri, amica di Boeri e di altri architetti milanesi come Cino Zucchi, gioca un ruolo che va oltre la mediazione culturale: con la sua Human Foundation è da anni promotrice dell’impact investing e dal luglio 2020 siede nel comitato del Coima Esg city impact fund, il primo fondo italiano per la rigenerazione urbana guidato da criteri ambientali, sociali e di governance.
Nel frattempo, il perimetro politico si allarga. 15 maggio 2020: Boeri propone a Catella l’affondo istituzionale. «Proviamo a scrivere a Conte (Giuseppe, ndr) e Gualtieri (e Franceschini)?». La risposta è un imperativo di Catella: «Dobbiamo svegliare il governo!». L’obiettivo è portare al Forum Coima di quell’anno figure chiave come Roberto Gualtieri (oggi sindaco, allora ministro dell’Economia) e Dario Franceschini, ministro della Cultura. A settembre partono le «lettere di invito» e Boeri incalza: «Hai avuto conferme da Franceschini e Gualtieri?». Poco dopo annuncia: «Domani vedo Franceschini e gli parlo di Coima Roma».
Il corteggiamento si sviluppa anche nei luoghi simbolici del potere romano. Ottobre 2020: Boeri scrive a Catella. «Ammiraglio Serra (logistica Marina italiana) potrebbe vederci a Roma il 21 alle 18. Potrebbe andare?» Catella organizza: «Aperitivo alle 19.30 all’Eden e se ha piacere rimane a cena… altrimenti ci raggiunge alle 18 al Maxxi». L’ammiraglio Serra ritorna più volte nelle chat: «Ok per ammiraglio Serra incontro su immobili Marina – e focus Lido – il 22 a Roma. Più avanti si combina orario», ribadisce Boeri. Un paio d’anni più tardi, il nome di Gualtieri torna nelle chat in un passaggio chiave. Il 15 marzo 2022 Boeri scrive a Catella: «Ciao Manfredi, letto Sole 24 Ore. Bene! Come ti dicevo per Roma Expo io sto firmando consulenza 360 gradi urbanistica con Gualtieri, il che non mi permette di essere nel gruppo per questa volta. Fammi sapere come preferisci che spiego mia assenza da Ccl su Expo. Ciao».
Autunno 2022: Catella scrive a Boeri. «Ciao Stefano per cena da Giovanna al Maxxi se vieni siamo al tavolo insieme. Pensavo al 14 novembre». Accanto a questo, Mangia macina incontri e viaggi. Fino al messaggio che chiarisce la strategia di lungo periodo. 9 luglio 2024, ore 19.54: Catella scrive su Whatsapp al suo braccio destro. «Probabilmente apriremo ufficio a Roma». Mangia risponde pochi secondi dopo: «Ottima notizia, aspettiamo l’ufficialità».
A settembre dello stesso anno è sempre Catella a rilanciare: «Sto lavorando per Roma. Oggi te la darei 50/50… se andiamo avanti dovremo essere molto efficienti». Ma il 12 novembre 2024 arriva la doccia fredda: il cda di Cdp Real Asset Sgr decide di non procedere con la precedente procedura sulla ex caserma Guido Reni e di aprire una nuova gara. Una scelta motivata con «evoluzioni di contesto», che azzera la strategia dei privati e costringe tutti a ripartire da zero. A febbraio 2025 saranno 12 le manifestazioni di interesse.
Nelle carte compare anche Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione paesaggio di Milano. Il 3 luglio 2025 scrive a Catella: «Quando hai tempo… vorrei mostrarti la strategia su Roma. Simile a quella che ti ho mostrato su Milano». Un messaggio che riassume l’ambizione – e i limiti – di chi prova a trapiantare nella Capitale il metodo milanese.